Quel Ricky che ti aspetti. Ebbene sì, quello che ci aspettavamo e che io conoscevo bene, è finalmente in campo. Parlo di Alvarez e questo si è capito subito. Era da un po’ che lo aspettavamo e, a dire il vero, mi rincresceva l’idea di averne parlato subito bene, per averlo visto all’opera “en vivo“ al Fortin del Velez a Buenos Aires, e poi vederlo sommerso da fischi al Meazza, quando le sue apparizioni lasciavano sorpresi in negativo.

Quello, insomma, che la hinchada velezana chiamava Maravilla, per i numeri che lasciava intravedere in campo.

Ne ho parlato qualche mese fa, nel dipartimento cultura dello stadio Amalfitani, nel quartiere di Liniers, periferia ovest della capitale argentina, con il presidente Miguel Pablo Calello, di origini calabresi per parte di madre, nel corso della presentazione di un libro dedicato alla figura straordinaria di José Luis Amalfitani, lo storico presidente del Velez, figlio di emigrati calabresi anche lui.

Calello e altri tifosi del Velez, in procinto di partire con la squadra per una trasferta a Mendoza, mi chiedevano come mai Alvarez avesse avuto questo rendimento altalenante o, a volte, decisamente basso la scorsa stagione, prima di riprendersi e terminare il campionato lasciando intravedere che stava tornando il vero Ricky?

“Alvarez è un pensante che deve essere libero di creare, non si può imprigionare il suo talento”, sosteneva un signore dai capelli bianchi, aficionado da decenni del Velez.

“Ne ricordo le progressioni e quell’andatura dinoccolata: sarà perché mi piace molto, ma il Velez non ha oggi un giocatore con quelle caratteristiche. E pensare che ci avevano fatto un pensierino il River ed il Boca! Però, por favor, vedere Alvarez fuori dal Fortin? No, no…”.

Eh sì, i due principali club d’Argentina avevano pensato di riportarsi indietro sui campi del Sud America il sinistro liftato di Alvarez, ma meglio così.

In realtà, lo ripeto, ero stupito anche io nel vedere in tv che il talentuoso centrocampista stentava nel mostrare i suoi colpi fantasiosi, la sua progressione a volte sorprendente. Mi chiedevo: che sarà accaduto? Un difetto di personalità, gli infortuni, l’ambientamento, un allenatore che non sa dove collocarlo?

Per fortuna è arrivato Mazzarri, che con l'esperienza che gli viene riconosciuta, ha dato responsabilità ad Alvarez; perché si è capito che non è questione di ruolo, visto che oggi Ricky gioca in una posizione in cui fa bene lo stesso, sebbene non sia propriamente la sua collocazione più adatta.

Oggi il popolo nerazzurro interista comincia a deliziarsi con le giocate di questo talentuoso “mediocampista” che accarezza il pallone con la suola della scarpa. Una qualità che, come dicono in Argentina, è prerogativa dei grandi giocatori. Ma le sue giocate, e lo vediamo, non sono mai fini a sé stesse, hanno un senso.

Ricky Maravilla Alvarez è tornato ad essere il giocatore che esaltava il Fortin e che da queste parti continuano a seguire con grande interesse. Ha ancora margini per crescere e diventare davvero uno dei giocatori più importanti del nostro campionato.

Intanto, ogni qualvolta mi affaccio dalle parti dell’Amalfitani e qualcuno mi riconosce mi chiede “Señor que pasa con Ricky?”. E’ tornato, gli rispondo, è tornato.

Sezione: QUI ARGENTINA / Data: Mar 01 ottobre 2013 alle 03:00
Autore: Pasquale Guaglianone / Twitter: @pasqualegua23
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