"Dammi una Special, l'estate che avanza, dammi una Vespa e ti porto in vacanza", cantava Cesare Cremonini, lo stesso che ha accomunato, con la leggerezza di una 50 Special 'in giro per i Colli bolognesi', migliaia di giovani italiani all'insegna di una delle richieste più intonate di fine anni '90. Questi però non sono più gli anni '90 e neppure i primi 2000, le Vespe sono ormai sfizio dei pochi amanti del vintage e a volare con leggerezza tra i campi d'Europa sono i 2000 e qualcosa sì... quelli in campo e non con Inzaghi. La storia di cui vale la pena parlare oggi è quella dell'Inter sì, ma di Zanchetta.
L'Inter dei 'piccoli', per così dire perché di piccolo quella squadra lì ha davvero poco e adesso lo sanno anche oltralpe, dove i nerazzurrini si erano già presentati nella prima parte di stagione disputata fino a questo momento con tanto di brio, forza, voglia ed educazione calcistica ben assimilata e organizzata che hanno fatto della volata dei ragazzi di Zanchetta una vera e propria avventura in scioltezza che li ha portati dritti alla tappa di Monaco, prima della lunga e satolla di insidie corsa alla finale di Nyon. Una trasferta che sin dal verdetto delle urne svizzere aveva messo sull'attenti tutti gli esperti del settore: i tedeschi, piazzatisi 13esimi nella classifica generale della fase campionato, venivano da tre vittorie, un pari e due sconfitte che però non fotografavano fedelmente compattezza, durezza e solidità della compagine di Peter Gaydarov che nello scontro con i primi in classifica giovava del fattore campo. Fattore rivelatosi determinante nello svolgimento di una gara che per ottantotto lunghi minuti sembra avere tutti i caratteri di un finale già scritto da una zingara improvvisata di un vicolo di Bera esperta di pessimi presagi: dopo un inizio di reciproco studio delle squadre ad andare in vantaggio sono i bavaresi che senza presagi di grossi pericoli gela i nerazzurri, 'traditi' dal più solido dei pilasti di questa Youth League, Alessandro Calligaris.
Il classe 2005, che proprio oggi compie 20 anni, pasticcia dopo un maledetto rimpallo che favorisce Chavez che dal limite dell'area si ritrova in posizione propizia e spara un pallone sul quale il portiere friulano avrebbe potuto intervenire meglio, cosa che normalmente fa e che invece non è riuscito a fare contro il dieci degli avversari, ritrovandosi a raccogliere dalla rete uno dei più pesanti score subiti fin qui. La disperazione sul volto del diciannovenne è palpabile e ha ragion d'essere risultando, col senno del poi, ben presto chiara. Presagio della complicatissima missione tedesca che l'Inter avrebbe vissuto da lì alla fine e che proprio con la rete del vantaggio dei bavaresi si era messo in ispida salita. Un gol che appare immediatamente pesante come il piombo e che grava in maniera crescente con lo scorrere del tempo e l'impossibilità della squadra milanese di trovare varchi e soluzioni per rimettere in pari un match che aveva iniziato a prefigurarsi come uno dei più cupi capitoli capaci di rovinare una bellissima storia che nessuno avrebbe più voluto ascoltare. Ma le sorprese sono dietro l'angolo e se Calligaris disfa, è lo stesso Calligaris ad aggiustare. Un 'fix you' persino più dolce di quello coldplayano che il ventenne di Udine può attuare solo grazie all'ausilio del provvidenziale e miracoloso intervento di capitan Alexiou. Il gigante greco dalla fascia sul braccio, tra i migliori degli interisti per tutta la gara - coadiuvato da un altrettanto immenso compagno di reparto Re Cecconi, uscito solo per via di un giallo che ne avrebbe condizionato la forza d'urto difensiva che negli ultimi scampoli di match necessitava uno zoccolo duro per evitare ulteriori brutte sorprese -, trova il varco propizio entro il quale fiondarsi per infilare un velenosissimo pallone schiaffeggiato con tutta la forza e la voglia di riportare a galla la sua Inter e risolve così un mischione in area che ha mandato in tilt i tedeschi finiti ad avvilirsi mentre Christos faceva esultare l'intero settore interista, esploso come una fiaccola