Al termine di una lunga estate vissuta sulle montagne russe, si è conclusa la campagna acquisti dell'Inter. Con un certo affanno, va aggiunto, a dispetto di premesse ben più entusiasmanti. Volendo usare una similitudine, è stata come un'automobile nuova guidata da autisti esperti che dopo una prima fase di necessario rodaggio entro certi limiti, ha aumentato i giri un po' alla volta. Ma prima raggiungere la massima accelerazione si è ritrovata in panne e costretta a mezzi di fortuna per arrivare fino in fondo al tragitto.
Al 30 giugno, raggiunto l'obiettivo del pareggio di bilancio grazie a una serie di cessioni minori che hanno fruttato plusvalenze (la più 'ricca' quella di Gianluca Caprari alla Sampdoria, ma non va sottovalutato Ever Banega al Siviglia), l'adrenalina portava la piazza nerazzurra ad attendere con ansia l'arrivo di grandi giocatori. Però, dopo le prime operazioni che hanno sicuramente migliorato la qualità della rosa a disposizione di Luciano Spalletti, il meccanismo si è inceppato e il duo Walter Sabatini-Piero Ausilio ha tappato in affanno le ultime falle con il portafoglio praticamente vuoto. Al netto delle aspettative iniziali e dell'improvviso cambio di rotta nelle strategie di mercato (che assicura le attenuanti del caso), è arrivato il momento di tracciare un primo bilancio valutando la rosa reparto per reparto.
DIFESA - Si tratta del reparto che ha subito maggiori cambiamenti. Daniele Padelli, Milan Skriniar, Dalbert Henrique e Joao Cancelo sono gli innesti in un reparto che ha visto le partenze di Juan Pablo Carrizo (fine contratto), Gary Medel (al Besiktas), Marco Andreolli (Cagliari), Jeison Murillo (Valencia) e Cristian Ansaldi (Torino). Se per il portiere si è trattato di un buon innesto a parametro zero per coprire le spalle di Samir Handanovic, l'arrivo del centrale slovacco, accolto con una certa diffidenza viste anche le cifre in ballo, sta convincendo un po' tutta la critica e ad oggi l'ex Sampdoria è da considerare un titolare inamovibile dell'undici nerazzurro. Troppo poco però considerando le tre partenze nel ruolo e il mancato arrivo di un nuovo difensore centrale, che ha imposto la conferma di Zinho Vanheusden e soprattutto quella di Andrea Ranocchia, già predisposto a tornare in Premier League. Molto affascinante l'arrivo dal Nizza di Dalbert, che si candida a risolvere il problema della fascia sinistra ormai atavico in casa nerazzurra. Un investimento importante su un giocatore che ha mostrato grandi doti offensive e un significativo margine di miglioramento. Anche Joao Cancelo, arrivato dal Valencia nello scambio di prestiti con Geoffrey Kondogbia, al di là dell'infortunio che lo costringerà a tardare il suo inserimento in Italia, potrà essere un valore aggiunto nella rosa dell'Inter ma dovrà abbinare le indubbie qualità tecniche a una necessaria disciplina tattica. Senza ombra di dubbio, la dirigenza nerazzurra è intervenuta molto per rifare la difesa e ha rinforzato in modo apprezzabile il ruolo di terzino, ma a fine mercato è palese la carenza di back end ai centrali titolari (in pratica, figurano un quasi ex e un 18enne). Perciò il lavoro svolto non merita la sufficienza. VOTO 5,5
