L'Inter torna in campo domani dopo una sosta che, forse, è servita solo ad aumentare la confusione nel mondo del calcio. Non si  riesce infatti a trovare una soluzione valida contro chi va allo stadio per giocare alla guerra e allora si cercano scorciatoie che colpiscono chi voglia solo guardare la partita della propria squadra del cuore o sostenerla con megafoni, bandiere e tamburi. Ma senza pensare minimamente di dover difendere i  colori sociali, spaccando la testa al rivale di turno. Difendiamo i tifosi e  gli ultras, quelli veri. Vada in galera, chi delinque. Questa potrebbe essere la soluzione. Intanto, domani stadio vuoto per Inter-Benevento di Coppa Italia. Complimenti vivissimi a chi ha preso una decisione che non risolve nulla e priva tanta gente che ne aveva diritto di assistere ad un evento sportivo.

La sosta è servita anche a riproporre la ciclica querelle che vede protagonisti Mauro Icardi, la moglie-procuratrice Wanda Nara e la società nerazzurra. Per i tifosi dell'Inter non deve essere stato divertente leggere le dichiarazioni di Wanda, secondo le quali, il rinnovo di contratto del suo assistito con l'Inter, di cui Icardi è anche Capitano, è lontanissimo e ci sarebbero tre o quattro grandi club europei pronti a sferrare l'assalto. Chi scrive è un Icardiano convinto della prima ora, ritiene l'attaccante argentino indispensabile per un'Inter che pensi in grande, ritengo giusto che, nell'ottica un po' folle dei soldi che girano nel mondo del calcio, il goleador della squadra abbia un ingaggio in media con i suoi colleghi che vanno per la maggiore.

E' legittimo anche che chi detiene la procura di Icardi faccia il suo lavoro al meglio per tutelare gli interessi del suo assistito. Quello che stona e che ha stufato è l'esternazione continua via social che va poi a banalizzare una trattativa così importante. Si, molto importante, perché riguarda uno dei club più vincenti al mondo e il suo Capitano. Riguarda l'Inter e Mauro Icardi. La questione non merita frasi sibilline con emoticon annessi su Instagram o twitter. La vicenda merita un tavolo, dirigenti di spessore e un Capitano che una volta per tutte capisca dove ha avuto la fortuna di approdare. L'accordo farebbe il bene di tutti. Altrimenti la vita continuerà e l'Inter rimarrà una delle squadre più amate del pianeta. Sappiamo però che, come detto anche da Marotta e Steven Zhang, i tifosi possono stare tranquilli, perchè il matrimonio tra Icardi e l'Inter, continuerà.

Veniamo al campo. Domani sera va in scena Inter-Benevento, sfida a eliminazione diretta che vale i quarti di finale di Coppa Italia. Luciano Spalletti ne approfitterà anche per far giocare qualche elemento che finora non ha avuto spazio. Penso subito ad Andrea Ranocchia, ormai ai margini della formazione titolare, ma professionista esemplare, ottimo difensore se tranquillo mentalmente, e soprattutto interista vero. Peccato che il rientro in 
campo del buon Andrea, debba coincidere con un Meazza tristemente vuoto. La Coppa Italia deve essere un traguardo, un titolo da conquistare. E' troppo tempo che la Beneamata non vince qualcosa dopo le abbuffate targate Mancini e Josè Mourinho. Ed è stata proprio la Coppa Nazionale l'ultimo trofeo alzato al cielo dai nerazzurri il 29 maggio del 2011. In un Olimpico di Roma strapieno, dopo la finale vinta per 3-1 contro il Palermo. Che nostalgia di quei momenti, dell'Inter presente ad una finale, del cerimoniale, dei tanti tifosi nerazzurri in trasferta per vincere ancora dopo un Triplete da leggenda.