sul cielo di Sidney allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio. La Special di cui è alla guida Zanchetta che sembrava essersi ingolfata sul più bello, è tornata ad ingranare "marce dalla prima alla quarta", scacciando in un baleno la cupidigia che aveva preso il sopravvento dei nerazzurri che con lo scorrere del cronometro sembravano scivolare verso un capolinea europeo che li avrebbe obbligati ad una punizione eccessivamente severa e senza ombra di dubbio ingiusta e anche un tantino illogica. Ma il calcio, si sa, talvolta è ingiusto e anche un po' sadico e per la spedizione in Germania tutti gli ingredienti di cui sopra sembravano essersi perfettamente amalgamati per servire la più amara delle cene da presentare ai giovani milanesi... ma solo fino alla zampta di Alexiou che innesca nuovamente quei famosi "giri in centro sfiorando i 90". Le good vibes sono tornate a pullulare e a farsi sentire e neppure il missile di Thomas Berenbruch infrantosi sulla traversa fa spegnere l'entusiasmo tornato ad infiammare gli interistini, ora on fire più che mai. La confidenza pervade la panchina, Topalovic - uscito dal campo in lacrime per lo straordinario errore dagli undici metri che sembrava aver sancito una maledizione che non poteva essere spezzata - compreso, e anche gli undici in campo che nel giro di qualche minuto cambiano l'inerzia di un match che trascinano fino alla lotteria dei rigori che in quegli istanti fanno persino meno paura del solito. Ed è proprio dagli undici metri che si consuma la più veloce e giusta lezione di karma a cui questi appena diciottenni potessero assistere: impeccabili gli interisti, tutti e cinque a segno. È l'Inter ad essere partita per prima, ed è l'Inter a condurre il vantaggio per un momentaneo 6-5 che Calligaris cristallizza: l'1 nerazzurro si avvia con fiducia tra i pali, scruta l'avversario avvicinarsi senza mai battere ciglio, non abbassa mai testa e sguardo e al contrario si prepara tentando di stirare il più possibile i muscoli quasi a voler gonfiare la massa muscolare che lo compone, unico grande ostacolo tra Chavez e la rete, tra il Bayern e le possibili lacrime. Lacrime che proprio il portiere di Udine fa sgorgare come un fiume in piena sui volti dei compagni e degli avversari insieme, accomunati dal gesto ma anni luce distanti per le motivazioni: Chavez tira a destra, ma Calligaris non si fa beffare, non questa volta, e al contrario si stende con tutto sé stesso verso il palo sinistro e para il tiro del bavarese che vede infrangersi a slow motion quel sogno che fino a pochi minuti prima sembrava in tasca. Cala il sipario al Bayern Campus: l'Inter si prende i quarti di finale di Youth League, dove ad attenderli ci saranno i coetanei del Trabzonspor, dopo una grandissima prova di forza, coraggio, determinazione, voglia, fame e cocciutaggine che fanno del gruppo di Zanchetta un meraviglioso romanzo da raccontare e ancor più da vivere.
Perché questa Under 20 è prima di tutto realtà, una meravigliosa realtà che oggi merita di essere applaudita all'indomani di una vittoria che la dice lunga sulla gestione di un gruppo sì, compatto, unito e armonioso, ma anche ben amalgamato e soprattutto ben gestito da un tecnico sul quale la dirigenza di Viale della Liberazione può dire a gran voce di aver fortemente voluto. Un all-in azzeccato per gli uomini del The Corner che hanno ragionevolmente puntato forte su di lui dopo l'addio di Chivu al termine della stagione scorsa. Combo allievi-maestro che trova la sua massima espressione in quel di Monaco, dove con la vittoria in rimonta energicamente e visceralmente cercata e ottenuta l'U20 dell'Inter muove un altro passo per una crescita che, partita da Manchester, ha adesso il grande obiettivo Nyon. Obiettivo che, senza voli pindarici, passa prima dalla Turchia. Ma intanto avrà avuto e ha tutt'ora ragione Cesare, seppur con qualche legittima rivisitazione: "Ma come è bello andare in giro per i campi di Youth League. C'è un Calligaris Special che ti toglie i problemi"
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