E meno male che su questa partita non è passata l’assegnazione dello Scudetto. Il tabellino finale è lo specchio di una partita surreale: 9 ammoniti, due espulsi, tre calci di rigore (di cui uno assegnato al VAR). E si potrebbe continuare, tra gol annullati e altri convalidati con l’assistenza della tecnologia. Quel che è certo è che Juventus-Inter non è mai una partita banale. Da una parte, una squadra alla disperata ricerca di punti, dall’altra una che è in stato di estasi da due settimane. A spegnare l’ambiente frizzantino a fine partita ci ha pensato Christian Stellini, ai microfoni nelle veci di Antonio Conte: “Arrabbiati? No, abbiamo continuato i festeggiamenti e siamo venuti qui per onorare questa partita e il nostro percorso, che ci ha incoronato come i più forti in Italia”. Game, set & match per chiudere agli albori una polemica che - anche senza le parole dei nerazzurri - probabilmente andrà avanti per giorni.
ASSONNATI - Al netto delle polemiche, l’Inter del primo tempo sicuramente non è piaciuta ad Antonio Conte, perché la squadra è scesa in campo a ritmo compassato, con la Juventus che ha cominciato a impensierire Handanovic.
La squadra ha fatto fatica a trovare le giuste distanze ed è fagocitata dal ritmo della Juve, che si è lanciata fin da subito alla ricerca del gol. Darmian ed Eriksen sono state forse le note più negative dei primi 45’, anche perché protagonisti in negativo nei gol dei bianconeri: a causa di un fallo dell’esterno azzurro su Chiellini, a niente è servito il secondo rigore in stagione parato da Handanovic in stagione, perché come successo con Ibra a settembre anche Ronaldo riesce a ribattere in rete la parata del portiere sloveno. Proprio allo scadere del primo tempo invece, poco dopo che Lukaku aveva pareggiato i conti su un altro rigore da VAR, è Eriksen a deviare il tiro forte di Cuadrado, sorprendendo Handanovic.
ENERGIA - L’Inter ha perso a Torino, ma nella ripresa non è mai mancata di autorevolezza o di lucidità. Nel complesso, la Juventus ha vinto la partita sul piano nervoso, perché è riuscita a essere più in palla dei nerazzurri - tenendo botta anche quando il rosso a Bentancur aveva messo la partita in salita. Da quel momento, l’Inter ha conquistato il predominio del campo senza riuscire a farlo fruttare, anche perché i bianconeri sono stati molto bravi a chiudere diverse linee di passaggio, oltre a disattivare i rifornimenti per i centri nevralgici dell’Inter. Se Eriksen sale di colpi, Perisic rileva Darmian per dare più spinta e - insieme a Barella e Hakimi - provano a scalfire la difesa di Pirlo - ma il fortino tiene. Anche perché quando l’Inter segna, su meravigliosa volte di Lautaro Martinez, un urlo di Chiellini convince Calvarese ad annullare il gol del campionato.
IL SALTO DEL TORO - Sul finale di partita, concitato e inframmezzato da fischi che si trascineranno per giorni, si è detto tantissimo. Ma l’impressione più netta di questo Juventus-Inter anonimo, che valeva tanto solo per una delle due squadre in campo, è legata a Lautaro Martinez. Un giocatore che ha iniziato un percorso di crescita evidente sotto Antonio Conte, non sempre lineare. E’ cambiato molto il modo di giocare di Lauti in questi due anni, perché lo stesso numero 10 interista si è prima adattato e poi è diventato sempre più centrale grazie alle sue capacità di giocoliere e di resistere ai colpi degli avversari.
Infatti, se spesso ci si chiedeva se Lautaro non avesse sbagliato scarpini per la facilità con cui andava giù nei contrasti a metà campo, adesso è lui a procurare la stessa domanda agli avversari - per la capacità di destabilizzarli e ubriacarli con il suo baricentro basso e un primo tocco celestiale. Lautaro è diventato un giocatore elettrizzante perché segna di più, certo, ma anche perché adesso incide all’interno della partita come mai prima d’ora. Se su Lukaku e il suo gioco per la squadra si potrebbe scrivere un trattato filosofico, nello strappo decisivo per lo Scudetto Conte ha trovato - grazie al duro lavoro di tutti - in Lautaro un giocatore nuovo, fresco, capace di fare tutto - e farlo sempre meglio.
Lautaro ha giurato amore all’Inter, ammettendo di essere stato a un passo dal Barcellona. Ora la storia potrebbe ripetersi con il Real Madrid, ma cosa potrebbe diventare un Toro nerazzurro a vita?
Sono tante le domande che la dirigenza nerazzurra si farà, una volta avvenuto il triplice fischio della gara contro l’Udinese di settimana prossima. Ma fino a quel momento, un’altra passerella per i Campioni d’Italia.
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Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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