Provvisoriamente primi. Queste le due parole che riassumono, meglio di tutte, il pomeriggio domenicale dell'Inter. Una giornata che si spinge ben oltre la singola partita contro la Spal (vinta, con qualche brivido, dai nerazzurri): in mattinata la Juve pareggia in rimonta col Sassuolo, alle quindici il Biscione regola 2-1 gli emiliani ed è sorpasso. Ma Antonio Conte - e con lui l'intera tifoseria - non può far altro che ragionare gara dopo gara. Ne mancano ventiquattro: un'infinità. Ma intanto, nonostante gli intralci, è primato in classifica (+1 sui bianconeri). E si chiude un cerchio prodigioso, dopo il trionfo in trasferta contro lo Slavia.
Maglia che vince, non si cambia. I nerazzurri, così come a Praga, al Meazza scendono in campo con una divisa total black: casacca biancoceleste per gli estensi, che nei primi quarantacinque minuti si rintanano timorosamente nella propria trequarti campo, quasi schiacciati dalla ferocia dell'attacco interista. Dal calcio d'inizio all'intervallo, in effetti, si assiste ad un vero e proprio soliloquio della compagine padrona di casa: al primo tiro in porta - risalente al quarto d'ora di gioco - la Beneamata passa a condurre grazie all'ogni volta funesto Lautaro Martinez, autore di un destro inappuntabile che lambisce l'angolino basso del secondo palo. Un po' di melina, qualche altra palla-gol, poi il raddoppio firmato dallo stesso Toro, che onora il suo soprannome incornando con foga un traversone squisitamente calibrato da Candreva (qualcuno gli avrà spiegato, finalmente, come si fa): due a zero, palla al centro, poco altro e squadre negli spogliatoi.
Ad inizio ripresa, l'atmosfera è delle più serene: qualcuno dagli spalti mormora circa un imminente ingresso in campo del giovane Esposito; oppure di Borja Valero, per far rifiatare Brozovic (a tal proposito, degno di nota l'assist che il croato dispensa, da terra, per l'1-0 iniziale). Eppure Antonio Conte non ne vuole sentir parlare: si rivedono gli stessi undici, incaricati di calare al più presto il tris in modo tale da strozzare qualunque desiderio di revanscismo coltivato dagli ospiti. Nonostante ciò, in rima con i secondi tempi di Barcellona e Dortmund, l'Inter cala: mentalmente più di qualche singolo si concede uno sciocco cortocircuito, e la randellata non tarda a palesarsi. Quando sono trascorsi soltanto cinque giri di lancette dal via della ripresa, lo spallino Mattia Valoti se ne va in slalom, saltando gli avversari come fossero dei birilli, per poi centrare con il pallone lo stesso quadratino di rete che aveva preso a bersaglio Lautaro nel primo tempo. Handanovic fermo, nerazzurri un po' in bambola: l'inconscio ha giocato un altro brutto scherzo.
Gli estensi ritrovano il gol a San Siro: l'ultimo era stato siglato da Fabio Capello nel lontano '66, contro l'Inter di Herrera futura finalista della Coppa dei Campioni: anche in questo caso la gara termina sul 2-1, ma che sfacchinata. Con i meneghini ancora frastornati, i ragazzi di Leonardo Semplici si riversano alla strenua negli ultimi metri: Kurtic tenta una maldestra sforbiciata, Tomovic cicca la sfera a botta sicura (il pubblico ringrazia). Sull'altro fronte, Lautaro ha la palla del k.o.: virtuosismo di Lukaku che lancia l'argentino tutto solo davanti a Berisha; il tiro a giro è pronto per esser sfoderato, ma ecco che il numero dieci s'intestardisce ed elabora un paio di sceneggiature; poca freddezza e rapidità d'esecuzione, tant'è che il portiere intercetta. Conte s'arrabbia ("il mister ha la cattiveria giusta per giocare nell'Uruguay", Vecino dixit), San Siro anche. Non un bel segnale quando il popolo meneghino borbotta: ne segue un quarto d'ora ricco di angoscia. Ma ecco che, proprio quando nell'ultimo frangente i calciatori sembrano a corto di energie, giunge il momento del così tanto bramato triplice fischio. All'ora di pranzo per "quelli là" è andata piuttosto male: 2-2 interno contro il Sassuolo (si senta a credervi), con la trasferta dell'Olimpico all'orizzonte (nel frattempo Immobile fa doppietta e la Lazio vince 3-0 in casa contro l'Udinese, consolidandosi come terza realtà del campionato). Morale della favola: Internazionale prima in classifica, juventini a -1. Venerdì prossimo la Roma, il martedì successivo l'incontro col Barcellona: cinque giorni nei quali, in un verso o nell'altro, la stagione può prendere la sua piega. Per aspera ad astra.
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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