La storia, gli aneddoti, le emozioni vissute lungo tutta una carriera e soprattutto lungo quasi 20 anni di militanza nelle fila dell'Inter. Questo è il filo conduttore di 'Giocare da uomo', l'autobiografia che il capitano dell'Inter Javier Zanetti ha scritto con la collaborazione del giornalista Gianni Riotta. Un intero capitolo del libro è dedicato in modo particolare alla figura dell'allenatore col quale Pupi è salito sul tetto d'Europa e del mondo, ovvero José Mourinho. Un rapporto iniziato con una telefonata, in un aeroporto affollato, quello di Roma Fiumicino.

Zanetti racconta: "Sono sovrappensiero, da giorni le prime pagine dei giornali rilanciano voci sull'addio di Roberto Mancini. Io non cerco conferme alle indiscrezioni, ho un'antica abitudine su pettegolezzi e notizie non ufficiali: le ignoro. (...) Mentre al terminal rifletto sulla stagione che verrà, squilla il cellulare. Sto partendo, non ho una grande voglia di rispondere, per di più sul display compare la scritta: 'Numero anonimo' (...). Così, di malavoglia, rispondo: 'Sì?'.
La voce dall'altro capo del telefono è forte, ferma, molto cortese, come se anziché al cellulare fosse in una conferenza stampa in diretta mondiale. 'Sono José Mourinho. Guarda, esco ora dalla sede dell'Inter. Sono il tuo nuovo allenatore. Scusa se non parlo ancora bene l'italiano, lo studio solo da tre settimane, lo sto imparando, vedrai che prima di Natale lo parlerò benissimo. Tu sarai il mio capitano. Avremo la possibilità di conoscerci di persona, ma volevo essere io, e nessun altro, a dirti per primo che sono il tuo mister
". 

Il capitano prosegue: "A partire da quando ero ragazzo, fino a quell'estate del 2008, avevo avuto tanti allenatori, bravi e meno bravi, duri e cortesi, vincitori e sconfitti, paterni o alla mano, ma nessuno mi aveva mai chiamato, senza che ci conoscessimo, per presentarsi e dire: 'Sono contento di lavorare con te'. Un modo di fare nuovo, diretto, che mi piace subito. 'Mister', rispondo, mentre attorino a me i passanti, vedendomi al cellulare, cercano di carpire le novità sulla panchina dell'Inter, 'grazie della chiamata, l'apprezzo molto, mi fa piacere. Se ha ancora tempo per due chiacchiere posso dirle...'. 'Ti ascolto, Zanetti'. '... Che il gruppo che troverà a Milano è forte. Abbiamo vinto molto con Mancini, ma ci teniamo a fare meglio. Sappiamo che Moratti e i tifosi si aspettano una vittoria in Europa, ci teniamo tantissimo a fare bene con lei. Siamo pronti alla sfida'".

Mourinho a quel punto risponde: "'Lo so, Zanetti. Sono felice di arrivare nel calcio italiano...'. Pensando agli scandali e alle polemiche da cui venivamo fuori, mi scappa un sorriso e lo interrompo: 'Perché mister? Perché proprio l'Italia?'. 'Perché io vivo di nuove esperienze. E questo passaggio nel calcio mi manca. Ho lavorato in Spagna, ho vinto in Portogallo e in Inghilterra, ora arrivo in Italia'. 'Cosa si aspetta, mister?'. Provo a fargli capire che razza di pentola a pressione siano la Serie A e l'Inter. 'Voglio la sfida. Non tutto quello che vedo in campo e fuori dal campo mi pice, ma ora voglio vincere anche tra voi. Ci vediamo in ritiro!'. Rimetto il cellulare in tasca e penso: per non sapere ancora l'italiano se la cava bene, diavolo di un uomo, pensare che parla anche portoghese, spagnolo, catalano, inglese e francese...". 


 

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 27 ottobre 2013 alle 20:35
Autore: Christian Liotta
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