“Dove eravamo rimasti”? Frase celebre del compianto Enzo Tortora quando tornò in televisione nel lontano 1987 dopo la fine del caso giudiziario che lo vide, da innocente, per quattro lunghi anni vittima delle bugie dei pentiti di mafia. Chiaramente, quanto successo al popolare presentatore italiano non c'entra nulla con la cosa più importante delle cose futili, ossia il calcio. Ma per l'Inter, che si appresta a iniziare ufficialmente la stagione 2025/2026, chiedersi “dove eravamo rimasti”, pare lecito.

Eravamo rimasti all'umiliante finale di Champions League, travolti dai cinque gol realizzati dal Paris Saint-Germain che non ebbe nemmeno il bisogno di asciugarsi il sudore a fine partita. Eravamo rimasti ad uno scudetto virtualmente vinto a tre minuti dalla fine della penultima giornata e poi fatto volare verso Napoli per una insana gestione dei momenti decisivi del match di San Siro con la Lazio. Eravamo rimasti a non aver vinto nemmeno uno dei cinque derby stagionali contro un Milan che ha chiuso lo scorso campionato al'ottavo posto. Ma eravamo rimasti anche a una stagione che in tutte le competizioni ha visto la Benamata in lizza per vincerle sino all'ultimo o penultimo, respiro.

Le perle dei trionfi contro Bayern Monaco e Barcellona sono stati i momenti più entusiasmanti di un'annata che ha comunque certificato come l'Inter sia ormai una squadra di alto livello internazionale, capace di centrare due finali di Champions negli ultimi tre anni, oltre a conquistare uno storico tricolore che ha regalato due stelle alla Milano nerazzurra. Questo dovrebbero sempre ricordare i leoni da tastiera che sui social sparlano della loro presunta squadra del cuore, dimenticando le annate seguenti al Triplete del 2010, quando a novembre si era già fuori da tutto.

Dopo l'addio di Simone Inzaghi, comunque tra gli artefici di sei trofei in quattro stagioni, ma poi attratto dai petroldollari arabi, l'Inter riparte da Cristian Chivu, da giocatore uno degli eroi del Triplete. Ora siede da capo allenatore su una panchina che scotta, dove sei sempre sotto esame. Lo ricordava spesso il grande Giovanni Trapattoni quando diceva che allenare l'Inter è come stare in una centrifuga. Per Chivu, campione d'Italia con la Primavera nerazzurra nel 2022, finora solo tredici panchine in serie A, coincise però con la salvezza del Parma. Un scommessa quella ideata dalla dirigenza nerazzurra? Certo, come sarebbe stata quella legata al nome di Cesc Fabregas. Ma le scommesse sono fatte anche per essere vinte e nel calcio, come nella vita, esistono i cosiddetti predestinati. Chivu ha finora guidato la squadra nel mondiale per club, torneo utile solo per fare cassa, ma utile anche al tecnico rumeno per capire, valutare e proporre qualcosa di diverso rispetto al recente passato, cercando però di mantenere un dna vincente o quanto meno competivo per continuare a vincere. Il mercato estivo terminerà il primo settembre, quello dell'Inter, sinora, si presta a più considerazioni.

Si è tornati a spendere dopo anni di parametri zero, vedi Bonny, Sucic, Luis Henrique e Diouf, Si è rimasti con il cerino in mano inseguendo il colpo, vedi Lookman, per essersi forse fidati troppo degli agenti del giocatore senza fare i conti con l'Atalanta. Si sono mantenuti in rosa tutti i big, senza che questo fosse scontato. Ceduti due alternative come Zalewski, con interessante ritorno econimico e Asllani, seppur solo in prestito oneroso per il suo rfiuto di trasferirsi a Bologna. A dieci giorni dalla fine delle operazioni, che porteranno a Milano anche un giovane difensore utile a svecchiare il reparto, non penso sia azzardato ritenere questa Inter più forte di quella della scorsa stagione, soprattutto in attacco dove alle spalle dei due titolari sgomita un certo Francesco Pio Esposito che a breve sarà anche convocato da Gattuso per la Nazionale maggiore che insegue il Mondiale.

Il campo, a partire da lunedì sera quando San Siro aprirà i battenti per Inter-Torino, inizierà a dire le prime verità. Purtroppo contro i granata il Meazza rischierà di non essere trascinante come sa per le note vicende che coinvolgono la Curva Nord. Questione spinosa che, a mio avviso, dovrebbe avere questo epilogo: delinquenti in galera, come già successo, veri ultras allo stadio. Nella legalità, striscioni, cori, tamburi e bandiere non fanno male. E allora, sedetevi a un tavolo e trovate una soluzione.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 23 agosto 2025 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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