Dopo aver affrontato la squadra che da 6 anni domina in Italia, l'Inter scende in campo in Coppa Italia contro il Pordenone, compagine di Serie C che al massimo nella propria storia ha raggiunto la semifinale playoff di categoria. Una partita sulla carta senza storia, tanto che Spalletti la affronta quasi come se fosse una amichevole estiva: tanti cambi di formazione e primi reali minuti in nerazzurro per molti giocatori. La rotazione riguarda soprattutto il reparto offensivo, dove insieme ad Eder giocano Karamoh e Cancelo, con Pinamonti prima punta. In mediana ecco Gagliardini e Vecino, dietro Dalbert cerca conferme dopo lo spezzone contro la Juve. Ranocchia al centro al fianco di Skriniar. Il Pordenone scende in campo con un 4-3-3 che diventa presto un 4-5-1 in fase di non possesso.
PRIMO TEMPO - L'Inter pecca di arroganza fin dalle prime fasi di gioco, approcciando alla partita non con la dovuta attenzione. La manovra è lenta e va ad aiutare l'idea di gioco del Pordenone, che in fase difensiva tende ad accentrarsi pe evitare di subire imbucate. Alla squadra di Colucci va dato gran merito, perché non si fa troppo intimorire da uno stadio dall'importanza di San Siro, provando anche a gestire il pallone e ripartire ogni volta che le è possibile. Nell'Inter Karamoh prova continuamente a mettersi in luce, cercando sempre lo spunto individuale: buono l'atteggiamento, ma troppo spesso ogni sua iniziativa si traduce in un nulla di fatto. Proprio sui suoi piedi arrivano le più ghiotte occasioni entrambe sprecate malamente. Talvolta disordinato, Spalletti prova a cambiargli fascia, cercando di metterlo più a suo agio giocando sul piede destro. Proprio come quando sono in campo i titolari Candreva e Perisic, l'Inter tende a creare gioco sulla corsia di destra, dove gioca Cancelo, per arrivare poi a concludere su quella opposta. Lo 0-0 del primo tempo però fa ben capire che il risultato finale potrebbe non essere quello sperato. Il portoghese mostra una buona gamba (è lui a mandare in porta l'esterno francese), ma anche in questo caso spesso la fretta è nemica. Vista la tattica difensiva del Pordenone, l'Inter spesso calcia da fuori: il tiratore scelto è Gagliardini, che tuttavia non trova mai la porta.
SECONDO TEMPO - Nella ripresa Pinamonti, praticamente mai pervenuto, resta negli spogliatoi, al suo posto Brozovic. L'idea di Spalletti è quella di dare maggiore qualità alla manovra, mettendo Eder prima punta. Il croato, appena entrato, ha subito una buona occasione di aprire le marcature, ma mostra al popolo nerazzurro una ciabattata che volentieri si sarebbe evitato. Con il passare dei minuti la squadra si infastidisce non trovando la via del gol, ottenendo solo di accentrarsi sempre di più, cosa che facilita il compito della difesa ospite. Spalletti si trova costretto a inserire prima Perisic per Karamoh e poi addirittura Icardi per Dalbert: netti passi indietro rispetto ai buoni propositi post Juve. Cancelo passa a fare il terzino destro. Con il capitano in campo la squadra di Spalletti prova ad alzare maggiormente il pallone, ma va davvero riconosciuto merito al Pordenone di non calare mai di un secondo l'attenzione, arrivando anche a difendersi con uno stoico 5-5.
SUPPLEMENTARI - Costretta ai supplementari, nella testa dei giocatori dell'Inter inizia a prendere piede l'ipotesi di una figuraccia storica. Il Pordenone non molla, e la stanchezza rende ancora più opaca una manovra già di natura ombrosa. Un palo di Icardi, tanti tantissimi cross dalla trequarti che facilmente la difesa avversaria riesce a neutralizzare: manca la forza per andare in uno contro uno, si cercando quindi palloni più sperati che ragionati, non riuscendo neanche a prendersi falli che potrebbero essere tradotti in palle inattive pericolose. Alla fine il Pordenone merita i rigori, nonostante l'Inter abbia avuto le occasioni per chiudere la pratica. Quando si pareggia contro una squadra di Serie C bisogna farsi più di qualche domanda, soprattutto sull'affidabilità delle alternative. La partita di ieri ci dice che Karamoh, Pinamonti, Dalbert e Cancelo non sono pronti per fare i titolari nell'Inter, anche se può diventare controproducente fare di tutta l'erba un fascio. I giocatori andranno rivisti in contenti più "realistici", in partite prive di quella strana sensazione di aver già vinto prima di scendere in campo e che, se non tramutata in realtà, si traduce in ansia da vittoria.
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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