"All’inferno andateci voi. Che poi era come dire: vacci anche tu, Maxi. Andateci tutti, soprattutto quelli che pensavano che me la sarei fatta sotto. Io non me la faccio sotto: voi fischiatemi ogni volta che tocco palla, vomitate insulti, datemi dell’uomo di m..., voi fate boati per Maxi Lopez, chiedetegli di segnare per voi, e io segno. Segno io, non lui". Questa l'interpretazione un po' borderline della Gazzetta dello Sport del pensiero di Mauro Icardi ieri a Genova. La certezza è che ha vinto lui. "A Genova gli avevano promesso l’inferno, ma il fuoco lo ha acceso lui dopo 13’, con un gol da centravanti e un’esultanza da guappo, tutta huevos e niente razionalità. A costo di prendere un giallo, fare arrabbiare Mazzarri, trasformare Marassi in un’arena dove la gente urlava «uccidetelo» e a Costa in panchina dev’essere venuta voglia di farlo davvero, perché hanno dovuto tenerlo in tre o quattro mentre continuava a urlargli «figlio di p...» con le vene del collo ingrossate , tanto che in serata si è sentito di chiedere scusa. Icardi se n’è fregato di tutto quello che stava succedendo e sarebbe potuto succedere, si è avvicinato il più possibile a quella gradinata, così vicino da poter guardare i tifosi fin dentro agli occhi, ha messo una mano sull’orecchio come per sentire meglio e per due volte ha usato l’altra per chiedere alla gradinata Samp di alzare la voce: su, su, adesso rifatemi sentire i vostri insulti, che tanto oggi vinco io. E se hanno chiamato questa partita la partita di Wanda Nara, la partita dell’innamorato e del tradito, io vinco anche questa, mica solo quella per sposarmela".

Sezione: Rassegna / Data: Lun 14 aprile 2014 alle 11:45 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print