CENTROCAMPO - L'arrivo dei due ex viola Borja Valero e Matias Vecino, per un investimento complessivo di 30 milioni di euro, ha messo a disposizione di Luciano Spalletti due calciatori chiesti espressamente da lui. Un regista veloce di pensiero e un fondista abile dal punto di vista tattico e tecnico. Profili che mancavano nella rosa della scorsa stagione. A fare le valigie, per ragioni diverse, Ever Banega (Siviglia) e Geoffrey Kondogbia (Valencia), entrambi tornati in Spagna. Il primo ha salutato soprattutto per questioni di vantaggio economico del club e per la sua opportunità di tornare in una squadra che conosce bene. Il secondo non era nella lista di uscita, ma il suo comportamento ribelle ha costretto la dirigenza a prendere atto della sua voglia di cambiare aria, intavolando lo scambio di prestiti con Joao Cancelo. Forse cinque giocatori per tre posti non sono molti e, in particolare, manca quel centrocampista di qualità che Spalletti avrebbe voluto piazzare dietro Mauro Icardi (inutili gli assalti a Radja Nainggolan e Arturo Vidal). Una lacuna che il tecnico proverà a colmare a modo suo. Nel complesso, il mercato consegna un centrocampo funzionale. VOTO 6,5
ATTACCO - Via Stevan Jovetic a titolo definitivo (Monaco), via Jonathan Biabiany (possibile cessione definitiva allo Sparta Praga), via Rodrigo Palacio a fine contratto (Bologna) e via Gabriel Barbosa in prestito (Benfica), il grande colpo è stato trattenere Ivan Perisic, dato ormai per partente direzione Manchester United. La fortuna di Spalletti, che ha sempre spinto perché il croato rimanesse (e le prime due giornate gli danno ragione) è stata la scarsa volontà dei Red Devils di investire 55 milioni, la cifra non trattabile chiesta dall'Inter, per l'esterno ex Wolsburg tanto desiderato da José Mourinho. Ovvio che la sua permanenza e il mancato introito ha portato Sabatini e Ausilio ad abbandonare la ricerca di un sostituto all'altezza. Nonostante ciò, alla luce dei quattro partenti, almeno un paio di innesti erano in preventivo. La scomparsa però del budget ha costretto la società a rinunciare a Emre Mor, Patrik Schick e Keita Baldé, che avrebbero arricchito l'attacco a disposizione dell'allenatore, ripiegando proprio last minute sul solo Yann Karamoh, che comunque sarebbe arrivato a parametro zero tra un anno. Ad oggi, benché Sabatini avesse previsto l'arrivo di giocatori in grado di garantire gol, il terminale offensivo resta il solito Mauro Icardi, un limite che deve essere colmato con il gioco offensivo della squadra. Che, dietro ai titolari Icardi, Perisic e Candreva, ha i soli Eder, Pinamonti e il 19enne Karamoh. Poco sulla carta, sufficiente (si spera) considerando l'assenza di coppe europee. Considerate le aspettative e le successive attenuanti finanziarie, il mercato relativo al reparto avanzato nerazzurro merita una sufficienza colma di speranze. VOTO 6
Insomma, la media del mercato nerazzurro, che ha registrato undici partenze (una squadra intera!) e sette arrivi (otto considerando il rientro di Andrea Ranocchia, nove con il baby Facundo Colidio, costato ben 6 milioni), è un 6 pieno. Non certo quello che i tifosi e probabilmente anche la dirigenza auspicavano, ma neanche un dramma come qualcuno ha descritto perché in generale l'allenatore è stato accontentato e la rosa è stata scremata (forse un po' troppo) dai calciatori non considerati necessari. Inoltre, si è guardato con decisione anche al futuro, come testimoniano gli investimenti per giovani come Jens Odgaard, Nicolò Zaniolo, Alessandro Bastoni e Facundo Colidio, costati complessivamente, bonus esclusi, ben 18 milioni di euro.
Adesso, sperando che a gennaio si possano colmare le attuali lacune, tocca proprio a Spalletti e ai suoi giocatori trasformare questa sufficienza in un voto più alto. Quanto visto in campo finora invita a essere ottimisti, perché più del mercato conta ciò che avviene sul rettangolo di gioco. E i bilanci veri non sono quelli del 31 agosto, ma quelli di fine stagione.
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