Nove partite senza Mauro Icardi. Nove partite, dal 14 febbraio al 17 marzo, ossia dall'1-0 di Vienna al 3-2 nel derby. L'Inter ha imparato a fare a meno del suo ex capitano, grazie a un Lautaro Martinez davvero convincente e non soltanto. Oltre un mese di assenza per Maurito, che per molti era imprescindibile visti i numeri. Ma la storia ci sta raccontando una realtà diversa che vale la pena approfondire.

Iniziamo dai numeri: in queste nove partite, tra campionato ed Europa League, l'Inter ha raccolto 5 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte. Impossibile, però, dimenticare le dinamiche che hanno portato al pari di Firenze e al ko di Cagliari: su entrambi i match hanno pesato tantissimo le direzioni arbitrali. Al Franchi, la decisione di Abisso di concedere il rigore inesistente alla Fiorentina allo scadere del recupero ha oggettivamente sottratto 2 punti ai nerazzurri; alla Sardegna Arena, Banti ha falsato la gara non espellendo al 13' Cigarini, per una sanzione che ragionevolmente avrebbe fatto guadagnare alla squadra di Spalletti quantomeno 1 punto.

In sintesi, l'unico reale passo falso di questo segmento di stagione senza Icardi resta quello in Europa League contro l'Eintracht Francoforte. Ma anche qui bisogna piazzare un asterisco, sebbene non di matrice arbitrale. Di fatto, quella contro i tedeschi era un'Inter ombra, priva di ben 9 elementi della rosa e con qualcuno mandato in campo per arrivare almeno a undici.

Fino a qui i numeri. Se guardiamo il campo, il dato di una squadra compatta si evidenzia ancora con maggior forza. La scossa dell'auto-esclusione di Icardi ha forse responsabilizzato alcuni come Perisic, destatosi dal torpore e tornato a giocare su livelli apprezzabili, sebbene senza scansare totalmente qualche passaggio a vuoto. Fino all'infortunio, Nainggolan aveva confermato la sua leadership tecnica, rivelandosi determinante e in netta crescita. Soprattutto, si è potuta apprezzare la maturazione evidente di Lautaro Martinez. Nella prima parte di stagione, l'ex Racing era stato un preziosissimo jolly, ma adesso il suo talento è sbocciato definitivamente. Anzi, il modo di giocare del Toro – generoso, aggressivo, dedito alla manovra, cattivo nel cercarsi il pallone, tecnico nel fraseggio – sembra molto più produttivo rispetto a quello dell'ex capitano suo connazionale. Con Lautaro, la squadra è più legata, più compatta. E su di lui ci si può appoggiare anche nei momenti di difficoltà, come accaduto nel finale di gara contro il Milan: il difensore sa che può cercare la sua protezione del pallone anche con la palla diretta per uscire dalla pressione avversaria, cosa che con Icardi non avveniva quasi mai.

Spalletti gradisce quest'unità d'intenti, questo sentirsi tutti compatti, senza prime donne. E Lautaro, in tal senso, ne è l'esempio più lampante: la punta che si mette a disposizione dei compagni e che non scansa la fatica. Per Icardi sarà molto dura riprendersi un posto in squadra, anche qualora dovesse smettere di fare i capricci.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 20 marzo 2019 alle 11:10
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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