Dopo i fasti degli anni d'oro di Stoichkov, Letchkov, Kostadinov, il quarto posto al Mondiale statunitense nel 1994 e la coda lunga fino a Euro 2004, il calcio bulgaro versa in condizioni di sperate ormai da anni. Il Ludogorets è un piccolo faro, che domina in patria da 8 anni e che ogni tanto si accende anche nelle coppe europee. Il club è di Razgrad, centro di 35mila anime, tirato su e mantenuto dall'oligarca Kiril Domuschiev. Tra povertà, criminalità organizzata e scarse risorse, il movimento fatica a riemergere.

La Gazzetta dello Sport racconta un po' di storia recente: "I principali club del Paese erano in mano alla mafia bulgara, che dopo il crollo del comunismo si era accaparrata buona parte della depressa economia di Sofia. Il calcio non era solo mezzo di riconoscimento e hobby, ma in primis un ricco business. Attraverso la compravendita dei giocatori o comunicazioni gonfiate di incassi si potevano riciclare soldi sporchi, l’evasione fiscale era la norma, ma le scommesse clandestine erano il «core business». Le gare venivano «aggiustate» con regolarità, con volumi delle puntate che raccontavano molto: l’Uefa invitò a un’inchiesta, ma ancora nel novembre 2011 Yordan Dinov, rappresentante di una agenzia di scommesse denunciò pubblicamente, prima del match, che Lokomotiv-Litex era «truccata». La gara andò come aveva detto lui, con tanto di ribaltone dopo 45’, ma non seguirono incriminazioni o squalifiche. Anzi, Dinov l’aprile successivo fu ucciso a colpi di pistola a Sofia. La scia di sangue andava avanti dal 1993, quando fu ammazzato Ilia Pavlov, ex lottatore, capo di una gang criminale e incidentalmente anche presidente di un club di A, di Varna. Spesso si trattava di regolamenti di conti per altri affari, ma il calcio c’era dentro fino al collo: nel 2004 Milcho Bonev e 5 sue guardie del corpo furono uccisi nel dehors del ristorante dello Slavia, da un commando di killer travestiti da poliziotti".

"Domuschiev, soprannominato l’Abramovich bulgaro, ha fatto fortuna dopo il crollo del comunismo accaparrandosi alcune aziende farmaceutiche statali che poi ha sviluppato nell’attuale Huvepharma, colosso che ha sedi, oltre che in Bulgaria, in Italia (provincia di Cuneo) e Nebraska (di cui è cittadino onorario)", riferisce la rosea

Sezione: Rassegna / Data: Gio 20 febbraio 2020 alle 10:08 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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