Guai dunque a scendere in campo senza la giusta concentrazione, a prescindere da chi sceglierà inizialmente il mister. Ricordiamo cosa successe la scorsa stagione in Inter-Pordenone, con i nerazzurri qualificati solo per aver fatto meglio ai calci di rigore dopo 120 minuti da incubo. Ricordiamo anche come abbia fatto male essere poi stati eliminati nel derby da un Milan che ci ha creduto di più fino a trovare il gol vincente nei supplementari con Cutrone. Quel Milan arrivò in finale con la Juventus e, pur perdendo come normale che fosse, tra pochi giorni giocherà comunque una finale di Supercoppa italiana contro i bianconeri in quel di Gedda. Polemiche a parte per la sede prescelta, loro ci saranno. In virtù di quella finale di Coppa Italia raggiunta.

Vincere aiuta a vincere, diceva Roberto Mancini quando iniziò la sua avventura di allenatore all'Inter. E proprio vincendo la Coppa Italia, che l'Inter diede vita ad un ciclo pieno di scudetti, di una Champions League e un Mondiale per club. Non bisogna vincere a tutti i costi. Ad esempio, non si deve vincere barando. Ma si deve giocare sempre per ottenere il risultato. Partecipare e piazzarsi, a breve non dovrà più contare per un club come l'Inter, per una proprietà come Suning, per un esercito di tifosi che sugli spalti vince sempre. Vogliamo la Coppa Italia, come vorremmo provare ad arrivare fino in fondo in Europa League dopo la cocente delusione dell'eliminazione in Champions. E in campionato, il girone di ritorno dovrà avere un obiettivo, anche se ininfluente ai fini della qualificazione alla prossima Champions League. Nella seconda parte di stagione, l'Inter dovrà cercare di agguantare il Napoli al secondo posto.

Solo con la mente proiettata a raggiungere qualcosa di più importante, corri meno rischi di non farti raggiungere da chi è dietro. La squadra che tornerà in campionato, dovrà poi cambiare registro contro le cosiddette piccole. Il torneo è iniziato, lo scorso agosto, con una insopportabile sconfitta in casa del Sassuolo. E' poi proseguito con un imbarazzante pareggio interno con il Torino dell'ex Mazzarri capace di rimontare ben due gol nel secondo tempo. Nel girone di andata l'Inter ha poi perso in casa contro il Parma che tre anni fa militava in serie D. E come non dimenticare la batosta di Bergamo con l'Atalanta, che non è una piccola, anzi, ma non si può perdere 4-1 a Bergamo, senza aver mai visto il pallone. Ecco, nel girone di ritorno servirà un'immediata sterzata contro chi è inferiore sulla carta, andando poi a confermare, invece, la competitività contro le pari grado.

La banda Spalletti ha dovuto inchinarsi solo all'Allianz Stadium contro la Juventus, dopo aver giocato, peraltro, un grande primo tempo con un palo di Gagliardini che ancora grida vendetta. Nell'Inter che si appresta a disputare la seconda parte della stagione, è molto atteso uno come Radja Nainggolan. Acquisto principe del mercato estivo, espressamente voluto dal suo mentore Spalletti, il Ninja, finora, non ha contribuito alla causa. Complice un brutto infortunio durante la sacra preparazione estiva, l'ex idolo della curva sud romanista ha vissuto la prima parte della stagione interista ai margini, pur segnando gol decisivi a Bologna e a Eindhoven, in Champions League. Agli infortuni si sono aggiunti i ritardi agli allenamenti, le chiacchiere, le telefonate senza senso ad amici-nemici, il rischio di buttare all'aria una carriera a soli 30 anni.

Radja Nainggolan è un grande calciatore, un profilo ideale per l'Inter che vuole tornare ad acquistare campioni e non noiosi parametri zero, ma è un tipo particolare. Quelli da prendere o lasciare. Quelli che si affezionano a posti e amici, e per lui Roma giallorossa ha rappresentato qualcosa in più di un semplice posto di lavoro. Nainggolan, una volta capito che l'avventura a Roma era finita, ha voluto l'Inter. Ma ha faticato un po' a capirla. Ora, forse, l'ha fatto. Un video lo ha immortalato allenarsi di notte da solo a Capodanno con la tuta  della Beneamata  in quel di Cagliari. Se son rose fioriranno, e saranno rose nerazzurre.

Buon fine sosta e buon anno a tutti i tifosi dell'Inter. Soprattutto a chi sarà privato, ingiustamente, del suo stadio.
 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 12 gennaio 2019 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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