Quando un paio di anni fa, era il 2011, con alcuni amici tifosi del Quilmes, parlavamo di un loro ex calciatore che non aveva mai debuttato in prima squadra proprio in quel Quilmes che è la squadra della ciudad cervecera (la città dove si produce la più famosa birra d’Argentina) mi divertii a ricordare loro che i talenti non sapevano coltivarli, visto che lo stesso giocatore si trasferì ai paraguaiani del Cerro Porteño debuttando in Copa Libertadores, e segnò proprio quella notte una doppietta ai cileni del Colo Colo. Tre giorni dopo il suo trasferimento.

Passò poco più di un paio d’anni e in una calda notte d’estate in Argentina, agli inizi di quest’anno, mi invitarono al Monumental, lo stadio della Seleccion. Andammo a guardare il River che giocava con il Tigre. Ci andai anche perché era da tempo che seguivo il nuovo talento del Tigre, quel Ruben Botta che poi sarebbe stato acquistato dall’Inter in estate. La sorpresa fu, quel giorno, scoprire tutto il talento di un giocatore dal volto di un indio. I tifosi più accaniti dei millionarios, quelli che amano farsi chiamare los borrachos del Tablon, gli gridavano: dale Iturbito, vamos ya

Ogni volata era un grido, ogni dribbling un “olé”. Ma chi era questo piccoletto, tutto rapidità e destrezza? Era un argentino cresciuto in Paraguay, in quel Cerro Porteño che rappresenta un po’ la fucina dei campioni che arrivano nel paese a Nord dell’Argentina. Fu una piacevolissima scoperta. Qualche giornalista sportivo, mio amico, mi sussurrava che era di proprietà del Porto, che lo aveva prestato per sette mesi al River. Ovvio che il mio pensiero, con anima nerazzurra, era quello di vederlo già con indosso la camiseta dell’Inter. Anche e soprattutto perché qualche trattativa lo aveva avvicinato all’interesse dell’Inter. Vedremo.

Chiesi quanti anni ha; mi risposero non ancora venti. E lui intanto esaltava la hinchada biancorossonera, con un delizioso gol, il terzo per il River in quella serata. Un velocissimo cambio di passo con dribbling, l’entrata in area e il diagonale che andava a gonfiare la rete del Tigre. Mi raccontavano che questo furetto, tutto sinistro e velocità, aveva persino stupito Lionel Messi, che gli aveva predestinato un grande futuro. Non è ancora esploso del tutto, al River ha fatto bene, ma non ha realizzato molte reti, (3 in 17 presenze, ndr). Pur tuttavia, penso che il campionato italiano sia ideale per la sua crescita definitiva.

Ha tutto per esplodere: tecnica, velocità, resistenza e personalità, quella poi non gli difetta senz’altro. L’Argentina se lo tiene stretto, al momento nella rappresentativa Under 20; ma presto, molto presto, se mantiene le promesse, vedrà le porte del previo di Ezeiza, ovvero del centro federale della Seleccion. Perché Iturbito scalpita, proprio come un cavallo della pampa. E in Italia i tifosi del Verona se lo godono, in attesa o nella speranza, che si sposti a giocare più ad ovest, magari dalle parti della Pinetina.

Perché Juan Manuel Iturbe Arèvalos non è solo un giovanissimo calciatore, ma è un giovanissimo già pronto. Ed io ho ancora in mente le cose dette dal presidente del River, Daniel Passarella, in conferenza stampa, quel giorno della sua presentazione: "Lo vedo molto bene, con molta voglia, e se fa le cose che ha sempre fatto la gente esploderà per il piacere di vederlo giocare".

Bien, direi io, muy bien.

 

Sezione: QUI ARGENTINA / Data: Mar 08 ottobre 2013 alle 23:59
Autore: Pasquale Guaglianone / Twitter: @pasqualegua23
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