Lunga intervista di TMW e TuttoC al presidente dell’Alcione Milano, Giulio Gallazzi durante la quale il numero uno del club meneghino ha anche parlato di Beppe Marotta, dell'amicizia che lo lega a lui e dei nuovi rivali dell'Inter U23.

L’Alcione è la terza squadra di Milano: a ottobre arriva la sfida all’Inter U23. È un derby a tutti gli effetti.
"È il primo derby nella storia della città di Milano in Serie C. Per noi sarà una sfida importante, epocale: arriva contro l'Inter che è una squadra sicuramente amica. Diciamo che per noi è più importante che per loro: per l’Inter la seconda squadra ha l’obiettivo di integrare il loro percorso di filiera giovanile, verso un'eccellenza come Serie A o Champions League. Per noi, invece, scende in campo la prima squadra: arriveremo a questa partita considerandola uno dei grandi appuntamenti della stagione. È una gara particolare da tanti punti di vista, credo sia risaputo che ho un rapporto di amicizia personale con uno dei più grandi dirigenti della storia del calcio italiano".

Parla di Beppe Marotta.
"La sua promessa è che la vedremo insieme: dovremo far finta di viverla come una sfida serena. Probabilmente lo sarà più per lui".

Com’è nato questo rapporto di amicizia?

"Ci conoscevamo da tempo, non essendo io un grande esperto di calcio mi sono permesso di chiedere a Beppe dei consigli, per cercare di capire da un grande del calcio italiano quali potessero essere le valutazioni migliori. Ogni tanto lo chiamo per un caffè e gli chiedo qualche consiglio: è una persona molto aperta, splendida, è in grado con poche parole di farmi riflettere e non farmi cadere in errori dettati da presunzione o poca esperienza. L’amicizia nasce da una profonda e reciproca stima, la mia ovviamente non meritata sui campi di calcio, ma magari dal mondo della finanza".

La nascita dell’Inter U23, però, vi ha tolto qualche giovane…
"Beh sì, però abbiamo rapporti con tanti altri club. Abbiamo giovani da Atalanta, Sassuolo, Fiorentina, Spezia, Cremonese: al netto del buon rapporto con l’Inter, tante squadre di Serie A e B guardano all’Alcione come a una squadra che ha una capacità comprovata. Siamo una delle migliori filiere giovanili d'Italia, non solo a livello sportivo ma come valori nel preparare e sostenere i giovani. Questo DNA si riflette sul clima della prima squadra, è una considerazione che ci fa piacere".

Non le sarebbe piaciuto tornare all’Arena Civica?
"Tocca un tasto dolente, quasi doloroso. Giocare all’Arena in serie C sarebbe stato un enorme orgoglio, è la prima casa del calcio a Milano e anche nel nostro Paese: lì si è giocata la prima partita della Nazionale. Era il nostro sogno: ci siamo proposti di fare importanti ristrutturazioni a nostre spese, di proteggerla e migliorarla, ma ci è stato detto che era un monumento non un impianto.... Poi alcune cose sono cambiate, ma alla fine non ci è mai stato accordato il permesso e abbiamo dovuto vincere due volte la promozione in Serie C per salire. Credo sia un discorso chiuso, meglio non tornare sui sogni infranti".

Bolognese di nascita, ma milanese di adozione: che idea si è fatto di San Siro?

"Io sono di parte, avendo rapporti molto positivi sia con l’Inter che con il Milan. E trovo incredibile che quello verso un nuovo stadio sia un percorso così complicato, irto di ostacoli, di commissioni, contro-commissioni e comitati. In un Paese dove in generale c'è bisogno di infrastrutture, quelle sportive sono una valle di lacrime: nella migliore delle ipotesi sono impianti vecchi, salvo pochissimi casi legati a iniziative locali, che abbisognerebbero completamente di una revisione o di un rilancio, nel migliore dei casi. E questo nell’interesse delle cittadinanze, dei comuni, del territorio, oltre che delle società. Invece chi vuole fare qualcosa deve affrontare partite interminabili, con variabili ingestibili. Eppure sappiamo tutti cosa la FIFA e la UEFA pensino dei nostri stadi: il percorso di Inter e Milan è stato da incubo, ma anche il nostro, sebbene ad altri livelli. È la situazione di Milano, ma mi sembra valga lo stesso a Roma, Napoli, Firenze, Bologna: fare sport in Italia a livello professionista richiede tanto denaro. Ma anche tanta pazienza".

Sezione: News / Data: Gio 18 settembre 2025 alle 22:07
Autore: Egle Patanè
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