"Il Grande Romanzo del Derby compie oggi 110 anni e, a giudicare dalle aspettative per la sfida di domenica, si può tranquillamente sostenere che l’età la porta assai bene". La Gazzetta dello Sport riporta alla mente la data del 17 ottobre del 1908, giorno della prima stracittadina tra Inter e Milan. Partita disputata a Chiaso, in Svizzera, valevole per la Coppa Chiasso cui erano iscritti anche il Chiasso, l’Ausonia, il Lugano e il Bellinzona.

In treno, le squadre viaggiano una accanto all'altra, facendo anche la tipica colazione a base di pane e salame. Tutti insieme. "Giunti a Chiasso i giocatori vanno verso l’albergo che li ospiterà per un paio di giorni - racconta la rosea -. La mattina della domenica sono in programma le sfide di qualificazione, nel pomeriggio le semifinali e la finale. Il Milan sconfigge il Bellinzona, l’Inter fa fuori l’Ausonia, mentre il Chiasso liquida il Lugano. Ne consegue che Milan, Inter e Chiasso sono in semifinale. E’ ormai mezzogiorno passato, le pance brontolano, si va a mangiare alla Grotta della Giovannina. Nel frattempo gli organizzatori del torneo si accordano per procedere a un sorteggio: c’è tempo soltanto per disputare una semifinale (e non due) e poi la finale. L’Inter vince «alla monetina» e, mentre il Milan si spolmona per eliminare i padroni di casa del Chiasso (2-0), i nerazzurri schiacciano un pisolino e così digeriscono il sostanzioso pranzo. Nel primo pomeriggio, agli ordini dell’arbitro Bollinger di Bellinzona, l’Internazionale e il Milan vanno in campo per giocarsi il trofeo. Il Milan si schiera con Radice, Glaser, Sala, Bianchi, Steltzer, Meschia, Lana, Madler, Forlano, Laich, Colombo. L’Inter risponde con Campelli, Fonte, Zoller, Yenni, Fossati, Stebler, Capra, Peyer, Peterly, Aebi, Schuler. L’uomo-simbolo dei rossoneri è Pierino Lana, vent’anni, centrocampista dotato di ottima tecnica. Lo chiamano «fantaccino» perché è piccolo di statura, ma supplisce alla mancanza di centimetri e di muscoli con la rapidità, la destrezza e la furbizia. I nerazzurri si affidano alla classe di Virgilio Fossati, mediano, capitano e allenatore: una specie di factotum. A dargli una mano c’è Ermanno Aebi, 16 anni, centrocampista, figlio di madre italiana e padre svizzero. L’Internazionale è una squadra piena di stranieri, e così fa onore alla propria denominazione. Ma il Milan è più forte e lo si capisce fin dalle prime battute. Prima Lana e poi Forlano fissano il risultato sul 2-0 al termine del primo tempo (che dura 25 minuti, da regolamento). Nella ripresa (sempre di 25 minuti) l’Inter accorcia le distanze con Payer, ma non riesce a cogliere il pareggio. Finisce 2-1 per il Diavolo. I rossoneri festeggiano e si portano a casa il trofeo. I duemila spettatori battono le mani, entusiasti per il gioco brillante. Gli organizzatori, terminate le premiazioni, fanno di conto: l’incasso è di 400 franchi svizzeri, mica poco. I ragazzi del Milan e dell’Inter corrono in stazione a prendere il treno: devono rientrare in fretta a Milano, domani è lunedì, c’è chi deve andare a lavorare e chi, invece, non può mancare all’appello a scuola. Il calcio è bello, ma non dà ancora da vivere".

Sezione: Rassegna / Data: Gio 18 ottobre 2018 alle 09:42 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print