Il presidente del Senato Ignazio La Russa, noto tifoso dell'Inter presente a Istanbul per assistere alla finale di Champions League, è uno degli intervistati della Gazzetta dello Sport. 

Presidente, lei guida anche l’Inter Club Parlamento arrivata qui con un charter: qual è l’umore della truppa?
"Siamo una squadra bipartisan. Una delle più accanite è l’ex capogruppo del Pd, Simona Malpezzi. L’aver eliminato il Milan toglie a tutti ansia di prestazione, ci rilassa: vogliamo con tutto il cuore la Coppa, ma se andasse male ci siamo risparmiati in partenza gli sfottò milanisti".

Ma è vero che anche il presidente Mattarella in cuor suo è tifoso dell’Inter?
"Un falso mito, tifa solo Palermo. Recentemente ero invitato al Quirinale, ma ho mandato un vicepresidente: c’era la finale di Coppa Italia quel giorno!".

Che ricordi la legano alle altre finali della sua squadra?
"Non ero ancora maggiorenne quando la Grande Inter vinse la prima nel 1964. Studiavo in un collegio nella Svizzera tedesca e mi fiondai davanti all’unica televisione che c’era. L’anno dopo ero a San Siro: della partita col Benfica ricordo la pioggia e una certa insoddisfazione. Avrei voluto vincere meglio. Ricordo la sconfitta dolorosa col Celtic nel 1967, mentre quella con l’Ajax nel 1972 l’ho un po’ rimossa: erano troppo superiori… Nel 2010 eravamo sicuri di vincere, c’era un sentimento opposto a quello di ora: se non avessimo vinto allora sarebbe stato un fallimento, adesso no".

Cosa insegna il percorso inatteso di questa Inter?
"L’importanza del non arrendersi e superare le difficoltà. Quando sono stato eletto presidente del Senato ho citato una frase di Pertini: “Nella vita talvolta è necessario saper lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza…”. Due mesi fa tutti immaginavamo che sarebbe stato il prossimo allenatore dell’Inter, invece Inzaghi ha lottato, ed eccoci tutti a Istanbul".

Ha sciolto tutti i dubbi ?
"Ho sempre detto che è uno dei migliori tattici, deve solo acquisire un po’ più di grinta. Non amo definire l’Inter pazza, piuttosto è… dipendente dagli stati d’animo. Abbiamo interrotto questa dipendenza solo con allenatori che con il carisma impedivano agli umori di determinare i risultati. Da Bersellini al Trap, da Conte a Mou è sempre stato così: Inzaghi è diverso, ma sta cambiando e gli ultimi mesi sono stati positivi. Come gestore di esseri umani ha una tecnica diversa: vuole tenere tutti sulla barca, mentre altri tenevano più fermo il bastone del comando".

Quali sono gli interisti della sua vita?
"Nella gioventù Horst Szymaniak, un tedesco comprato dal Catania. Poi ne dico due che sono diventati amici. Per primo Zenga: spero che prima o poi possa allenarci. E Materazzi, il preferito: mio figlio ha il 23 tatuato, noi siamo una famiglia di culto “materazziano”. Oggi la sorpresa è Acerbi, una intuizione di Inzaghi che compensa l’errore Correa. Se potessi scegliere una persona con cui cenare, direi Onana. Uno che non leverei mai, invece, è Lukaku: siccome la finale non dura necessariamente 90’, ma può arrivare 120, per la prima volta capisco l’opzione Romelu da subentrato".

Un giudizio su questi anni di gestione Zhang?
"Ero diffidente: pensavo e penso sia un errore non aver mantenuto la presenza di Moratti. Ma a parte questo, devo dire che il ragazzo è appassionato, il suo interismo non è di facciata. Visto quello che succede altrove, la sua parsimonia forse è saggia. Certo, l’autofinanziamento non può continuare in eterno, ma ogni scelta è condizionata da ciò che accade in Cina".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 10 giugno 2023 alle 11:54
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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