“Fischiare è un diritto del tifoso. Paga il biglietto? Allora ha il diritto di contestare tramite i fischi nel momento in cui le cose non girano per il verso giusto”. Negli ultimi mesi in casa Inter questo è il refrain che si può ascoltare nelle discussioni con alcuni tifosi, visibilmente contrariati dai risultati e dall'atteggiamento della squadra di Mazzarri. Nessuno vuole giudicare né tantomeno criticare questo atteggiamento, sta alla bontà di chi va a San Siro e segue la squadra scegliere cosa ritiene più giusto fare, l'uomo è tale e si differenzia dagli animali in quanto dotato di libero arbitrio, ma nella fattispecie si vuole porre l'accento su di un altro gesto facilmente correlabile ai fischi, ovvero il dito davanti alle labbra di Mauro Icardi per zittire i contestatori.

“Personalmente i fischi non mi danno fastidio, però alla squadra nel suo complesso un po' lo danno”, questo quanto affermato dall'argentino in zona mista dopo che già sui social network era montata la polemica in merito al suo gesto, spaccando la tifoseria fra chi lo osannava e chi lo criticava portando come giustificazione la frase già citata all'inizio di questo pezzo. Il quesito sorge spontaneo: perché il tifoso può fischiare e un giocatore non può mostrare, per conto della squadra, la propria disapprovazione? Chi a questa domanda risponde con un banale, quanto classico, “Loro devono rispondere tramite le prestazioni in campo ai nostri fischi per farci cambiare idea”, sappia che contraddice la propria tesi iniziale, quella del diritto di fischiare.

Ogni persona ha un proprio pensiero e un proprio modo di reagire ai fatti, c'è chi abbandona la nave, in questo caso San Siro e l'Inter, prima che essa affondi, c'è chi, pur continuando ad andare allo stadio, mostra il proprio disappunto fischiando e chi, ancor più encomiabile, sostiene imperterrito la squadra nel tentativo di infondere forza a chi scende in campo. Parimenti, però, anche chi vive dall'altra parte questa situazione può reagire in modo diverso, alcuni riescono a isolarsi e non sentire i fischi, altri li sentono, ma non reagiscono; altri, come Icardi, si sentono in diritto di poter zittire, dopo un gol, chi fino a 10 secondi prima continuava a mugugnare per l'atteggiamento della squadra e per il risultato negativo. Non è una legge fisica in cui a un'azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ma si tratta di persone e, in quanto tali, ogni atteggiamento, nei limiti del rispetto e della decenza sia chiaro, è da tollerare.

Perché fischiare i giocatori è giusto, mentre zittire chi critica è un gesto presuntuoso? Icardi ha realizzato undici reti in questa stagione, non si può certo dire che non si sia impegnato per la squadra, eppure la sua reazione ha generato polemiche, le solite stucchevoli che tanto sanno di Inter dei primi anni del terzo millennio. Invece che capire chi ha fatto il gesto e analizzare tutto quanto nel suo contesto, non si perde occasione di indicare e scandalizzarsi per la sola reazione. Invece di esaltare un ragazzo dietro solo a Tevez per segnature nella stagione in corso, si inizia a discutere sulla bontà delle sue decisioni, come se fosse il primo degli scavezzacollo.

È un problema di mentalità quello che c'è nel calcio italiano: si vuole fischiare? Si fischi pure, ma non ci si stupisca se qualcuno reagisce come ha fatto Icardi ieri sera, è nei suoi diritti. Non si vuole più assistere a queste reazioni? Allora si provi, perlomeno durante la gara, a non fischiare la squadra. In Germania è prassi, per non parlare dell'Inghilterra. Perché emozionarsi e ammirare le immagini delle tifoserie straniere se poi si fa esattamente il contrario? Perché, forse, è più facile limitarsi ad ammirare che trasportare le (buone) abitudini all'interno dei nostri stadi. Molto più comodo stare a casa invece che andare a nutrire al freddo e sotto la pioggia la propria fede calcistica. Più facile sfogare la rabbia nell'immediato insultando chiunque anche solo per un retropassaggio, piuttosto che applaudire e sostenere. Più facile indignarsi per il gesto istintivo di un ragazzo reduce dal suo decimo (e poi undicesimo) gol in stagione, piuttosto che comprenderlo e fare un piccolissimo mea culpa.

Perché alcuni si possono arrogare un diritto mentre altri no? Perché fischiare è giusto e zittire i fischi è un gesto arrogante? Ognuno è libero di pensare e fare quello che vuole, ma una cosa va ricordata: nessuno ha più diritti rispetto ad altri. Fischiare potrà pure essere un diritto, ma una reazione contraria e nei limiti dell'educazione non lo è da meno.

Sezione: Calci & Parole / Data: Mar 11 novembre 2014 alle 01:30
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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