"Gli sport francesi dovrebbero temere la globalizzazione?" È questa la frase provocatoria che Michel Pautot, famoso avvocato di Marsiglia, ha utilizzato per intitolare la 15eesima edizione del suo studio Legisport "Sport e nazionalità", presentato lunedì scorso a Parigi. Pautot, parlando a Le Quotidien, ha spiegato il suo punto di vista sul tema, portando a sostegno della sua tesi anche alcuni dati degli ultimi anni: "Sono un europeo convinto, quindi direi che è un'opportunità per gli sportivi piuttosto che un rullo compressore che schiaccia tutto ciò che incontra. Ma una cosa è certa: la globalizzazione "ha un impatto" su tutti i Paesi. L'internazionalizzazione della forza lavoro è in corso. Possiamo vederlo ogni fine settimana sui prati dei campionati europei..."

Nel calcio, ad esempio? "Sì, oggi tutte le squadre sono alla ricerca dell'eccellenza. Di fronte a una maggiore competizione, devono "esibirsi". Di conseguenza, le squadre sono sempre più cosmopolite. Oggi il talento non ha confini, nazionalità. Il 20 agosto, l'Eintracht Francoforte ha schierato 11 stranieri al fischio d'inizio. È ben lungi dall'essere un caso isolato dato che nei club passati più o meno recenti, come hanno fatto anche Chelsea, Granada, OM o PSG. In Italia, nell'aprile 2016, l'Inter-Udinese è iniziata senza nemmeno un giocatore italiano ... Questo tipo di evento era già successo in Inghilterra nel dicembre 2009 a Portsmouth-Arsenal". 

La globalizzazione dello sport è un fenomeno ineluttabile?
"Deve essere chiaro che questa è una possibilità che viene offerta ai club, non è in alcun modo un obbligo. Ma è sempre più percepito come una necessità. La formazione deve essere un obiettivo prioritario per la promozione delle squadre nazionali, il contributo dei giocatori stranieri può spesso portare a un salto qualitativo, guadagnando pubblico e attrattiva. Per convincersene, devi solo vedere l'arrivo di Neymar questa estate al PSG". 

Sezione: News / Data: Mar 21 novembre 2017 alle 23:46
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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