Sono tornato a Milano mercoledì pomeriggio, dopo una settimana a zonzo per l’Europa. Nessuna vacanza, semplice lavoro. È anche questo il bello del mestiere del giornalista. Giri, vedi partite su partite, conosci nuove persone, puoi esplorare città magari sconosciute ai più. Ma quello risulta tornarmi più utile è il confronto con colleghi e supporter stranieri. Loro non sono tifosi di qualche team del Bel Paese. Non hanno secondi fini per esprimere questa o quella idea sulle squadre italiane e sul nostro calcio. Non nutrono simpatie o antipatie per quell’allenatore, giocatore o addetto stampa. Sono sicuramente imparziali e più obiettivi. Certo, devono pure capire di calcio e a volte di uomini. Ma diciamo che sono illibati. Vergini da quella famosa prostituzione intellettuale citata dal buon José Mourinho. E siccome i miei genitori mi hanno insegnato ad ascoltare le idee degli altri e a farmi poi una mia propria opinione, per arrivare così a quella che ritengo essere la miglior valutazione possibile, vi annuncio subito che all’estero non vedono così di buon occhio l’Inter. O meglio niente a che fare con il top club dell’immaginario collettivo nerazzurro.
La Beneamata è vista come una nobile decaduta. Come quel club che dopo aver toccato il punto più alto della sua recente storia con la conquista del Triplete, ha smesso di investire pesantemente. E benché sulla carta sia ancora considerata (e ci mancherebbe) una società storica e gloriosa, ad oggi non incute nessun timore. E sapete cosa vi dico? È vero, hanno ragione. Partiamo con una questione non di gioco, ma di campo. Anzi con quella vera e propria del campo: San Siro. Parliamo dell’unico stadio di un certo livello dove i giornalisti e i vari addetti ai lavori possono usufruire solamente di un ascensore per raggiungere tribuna stampa e d’onore. Confrontato con gli impianti europei è indietro anni luce. Tant’è che tutte le persone citate pocanzi, pur riconoscendo al Meazza un’aurea di sicuro prestigio, non ne sono entusiasti, non più. Snocciolano termini come antico, vetusto, fuori moda, datato. E come dar loro torto? Non si può. Si deve scindere l’affetto nutrito per San Siro dai veri e propri benefit che tale stadio porta.
Quindi a malincuore, anche perché è proprio qui che da piccolino ho visto la mia prima partita di un certo rango dal vivo, serve una ristrutturazione totale dell’impianto o l’edificazione ex novo di una nuova casa per l’Inter. Quando lavoravo in Spagna spesso e volentieri andavo al Bernabeu per mangiare, bere e divertirmi. Con i locali che funzionavo anche nei giorni in cui non c’erano le partite Real Madrid. In Italia dovrà essere lo stesso. Basta essere dinosauri, no alla paura e sì al rinnovamento.
Cambiamo tema, o meglio trattiamo ora di calcio giocato. I nerazzurri sono anni che sperano di entrare in Champions League e partono con l’obiettivo reale di centrale terzo o quarto posto. Ormai ci si è abituati. Signori, perdonatemi. Ma secondo voi Barcellona, Manchester United, City, Chelsea, PSG e compagnia bella, ossia i veri padroni d’Europa, sarebbero felici di terminare la stagione solo con un piazzamento europeo? Tra l’altro in un campionato definito poco allenante pure da chi domina in lungo e in largo? La risposta è un no secco. Certo, il fair play finanziario ha avuto un peso determinante nell’arrivare all’attuale situazione. Ecco perché il mio non è un attacco a Suning. Confido ciecamente nelle potenzialità del gruppo e quindi sono certo che in estate gli interisti si divertiranno e parecchio. Ma servono campioni e top player di livello. Serve spendere. Si deve migliorare (e parecchio) la rosa della squadra, altrimenti altro che lottare su tre fronti. E la riprova la si adesso.
Con l’infortunio di Lautaro, e qui la sfiga ha dimostrato di vederci benissimo perché se c’era uno che non si doveva fermare adesso era proprio il Toro, la coperta è cortissima. Ok che la questione Icardi è sui generis, però anche da qui si capisce l’importanza della cosiddetta panchina lunga. In difesa sei al sicuro. Fuori De Vrij, dentro Miranda va comunque benissimo. Serve lo stesso trattamento negli altri ruoli. Vuoi vincere? Ti servono 22 giocatori (più 3 portieri) di altissimo livello. Da troppo tempo ci si è adagiati su una posizione di mediocrità preoccupante. Chiaro che passa tutto dal posto Champions. Ma poi si deve alzare l’asticella. Altrimenti basta considerarsi una grande squadra. Si vivrà di ricordi e si diventerà come i milanisti tanto criticati e presi in giro perché nell’epoca d’oro conquistarono tutto. E oggi è più facile sbancare il superenalotto che vedere le due milanesi al primo e al secondo posto della graduatoria. Patti chiari e amicizia lunga. Per me l’Inter e i suoi tifosi meritano il massimo. Altrimenti nessuno impone a chi di dovere di prendersi questo o quell’impegno.
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Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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