Martedì è stata una giornata significativamente importante in casa Inter, iniziata presto (poco dopo le 9) con l'ingresso in sede degli uomini Oaktree, che hanno dialogato approfonditamente con Inzaghi e la dirigenza nerazzurra. Cano, Ralph, Meduri e Ligori sono stati ricevuti da Marotta in mattinata e poi si sono confrontati con tutti gli uomini che lavorano a stretto contatto con l'a.d. a partire da Ausilio e Baccin. C'è stata una rassicurazione sul modello di gestione del club e questo è sicuramente un aspetto positivo da evidenziare, ma non solo. La creatività, nello staff dirigenziale nerazzurro, non è mai mancata e rappresenterà il tratto identitario anche nella sessione di calciomercato prossima allo start.

Niente approfondimenti sul budget a disposizione, ma all'area sport è stato comunque comunicato un passaggio essenziale per il futuro: i paletti sul monte ingaggi rimarranno piantati allo stesso punto. Il tema della sostenibilità finanziaria è un punto cardine del calcio italiano e, come ha evidenziato l'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, "anche l'Inter sul mercato per un po' non spenderà più di quanto avrà incassato". Insomma, il calcio italiano è tutto sulla stessa barca, quella della sostenibilità finanziaria. Ma ci sono altri problemi (più consistenti con il trascorrere delle stagioni) nelle segrete stanze dei bottoni.

Piccola appendice sul tema legato alle riforme federali (a cui sono particolarmente legato sin da quando ho iniziato a fare questo mestiere). Misfatti che proseguono, e anche quest'anno si sente già la puzza di alcuni club in difficoltà finanziaria. Possibili almeno un paio di mancate iscrizioni in C, che aprirebbero così le porte al Milan con la sua formazione U23. Negli scorsi giorni si è parlato di Authority, un'agenzia governativa di controllo e monitoraggio dei parametri della finanza sportiva.

E allora la Covisoc (la commissione per la vigilanza)? Qualche membro, tra cui la presidente della commissione, si è sentito sfiduciato, decidendo così di lasciare l'incarico. La chiarezza, anche sulla proiezione della questione, non c'è ancora. Anzi, la lotta intestina pare essere crudele, perché UEFA e FIFA hanno voluto vedere i documenti a disposizione e hanno scritto una lettera congiunta in cui si sollecita la massima attenzione e si sottolinea l’indipendenza e l’autonomia dello sport.

"La situazione dei conti delle squadre italiane è veramente fuori controllo. Secondo il report UEFA, l’83% dei ricavi delle squadre di Serie A sono spesi per gli stipendi", ha detto Evelina Christillin, membro aggiuntivo della UEFA nel Consiglio FIFA, qualche giorno fa. Il Fair Play finanziario ha rappresentato un'accozzaglia più teorica che non pratica. Una norma interpretabile, di difficile realizzazione all'atto pratico. Dal Governo continuano a ripetere che "il calcio è patrimonio di tutti". Assolutamente, nessuno mette in dubbio questo concetto, ma un po' di aderenza alla realtà servirebbe (dovremmo scrivere un capitolo a parte per la questione infrastrutture. Prometto che lo farò prossimamente).

Il tema riforme è già accantonato? Mesi fa si vociferava di un taglio di squadre professionistiche da 100 a 80. I tagli avrebbero dovuto coinvolgere la Lega Pro. Ma il silenzio si è protratto fino a primavera inoltrata. E ora gli Europei toglieranno ulteriore spazio a ogni considerazione teorico-pratica. Nel frattempo nulla cambia: tutto si trasforma, raramente (quasi mai in realtà) in meglio.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 30 maggio 2024 alle 00:01
Autore: Niccolò Anfosso
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