Prima intervista da giocatore dell'Inter per Nicolò Barella, che in esclusiva per il Corriere dello Sport ha affrontato diversi temi a poche ore dal suo derby d'Italia numero uno contro la Juve. "Sicuramente arrivare in nerazzurro è stata una bella emozione - racconta l'ex Cagliari -. La società mi ha voluto fortemente e io ho voluto l'Inter allo stesso modo. Aspettavo questo momento da tanto e finalmente è arrivato".
Come si sente dopo la prima settimana di ritiro?
"La preparazione è dura e ammetto che all'inizio è stato un po' difficile tenere i ritmi di Conte. Insieme a quelli di Zeman e ai suoi famosi gradoni sono gli allenamenti più duri mai fatti in carriera. Qui si corre anche con la palla, non solo a secco. E più in generale il ritmo è sempre alto".
Com'è il metodo Conte?
"Lui è maniacale in tutto. E' uno che non lascia niente al caso. Quando mi chiamava al telefono non mi diceva niente di particolare, ma grazie a quelle chiamate mi sono sentito importante: sapere che uno dei migliori allenatori al mondo ti stima e ti vuole è stato gratificante".
Qualche settimana fa anche la Roma aveva raggiunto un accordo per il suo acquisto con il Cagliari, ma il finale è stato lo stesso di 6 mesi prima con il Napoli. Perché?
"C'è stata una trattativa tra il Cagliari e la Roma e il presidente Giulini ha detto che era d'accordo con i giallorossi, ma io avevo parlato chiaro con lui e gli avevo detto che, se non fosse riuscito a trovare un'intesa con l'Inter, sarei restato a Cagliari. Non dovevo mica scappare da casa mia: non ci sarebbe stato nessun problema a rimanere. Io ero tranquillissimo e non avevo nessuna fretta. Per fortuna alla fine le due società hanno firmato".
Quello al Cagliari è stato un addio o arrivederci?
"Non so. Nel calcio e nella vita può succedere di tutto. Io lascio le porte aperte".
Dopo la firma con l'Inter come è stato l'incontro negli uffici di Giulini in cui vi siete salutati?
"Un po' strano perché io sono di Cagliari e lui per 5 anni è stato il mio presidente, ma quella sera tutti e due eravamo felici. Ci siamo fatti un grande in bocca al lupo e spero che anche il prossimo anno la mia ex squadra riesca a raggiungere tutti i suoi obiettivi".
Quali sono stati i messaggi più belli che ha ricevuto dopo il trasferimento all'Inter?
"Ce sono stati tanti, ma c'è stato anche qualche messaggio che mi aspettavo e che non è arrivato. Da chi però non lo dico. I più belli invece sono stati quelli di Conti, Deiola e Ceppitelli".
Se e quando scatteranno tutti i bonus, potrebbe diventare il giocatore più costoso della storia dell'Inter. Che effetto le fa?
"In passato ci sono stati dei calciatori che in proporzione valevano più di me adesso, ma allora le valutazioni erano più basse. Pensate 20 anni fa a Vieri… Per me comunque il prezzo che è stato pagato per il mio cartellino è uno stimolo per fare sempre meglio".
Cosa vuole dire per la sua carriera essere all'Inter?
"A Cagliari ho fatto talmente tanto bene da conquistare la Nazionale ed esserci riuscito con la maglia della mia città è stato un onore. Ora però inizia un nuovo capitolo della mia vita sportiva: l'Inter mi ha convinto con un progetto serio e ambizioso come sono io. E' sempre stata la mia prima scelta e la ritengo la società ideale dove lavorare e crescere".
Ha detto che è ambizioso. Qual è allora l'obiettivo stagionale dell'Inter?
"Conte è un vincente e tutti vogliamo vincere. La logica dice che bisogna migliorare il piazzamento della stagione scorsa, ma quando hai un allenatore come lui, l'obiettivo è vincere. La Juve? E’ una grande squadra e ha un organico importante, ma anche per loro non sarà tutto facile perché hanno un nuovo tecnico che porterà idee diverse rispetto al passato. Noi terremo il loro passo".
Il progetto di un’Inter più italiana impostato da Marotta, Ausilio e Conte la intriga?
"Queste sono scelte della società e non entro nel merito, ma per il gruppo avere più italiani è meglio. Finora siamo arrivati Stefano (Sensi, ndr) e io, ma ci sono pure Politano, “Gaglia”, Ranocchia, D'Ambrosio... Mi hanno dato una bella mano ad inserirmi".
Ci spiega perché da ragazzo aveva come idolo Stankovic?
"Perché ho sempre cercato di interpretare il ruolo come lui, ovvero in campo non esistono amichevoli e si va a 100 all'ora, senza risparmiarsi mai. Stankovic poi aggiungeva a queste caratteristiche anche un gran tiro da fuori, un qualcosa che gli ho sempre invidiato".
Qual è il prossimo step?
"Riuscire a fare ancora più gol perché lo scorso anno ho firmato solo una rete, ma ho colpito 5 pali. Un po' sfortunato lo sono stato. Spero di dare una mano all'Inter non solo con la corsa, ma anche con i gol".
Lei è arrivato a Milano proprio nell'estate in cui Nainggolan è stato messo ai margini. La vita a volte...
"Con Radja condividiamo il procuratore (Alessandro Beltrami, ndr) ma è anche un amico. E poi siamo della stessa città perché è cagliaritano adottato e lì ci siamo frequentati. Gli voglio bene".
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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