Altra stagione da buttare? Non se la augurano i tifosi dell'Inter e, soprattutto, non se lo augura Erick Thohir, che pensa di aver consegnato nelle mani dell'allenatore una squadra adatta quantomeno per lottare per il terzo posto. Magari non con la certezza di centrarlo, ma almeno di giocarsela fino alla fine. E, invece, i nerazzurri sono sopravanzati non solo da Roma, Juve e Napoli, squadre oggettivamente più pronte (almeno sulla carta), ma anche da realtà meno nobili sotto ogni profilo. Questo non sta bene. Non può stare bene. 
Oggi la Gazzetta dello Sport ha scorporato il ''sonno'' interista in sei incubi. Vediamo quali.

Difesa - Dopo tre gare a porta  inviolata, a Parma sono riemersi  vecchi vizi, tra cui il gol a inizio  match, come a Palermo e Firenze.  Il problema riguarda tutta la fase  difensiva, ma il reparto fatica a  tre e va ancora peggio quando  passa a 4. Se poi l’unico centrale  adattabile a terzino (Juan) resta in  mezzo e a destra va Ranocchia...  Se ne esce dosando un Vidic per  ora da incubo, recuperando gli  esterni che diano copertura e  riportando Rolando a gennaio.

Centrocampo - WM ci prova. Ma è dura. Prova a giocare con due mezze ali  di qualità (Kovacic ed Hernanes),  ma Medel finisce cotto per coprire  le mille falle. Medel, già: il suo  avvio di azione ha spesso un tocco in più, deve sveltirsi. Ma la grande  pecca di reparto è lo svolgimento  lento: il possesso­palla slow non  fa classifica. E le serpentine  orizzontali di Mateo non smuovono  nulla se i movimenti senza palla dei  compagni non ci sono. E gli esterni  k.o. non hanno certo aiutato.

Attacco - Icardi, ultimo stanco show di Parma a parte, fa i gol. Palacio non più. Il Trenza prima o poi si riprenderà, anche perché più sgonfio e fallibile di così parrebbe impossibile. E’ indiscutibilmente mancato tanto Osvaldo: la sua duttilità (prima e seconda punta) è garanzia di gol e pericolosità. Va anche detto che, spesso, l’attacco di palloni buoni ne riceve pochi. Il non-acquisto di una quarta punta (vera) per 3 competizioni è errore grave. Da correggere a gennaio. 

Allenatore - E’ vero che con la Reggina visse un -11 in classifica (e si salvò), ma oggi Mazzarri sta scalando un Izoard. Un altro tipo di Izoard. L’ambiente lo condanna, i risultati non arrivano, del gioco solo briciole, l’identità che lui ha sempre dato dov’è? Ha sempre raggiunto gli obiettivi prefissati, ma se non sarà Champions rischia l’addio. Deve sveltire il gioco, dare mentalità costante (quello che ha chiesto ieri alla squadra). Ha due gare per svoltare. Davvero. 

Società - I margini di manovra sono minimi e rendono il terzo posto vitale. Dopo aver tagliato i costi, la nuova dirigenza si sta mettendo in moto cercando di aumentare i ricavi. Ma il traino dovrebbe essere pure la squadra. Mancano poi i soldi per i rinforzi. Insomma, un cane che si morde la coda. E si sente un vuoto societario, con Thohir troppo lontano. Nell’incontro di venerdì (presente pure ET), all’Uefa basterà una dichiarazione di buone intenzioni? 

Tifosi - Tra Mazzarri e i tifosi non è mai scattata la scintilla, sino ai fischi del 10 maggio scorso, che in questa stagione sono diventati una costante. La società per proteggere il tecnico lo ha fatto «oscurare» dallo speaker. Il problema è che ora la gente è passata ai fatti e contro la Samp molti abbonati per protesta sono rimasti a casa. Di presente e con un atteggiamento positivo è rimasta la Curva Nord. Ma col bel gioco tornerebbero anche gli altri.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 04 novembre 2014 alle 08:28 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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