"Per ritrovare un simile andamento si deve tornare con la memoria alla stagione 1994-95 quando, dopo 20 giornate di Serie A, il Milan era settimo in classifica e l’Inter decima, entrambe erano state eliminate dalla Coppa Italia e i nerazzurri erano stati impallinati pure in Coppa Uefa al primo turno. Unica consolazione, in quell’annata d’inferno, fu la conquista della finale di Champions League da parte del Milan (poi persa a Vienna contro l’Ajax dell’allora giovanissimo Seedorf)". Così la Gazzetta dello Sport prova a fare un paragone tra le milanesi di oggi e quelle del passato. "C’è un filo che lega le storie delle due squadre: per entrambe questa è una stagione di ribaltamenti societari", si legge. Poi più specificatemente sull'Inter: "Povertà tecnica Il declino parte dalle stanze del potere e scivola giù, si diceva, fino al campo. Prendiamo l’Inter: in estate sceglie un allenatore, Walter Mazzarri, che ha ottenuto i migliori risultati giocando con un determinato modulo (il 3-5-2) e utilizzando uomini dalle precise caratteristiche tecniche e fisiche. Il problema è che nel gruppo nerazzurro sono pochi gli elementi che possono interpretare il Mazzarri-pensiero. Quindi, o si cambia modo di stare in campo oppure si cambiano i giocatori: non si vedono altre soluzioni all’orizzonte. Il Napoli di Mazzarri si basava su due laterali formidabili a ribaltare l’azione (Maggio e Zuniga) e sul trio formato da Lavezzi (poi Pandev), Cavani e Hamsik. All’Inter, per dire della povertà tecnica della rosa, non c’è nessuno che possa almeno lontanamente essere paragonato a loro. Lavezzi, Cavani e Hamsik contro Guarin, Alvarez e Palacio? Non c’è partita. Maggio e Zuniga contro Jonathan e Nagatomo? Idem come sopra. Con simili premesse il deserto di spettacolo è una logica conseguenza". 

Sezione: Rassegna / Data: Ven 24 gennaio 2014 alle 12:26 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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