“Non sono conquistatori, ma vengono per dare più forza al club, per aiutarlo a crescere ancora”. Queste le parole proferite da Massimo Moratti durante il Consiglio di amministrazione di lunedì scorso. Frasi che lasciano trasparire come ormai il più è fatto e che si sta lavorando assieme per il futuro dell'Inter.

L'indiscrezione è del Corriere della Sera, che torna a spiegare i reali motivi della cessione della maggioranza del club da parte di Moratti. “Se il presidente avesse voluto vendere la società, non avrebbe fatto fatica a trovare un acquirente, così come era già successo nella primavera del 2006 prima che esplodesse Calciopoli. Se invece avesse voluto continuare da solo, avrebbe potuto farlo nonostante il club continui a costare molto/troppo”. Moratti, quindi, ha preso un'altra strada, ovvero uno spostamento laterale. “Un'idea nata 18 mesi fa e che aveva portato all'accordo del 1° agosto 2012, che apriva le porte alla costruzione del nuovo stadio, un'intesa poi naufragata perché il gruppo cinese che lo aveva firmato non era nelle condizioni di farlo. Il problema non è mai stato la sopravvivenza, ma lo sviluppo, se è vero che il fatturato che era di 251 milioni nel 2010 è sceso a 170”.

La soluzione, quindi, è stata quella di guardare all'estero, secondo la filosofia che da sempre contraddistingue il club. “Moratti era convinto che soltanto dai nuovi mercati potesse arrivare la spinta giusta per ripartire. Ha guardato a Oriente, dopo il grande successo dell'Inter nella tournée indonesiana di fine maggio 2012”, spiega ancora il Corsera.

Insomma, unione d'intenti tra la continuità della gestione di Moratti e il nuovo che avanza di Thohir. In ballo il futuro dell'Inter, che deve tornare competitiva ai massimi livelli. Senza conquistatori, ma solo con alleati.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 02 ottobre 2013 alle 11:00 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print