Capita di trovarsi nel posto sbagliato (forse) al momento sbagliato; può capitare ad un certo punto di incappare in un ostacolo che si rivela più insormontabile del previsto; può succedere che d’improvviso una carriera che sembrava in parabola ascendente prenda una brusca inversione di rotta, e che da un momento all’altro ci si ritrovi come su un piano inclinato, sul quale si finisce inesorabilmente con lo scivolare senza che niente riesca a fermare questa corsa verso il basso. E che solo dopo un anno un calciatore arrivato con grandi aspettative si ritrovi costretto, volente o nolente, a cambiare strada e progetti.
La storia di Luc Castaignos all’Inter ha ricordato, sotto certi aspetti, quella di un altro giovane calciatore passato senza lasciare traccia o quasi dalle fila nerazzurre negli ultimi anni, ovvero Marko Arnautovic. Almeno, lo sviluppo storico è molto simile: arrivati come grandi promesse annunciate, l’olandese come l’austriaco non riesce a trovare davvero spazio in campo, limitando la propria presenza ad alcune comparsate veloci o poco più, e dopo solo un anno si ritrovano entrambi con le valigie sulla porta. Ma il contesto, quello sì, è differente: Arna non arriva con la benedizione di Mourinho, la sua permanenza all’Inter è legata ad una clausola sulle presenze che ne prevede il riscatto che l’Inter a quanto pare si premura di non osservare, il ragazzo poi a volte eccede in atteggiamenti non proprio consoni, e alla fine rimarrà nella storia solo per essere stato l’animatore delle grandi feste del Triplete nerazzurro.
Luc Castaignos da Schiedam arriva la scorsa estate con altro pedigree: cannoniere di razza (anche se va sempre riconosciuto che arriva da un campionato dalla qualità difensiva modesta come la Eredivisie), a detta degli addetti ai lavori uno dei più importanti prospetti del calcio internazionale, il giovane olandese suscitando curiosità. Ma purtroppo, la sua avventura nerazzurra incappa sin da subito in una serie di incomprensioni: si comincia con Gasperini, che non riesce a vederlo nella sua posizione naturale di punta centrale, provando ad adattarlo come esterno. Il bel gol rifilato al Celtic in un’amichevole estiva resta solo un piccolo segnale: Castaignos vede poco il campo, essendo schierato titolare solo nel match di Novara che segnerà il destino del Gasp.
Cambia l’allenatore, ma per lui la musica non cambia. Anzi, con Ranieri forse la situazione prende una piega ancora peggiore: il tecnico testaccino lo ricopre di elogi in conferenza stampa, ma poi in campo non si vede quasi mai. Gli viene concesso qualche minuto col Chievo durante i quali si divora un gol fatto calciando in bocca a Sorrentino, errore che gli fa perdere qualche punto in più nella considerazione del pubblico di San Siro. Poi, il lampo: quella zampata vincente che regala all’Inter tre punti insperati in quel di Siena proprio negli ultimi minuti di gara, dopo una miriade di errori. Potrebbe essere il momento della svolta, sarà solo un sibilo. Ranieri continua a dolersi di non poterlo schierare, ne auspica anche il prestito: si parla di Cesena ma a precisa domanda da noi fatta dopo la gara con l’Inter il tecnico romagnolo Arrigoni lo giubila con testuali parole: “Non è quello che ci serve”. Dulcis (?) in fundo, la squalifica di tre turni dopo sputo a Raggi durante la disfatta interna col Bologna.
Quando arriva Stramaccioni sulla panchina della prima squadra, probabilmente il suo destino è già segnato. Strama lo ebbe a disposizione qualche giorno prima con la Primavera, e alla Primavera tornerà pochi giorni dopo la promozione del tecnico romano: al cospetto dei giovani dimostra di essere un attaccante hors categorie, ma proprio coi giovani arriva quel grave infortunio che ne chiude anzitempo la propria stagione. Il resto è storia di ieri, le sue parole, la sua amarezza per l’aut-aut della società, soprattutto la pressoché ufficialità della sua partenza. Andrà probabilmente in Inghilterra, Castaignos, nel tentativo di rilanciare le proprie quotazioni. All’Inter resta una bella plusvalenza, la convinzione di puntare con decisione su Mattia Destro, chissà se il rammarico per non averci comunque provato fino in fondo. In bocca al lupo, Luc…
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