Nessuno meglio di Alvaro Recoba può raccontare Massimo Moratti, nel giorno in cui l'ex presidente dell'Inter spegne 80 candeline. Intervistato dal Corriere della Sera, il Chino ha spiegato che l'affetto che li ha legati sin dal suo arrivo a Milano è ancora intatto: "L’ultima volta che sono venuto in Italia mi sono emozionato. Entrai nell’ufficio del presidente e alle spalle della sua scrivania vidi, appesa, la mia maglietta. Incredibile!. E' stato davvero un secondo padre per me, e pensare che in Uruguay lo vivevo quasi come un mito, un uomo inarrivabile, l’erede del padrone della Grande Inter. Credo di averlo visto in prima persona solo dopo parecchie settimane dal mio approdo milanese. Ero timido, non l’ho mai cercato per farmi notare, e forse proprio questo mio modo di comportarmi lo ha conquistato".

In poco tempo, Recoba diventò il giocatore preferito di Moratti, che non nascondeva questa sua predilezione per il giocatore che lo faceva innamorare con le sue giocate di classe pura in campo: "In settimana veniva in Pinetina, si dirigeva subito verso di me e mi abbracciava appunto come un papà fa con suo figlio. Ero quasi imbarazzato nei confronti dei miei compagni, ma quell’uomo mi entrò subito nel cuore: ho profondo rispetto per lui. Ci sentiamo spesso, ripeto, mi informo sulla sua splendida famiglia, e chiedo ancora oggi consigli", il ricordo dell'uruguaiano. 

Nel gennaio del 1999, Moratti arrivò a consigliare Recoba di andare al Venezia in prestito perché in nerazzurro non riusciva a trovare spazio: "Soffriva nel vedermi giocare poco. Si informò di tutto con Beppe Marotta (allora dg dei lagunari, ndr), poi mi tranquillizzò e mi disse di pensare a divertirmi, che tanto sarei tornato all’Inter senza il minimo dubbio. Mi chiamava dopo ogni gara, godeva dei miei gol, anche quando vincemmo proprio contro l’Inter verso la fine del campionato". 

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Sezione: News / Data: Ven 16 maggio 2025 alle 12:28
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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