Javier Zanetti è protagonista di una lunga chiacchierata con Fabio Galante sul canale YouTube di StarCasinò Sport. Da Milano ai migliori allenatori avuti in carriera: ecco gli argomenti principali affrontati da Pupi.

SAN SIRO - “È diventata casa nostra per tutto quello che abbiamo vissuto, momenti indimenticabili”.

L’ARRIVO A MILANO - “Per me è stato un grande cambiamento, in Argentina vivevo in una periferia di Buenos Aires. Quando mi hanno detto che l'Inter mi aveva preso... in quel momento lì non potevo crederci: giocando in una squadra piccola in Argentina, fare questo grande salto e prendere un aereo solo da Buenos Aires a Milano era tutta una novità per me e per la mia famiglia. Ha cambiato la mia realtà, l’aveva cambiata anche a mio padre e mia madre. Mi ricordo che c’era un diluvio universale alla terrazza Martini: è stato il mio primo impatto con Milano. Già da lì mi è piaciuta tanto. Non dimenticherò mai la mia partita a San Siro: è stata domenica 27 agosto, Inter-Vicenza: abbiamo vinto 1-0 con gol di Roberto Carlos. Giocavamo di domenica, ma il venerdì ho preso la macchina con i miei genitori mi sono fatto un giro a San Siro dicendo loro 'guarda che domenica vengo qui a giocare la mia prima partita', anche loro erano molto emozionati”.

UN ANEDDOTO - “C’era una doccia solare nello spogliatoio, cioè una lampada. Perché il nostro dottore, che era Ronaldo, diceva che aiutava contro i funghi e la macchie sulle pelle. Eravamo la squadra più abbronzata del campionato (ride, ndr)”.

IL GOL IN FINALE COPPA UEFA '98 - “Cosa ho detto a Simeone? Gli ho detto di lasciare la palla, lui non era uno che ascoltava ma in quel momento lì la lasciò e feci un bellissimo gol. Per me è stata una grandissima emozione perché era la mia prima finale a livello europeo con l’Inter, anzi la seconda perché l’anno prima l’abbiamo persa ai rigori. Era una specie di rivincita: affrontare una squadra italiana come la Lazio al Parco dei Principi a Parigi con tutta la tifoseria dell’Inter era molto emozionante. Di quella Coppa Uefa lì mi ricordo la famosa partita di Mosca, in un campo di patate dove Ronaldo sembrava andasse così (simula di pattinare, ndr). Aveva una potenza…”.

GLI AVVERSARI PIÙ FORTI - “Io nella mia carriera avuto la fortuna di marcare grandi calciatori. Ho dovuto marcare anche Messi in semifinale di Champions e non era un cliente facile, però stiamo parlando di giocatori che qualsiasi momento ti fanno la differenza: sono giocatori diversi dal resto”.

IL RUOLO DEL DIFENSORE - “Il calcio è cambiato: il difensore prima deve difendere, dopo costruire. Adesso invece è passata al contrario: prima costruisce e poi difende”.

I MIGLIORI ALLENATORI - “È difficile scegliere un allenatore. Simoni per noi è stato importantissimo e ci manca tanto, perché oltre la sua capacità come allenatore era una grandissima persona. Ha creato veramente un grande gruppo. Per quanto mi riguarda non posso non nominare Mancini perché con lui abbiamo iniziato a vincere cose importanti. E poi Mou per quello che ci ha trasmesso, perché ci ha fatto capire che tutto è possibile. Sinceramente lui ha fatto andare oltre alle nostre possibilità perché quell’anno lì del 2010 rimarrà indimenticabile per noi interisti”.

Sezione: Copertina / Data: Mar 28 giugno 2022 alle 21:03
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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