Siamo ancora qui, a leccarci le ferite. Come accade da anni, perché non cambia mai nulla. Tra gli ululati verso Koulibaly e gli incidenti che hanno partorito il morto, è stata una serata da dimenticare per l'Inter, nonostante la preziosissima vittoria sul Napoli. Un successo opacizzato da eventi che con il rettangolo di gioco non hanno nulla a che vedere. E che, per certi versi, colpiscono direttamente proprio il club nerazzurro, soltanto vittima degli eventi.

Inaccettabile sentire ancora allo stadio dei buu razzisti verso un giocatore di colore. Inaccettabile e da condannare, senza se e senza ma. Così come è inaccettabile dover ancora stare qui a raccontare di un decesso che si lega in qualche modo al mondo del pallone. Ma la linea tra la condanna corretta e la caciara è molto sottile. Utilizzare la mannaia al posto del bisturi non fa altro che favorire chi in questo mare melmoso sa nuotare senza farsi scorgere e, indisturbato, farla franca. Accade perché, di fatto, le istituzioni continuano a gettare il famigerato bambino assieme all'acqua sporca. Con decisioni generalizzate si va a colpire una moltitudine di gente innocente e che nulla ha a che vedere con questi delinquenti. Sanzioni a campione che fanno il gioco dei vigliacchi che tramano e agiscono nell'ombra. Il questore di Milano, per gli incidenti in cui è morto Daniele Belardinelli, propone la chiusura della Curva nerazzurra fino al 31 marzo 2019 e, addirittura, intende vietare le trasferte ai tifosi dell'Inter fino a fine stagione. Una presa di posizione senza precedenti. 

Francamente, ci sfugge la logica. Sono fatti accaduti a due chilometri dallo stadio e a un'ora dal fischio d'inizio della partita: non c'è alcun nesso con la gara del Meazza. Nessuno. Soltanto la volontà di perpetrare violenza gratuita con il pretesto del tifo. Il tifo qui non c'entra assolutamente nulla. E non c'entra nemmeno il risultato di un match. Niente, zero. C'è solo l'inciviltà di chi cerca una valvola di sfogo per la propria ignoranza e la propria frustrazione. E intanto - come antipasto - arrivano le due giornate da disputare a porte chiuse, una senza curva e la chiusura del settore ospiti per la sfida di Empoli di sabato prossimo.

Cosa o chi si pensa di colpire andando a vietare le trasferte a famiglie o chiudendo un settore di stadio a tifosi sani? Tornelli, biglietti nominali, telecamere, steward: a cosa servono se poi si fa comunque di tutta l'erba un fascio? Colpire la maggioranza di innocenti per il gesto di pochi incivili: è davvero questo l'insegnamento che le istituzioni vogliono dare? Di questo tipo di provvedimenti ne è pieno il calcio italiano, sebbene non con tali proporzioni. E i fatti dimostrano che non servono assolutamente a nulla, se non a placare la sete dei giustizialisti a targhe alterne. Degli sciacalli. Di quelli a cui interessa solo gonfiare il petto. Ecchissenefrega se poi, fra qualche settimana o fra qualche anno, saremo ancora qui. Perché nulla sarà cambiato. Come oggi.

Eppure i segnali sono evidenti. La questione è culturale, e il calcio non c'entra nulla. È solo un veicolo. Servirebbe un'evoluzione di pensiero, come cantava il maestro Franco Battiato. Ma noi preferiamo dare una mano di bianco alle pareti di un edificio diroccato che ormai sta per crollare.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 27 dicembre 2018 alle 20:28
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print