C'è anche Salvatore Carmando, storico ex massaggiatore del Napoli, tra i protagonisti raggiunti da La Gazzetta dello Sport nel giorno della sfida tra gli azzurri e l'Inter.

Che partite erano, Carmando? 
"Se dico epiche non esagero. Quelle degli Anni ‘80, ovviamente, con l’avvento di quel genio di Maradona".

Era una Milano indigeribile, altro che da bere. 
"Perdevamo spesso, maledizione. L’anno del primo scudetto, finì 1-0 per loro. In quello del secondo, ci andò peggio, 3-1. Mi mettevano in croce, i miei amici".

Un po’ di aneddoti. 
"Già prima della gara, quando arrivavo, c’erano Giacinto Facchetti e l’avvocato Prisco che mi aspettavano. Era una specie di agguato amichevole, ce ne dicevamo tante ma sempre abbracciati. Era un appuntamento fisso e goliardico, a nessuno di noi mancava la battuta facile".

Il più “duro” da sopportare tra gli interisti? 
"Quando eravamo in Nazionale, Zenga: mi tormentava, ero la sua vittima preferita. E io replicavo: guarda che non ti faccio venire a Napoli. Ahimè, non venne. Non svelo alcun segreto, ma lui è stato vicinissimo al Napoli. Lo voleva Maradona, si adoravano, c’era una stima umana e professionale fortissima, un legame vero. Sarebbe stato un colpo clamoroso, perché Walter è stato tra i più grandi di sempre".

Apra tutti i suoi bauli. 
"Si vedeva già dall’82 che Beppe Bergomi era un prodigio della natura. Come si dice qua da noi: è nato imparato. Mai sopra le righe, con quella serietà e quella umiltà che lo hanno trasformato in leggenda. Lo vedo ancora oggi in tv ed è uguale, ma senza il baffo".

Il baffo era, prima di lui, Sandro Mazzola. 
"Calciatore straordinario, amato anche lui ovunque. Noi abbiamo cominciato a duellare seriamente e con continuità per lo scudetto con Diego. Nella Nazionale di interisti ce ne sono stati, Serena e Berti per dirne altri due. Ragazzi a modo".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 25 ottobre 2025 alle 10:50
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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