"I numeri 10 hanno traslocato la loro posizione sugli esterni". La cruda verità, mai digerita dai romantici del futbol, è stata ribadita in seconda serata su Sky Sport da Leonardo, ex trequartista sui generis che nel 3-4-3 del Milan tricolore di Alberto Zaccheroni interpretava a suo modo il ruolo di rifinitore alle spalle di Bierhoff e Weah.

Un modo come un altro, quello di Leo, per dire che la razza dei fantasisti vecchia maniera ormai si è estinta, sacrificata sull'altare dell'equilibrio in campo per far spazio ai cosiddetti assaltatori alla Nainggolan o alla Vidal. La creatività si è spostata  sulle fasce, nella porzione di campo che, in realtà, è solo il blocco di partenza per fare l'ormai classica sterzata per guadagnare l'interno del campo, per poi sparare il tiro a giro sul secondo palo. Dalla notte dei tempi, infatti, è sempre stata la fascia centrale del rettangolo verde il vero centro di gravità permanente del Gioco. E lo è ancora, anche se l'asse terrestre del pianeta ha attratto qualche metro più a destra o a sinistra i giocatori più 'centrali' dei nostri giorni (Cristiano Ronaldo, Messi, Neymar e Hazard per citarne alcuni).   

Una tendenza che Nicolò Zaniolo, fiore all'occhiello della campagna acquisti estiva della cantera interista, sta cercando di riportare in auge con l'anacronistica interpretazione di giocatore dietro alle due punte che taglia in due la difesa con accelerazioni irresistibili in verticale. Caratteristica tecnica talmente rara che ha convinto Stefano Vecchi a rispolverare dalla soffitta l'inconsueto 4-3-1-2, dove quel numero '1' è concetto tanto anti-storico quanto logico per la situazione specifica. L'elemento distintivo del classe '99 di Massa - che nel suo bagaglio tecnico ha un mancino incantevole da playmaker capace di disegnare tracce di passaggi preziose per i compagni - sono le gambe lunghe e rapide che aziona per accendere le sue proverbiali progressioni. E' una specie di regista itinerante, ora mezzala di qualità che cuce il gioco, ora nove e mezzo che punta la porta. 

E nella prima uscita stagionale dell'Inter Primavera campione d'Italia, la vittoria per 2-0 con l'Udinese, il nazionale Under 19 ha dato solo un saggio delle sue qualità indiscutibili con due azioni trademark in fotocopia al 3' e al 18' che non si sono sublimate con il gol solo perché si sono infrante sul muro costruito dall'ottimo portiere classe 2002 Gasparini. Poco male per uno che le copertine e le luci della ribalta avrà tutto il tempo per prendersele quando e se vorrà; il ragazzo - per chi non lo sapesse - il calcio professionistico lo ha già toccato con mano per circa 260' in Serie B, e in cuor suo già pregusta un giorno, si spera non troppo lontano, il salto in alto in Serie A. Aspirazione che non ha mai nascosto sin dal suo approdo ad Appiano Gentile, quando nel corso della conferenza stampa di presentazione ha dichiarato a chiare lettere che un ritaglio nella squadra di Luciano Spalletti se lo sarebbe dovuto e potuto guadagnare solo attraverso il duro lavoro.

Già, perché solo con l'impegno quotidiano, la dedizione e la applicazione si possono sconfiggere i preconcetti, a maggior ragione per chi si trova nella condizione ostile di dover dar lustro a una professione démodé come quella della mezzapunta.

Sezione: Copertina / Data: Lun 11 settembre 2017 alle 19:43
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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