"Da piccolo sognavo la Serie A e la fascia di capitano del Cagliari. Adesso coi sogni ci ho preso gusto e ora sono colorati di nerazzurro". Inizia con questa frase l'intervista che Nicolò Barella ha rilasciato a Dazn per Linea Diletta.
Si parte, nella chiacchierata, con un soprannome affibiato a Barella negli anni di Cagliari: radiolina. "Era un soprannome che mi hanno dato i 'vecchi' del Cagliari, Cossu e Sau, perché quando sono arrivato in prima squadra parlavo poco, ma quando ho iniziato a giocare ho cominciato a parlare in campo e mi hanno detto che era meglio come stavo prima", racconta il centrocampista nerazzurro.
Tantissimi gli spunti dell'intervista derivanti dai primi calci e dalle prime esperienze in Sardegna. "Io ho iniziato a tre anni e mezzo. Mia madre mi diceva sempre che quando mi portavano al campo pensavano io restassi lì a fare i mucchi di sabbia sul campo di terra battuta, io invece ascoltavo sempre, stavo attento. Verso i 14-15 anni ho iniziato a capire che forse ero un po' più bravino degli altri. Riva? L'ho conosciuto a 17 anni, mi ha invitato a un anniversario della scuola calcio di cui è presidente onorario. Mi ha fatto i complimenti, mi ha detto che mi seguiva sin da piccolo e che si vedeva che avevo qualcosa in più degli altri. Mi ha fatto piacere, anche se ero un po' frastornato". Parlando di un altro mito del Cagliari, Barella racconta di essere "legato a Gianfranco Zola, è stato anche mio allenatore. Mi ha fatto esordire in Coppa Italia contro il Parma. Gli devo tanto. Probabilmente è la persone più umile che ho conosciuto nel calcio. Mi ha fatto capire che serve essere umili per essere dei grandi campioni. Sono molto orgoglioso di essere sardo. Noi siamo una squadra internazionale, io col mio atteggiamento in campo e fuori mi sento sardo. Spero che la gente e i compagni apprezzino il mio modo di essere".
Parlando di Conte, invece, Barella ringrazia il suo attuale tecnico. "Io molto metodico? Il mister mi ha aiutato tanto in questo. Prima ero più uno spirito libero in campo, Conte mi ha dato tante nozioni, mi ha aiutato ad essere più ordinando. Io studio molto in campo, giocando coi campioni ho preso le parti migliori dei miei compagni per farle mie".
Il centrocampista nerazzurro è stato sottoposto anche al Test di Rorschach. Prima immagine da commentare, una sua foto con la maglia del Cagliari e la fascia al braccio. "La più grande soddisfazione con quella maglia. Ho superato il primato di gioventù a Murru, mio grande amico e compagno di squadra al Cagliari. Ci abbiamo anche scherzato su. Mi sono sentito non invincibile ma quasi". La seconda foto è della finale persa in Europa League. "Finora la più grande delusione da quando gioco. Non vorrei più riviverlo, preferirei alzare la Coppa. Abbiamo fatto un ritiro lungo, lontano dalle famiglie, ci saremmo meritati un finale diverso". Ultima immagine, il gol segnato al Cagliari alcune settimane fa. "Un bel gol, forse dopo quello contro il Verona a San Siro il più bello in A. E' stato strano. Un momento in cui ero contento ma ero dispiaciuto. Una baraonda di pensieri. Ho chiesto scusa, mi sono un po' emozionato. Avevo la fasciatura alla caviglia e una per una testata. Ci ho riprovato col Napoli ma non avevo la benda all'occhio e quindi non ho segnato", scherza Barella.
Nel corso dell'intervista arriva anche un videomessaggio di Stankovic: "Sei grande davvero, grazie per i complimenti che mi hai fatto. Devi continuare così, essere leader ogni giorno e non mollare mai". Il serbo è stato uno degli idoli di Barella. "I gol di Stankovic - dice - sono la cosa che mi ha riempito l'occhio. Ma in realtà era tutto, non mollava mai. Si vedeva che era un leader dall'atteggiamento. Vederlo dalla tv quando faceva certi gol e San Siro esplodeva era una bella emozione".
Si parla anche di un compagno di squadra e amico come Romelu Lukaku, in un paragone con Shaquille O'Neal. "Entrambi hanno fatto dello strapotere fisico la loro arma migliore. Romelu è anche tanto altro, ma è normale che spicchi quella caratteristica. Anche in allenamento per spostarlo dobbiamo aggrapparci in due o tre. Riesce ad avere un bellissimo rapporto con tutti. In campo determina tanto. Quando è arrivato ha salutato già tutti in italiano, già questo è stato strano. Penso sappia tutte le lingue del mondo".
Per Barella il calcio significa anche la Nazionale, raggiunta già ai tempi del Cagliari. "La Nazionale è un orgoglio. Penso sia il sogno di ogni calciatore. Devo tanto a molti allenatori, anche a Mancini. Ha creduto in me prima che arrivassi all'Inter ed è riuscito a creare un bellissimo gruppo. Non è facile perché giochi sempre in squadre diverse, si può litigare in campo. Il mister è stato bravo perché ha lasciato a tutti massima tranquillità, tutti siamo liberi di esprimerci. Non c'è il grande giocatore che va contro quello più piccolo. Ci si aiuta a vicenda. Io ho un bellissimo rapporto con Sirigu perché siamo sardi ed è una bella persona. Chiellini è un po' la 'mamma' di tutti, protettivo. Ci ha sempre coccolato e fatto sentire non i ragazzini ma dei giocatori importanti. Questa è la linea che ha dato il mister e lui è quello che la mette in atto".
Le ultime battute sono dedicate a pregi e difetti ("Il mio principale pregio è quello di essere una persona umile e vera con dei valori, il difetto è che in campo ogni tanto mi faccio prendere dalla foga"), a un'eventuale avventura all'estero ("Se sono pronto? Così così...") e alla famiglia: "La mia famiglia mi dà la forza per volere ancora di più, per renderli orgogliosi. Le mie figlie calciatrici? Sarei felice di vederle realizzare i loro sogni. L'importante è che diano il 100% per quello che vogliono fare, questo insegnerò loro".
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Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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