Difficile essere positivi anche questa volta. L'Inter porta a casa un punto, frutto dell'1-1 contro il Palermo a San Siro. La squadra di Frank de Boer replica con Icardi al minuto 72 al gol di Rispoli arrivato in apertura di secondo tempo. Quando ci si preoccupava del cambio allenatore in relazione alle difficoltà iniziali che questa scelta poteva comportare, ci si riferiva soprattutto alle difficoltà che un nuovo stile di gioco poteva riservare in un tempo così risicato. De Boer questa volta passa al 4-3-3 ma la sostanza cambia poco. La squadra risponde a tratti ai dettami del mister, il gioco palesa molte sbavature e tanto disordine frutto dell'incapacità di assimilare nuove richieste. Se ci limitiamo a valutare la gara di ieri l'Inter ha sì creato (22 tiri totali) ma ha spesso compiuto delle scelte figlie della confusione e della spasmodica ricerca del risultato.
Il 4-3-3 impostato dal tecnico olandese prevedeva Ever Banega in cabina di regia, Ivan Perisic e Davide Santon dal primo minuto sulla linea sinistra. Come era normale attendersi, Banega fin dalle prime battute cerca il contatto con la sfera, necessita di acquisire fin da subito feeling e di mettere in ritmo i compagni, scegliendo comunque di verticalizzare spesso sugli esterni Eder e Perisic, unici in ritmo di gioco allineato al possesso. Accanto all'argentino De Boer ha scelto Medel e Kondogbia, che da interni hanno creato molti scompensi; normale attendersi il cileno come scelta volta a preservare le verticalizzazioni di Banega, meno normale è stato scegliere due calciatori poco votati ad attaccare gli spazi ma pretenderne il movimento (la fotografia del problema è sul tiro di Perisic nel primo tempo: il croato riceve palla su lancio di Banega, ma nessuno degli interni segue l'azione, quando sarebbero stati necessari movimenti ad attaccare gli spazi). Se pensiamo che Medel è stato colui che ha avuto più occasioni da gol, si capisce l'incongruenza della scelta, poiché il Pitbull non ha nelle sue corde l'inserimento tra le linee né la capacità di andare facilmente alla conclusione.
Stessa cosa può dirsi per Kondogbia, calciatore più coadiuvatore di trame di gioco che interno capace di andare senza palla. Era chiaramente visibile la lentezza dei primi minuti della manovra, che faceva seguito alle defezioni continue durante la transizione difensiva: la squadra perdeva palla e gli interni stringevano tardi, concedendo al Palermo di attaccare gli spazi senza palla. Certo, l'avversario non ha impensierito più di tanto la retroguardia nerazzurra negli spazi ma De Boer dovrà capire che l'assetto del centrocampo necessiterà al più presto di uomini votati ad attaccare gli spazi in fase di transizione offensiva, e di uomini che completino in pochi secondi la diagonale in fase di transizione difensiva.
Il gioco nerazzurro, specie nella prima frazione ha faticato molto ad entrare in ritmo anche a causa dei movimenti totalmente errati dei terzini, e non è stato un caso la strigliata del mister a D'Ambrosio: troppo bassi in fase di uscita della palla, poche sovrapposizioni, mai guadagnato il fondo, sempre fermi sulla trequarti a giocare uno scarico semplice che permetteva al Palermo di riordinare la fase difensiva. Banega in fase di uscita ha faticato ad avere lo scarico in verticale per il compagno e questo era dovuto ad una linea a quattro, formata dai terzini e dagli interni, troppo statica e bassa.
Qualcosa dopo il time out è cambiata, si è intravista una squadra che formava un triangolo largo (Banega-Perisic-Eder) che permetteva i movimenti senza palla ai centrocampisti, ma con Icardi troppo statico in area hanno dovuto fare i conti con una difesa sempre schierata e difficilmente valicabile mentre eseguiva i movimenti in diagonale. Nonostante tutto è su questi concetti che De Boer dovrà lavorare, con uomini diversi (Joao Mario, Brozovic, Ansaldi e Nagatomo), più propensi al gioco in profondità.
La squadra comunque ancora vive di intermittenze, non impara dai propri errori, ed il gol subito dopo tre minuti nel secondo tempo ha lo stesso retrogusto amaro di una settimana fa: Banega perde sì palla, ma il vero problema sta nel fatto che nessuno si smarca per la ricezione. Santon spazza praticamente sul giocatore, ma nessuno degli interni di centrocampo (Kondogbia maggior colpevole) compie la transizione difensiva utile a contrastare l'inserimento da fuori del terzino avversario che comunque trova un gol fortunoso.
Da lì la squadra comunque non ha una reazione basata sulla sicurezza del gioco, quanto più una rabbia figlia dell'emotività e della frenesia. E' stato necessario l'inserimento di Antonio Candreva a ristabilire l'ordine e riportare delle idee in campo. Il gol di Icardi infatti arriva da un suo cross perfetto e da un movimento a tagliare sul primo palo dell'argentino che in area vive come sempre i suoi momenti migliori (ed anche questo sarà un equivoco da chiarire, poiché uno tra De Boer e Icardi dovrà adeguarsi allo stile dell'altro). Ma il gol non è frutto di un concetto casuale. Candreva sa far muovere le difese di qualche metro, sa portare l'uomo a sé e, cosa importante, sa dettare i movimenti ai terzini per creare spazi per sé e per i compagni. Se l'Inter ha la possibilità di segnare è proprio sui movimenti che Candreva con la sua qualità riesce a creare.
Francamente il Palermo non ha creato occasioni di pericolo, non ha impensierito i nerazzurri, e forse anche per questo si è palesata l'intermittenza del gioco e dell'intensità. Una squadra come l'Inter ha l'obbligo di schiacciare l'avversario alla ricerca della vittoria, mentre la reazione dopo il gol è stata timida, confusa, scemante, contro una squadra che non ha dimostrato tenacia nella difesa del risultato.
La sosta per la squadra di Frank De Boer verrà certamente accolta come manna dal cielo: vi è la necessità di recuperare qualcosa sul piano fisico ma soprattutto urge la necessità di assimilare al meglio concetti di gioco che non godono di continuità. Finanche la densità di gioco ed il pressing alto con il centrocampo che si posiziona a triangolo non vengono eseguiti in maniera fluida.
Inter quindi rimandata a settembre, in attesa di vedere quanto meno una squadra capace di dialogare e che dia la sensazione di aver assimilato dei concetti necessari per portare i colori nerazzurri dove meritano.
Ernesto D'Ambrosio
Autore: Redazione FcInterNews / Twitter: @FcInterNewsIt
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