Dopo Massimiliano Allegri, è il turno di Cristian Chivu: dalla sala conferenze del BPER Training Centre di Appiano Gentile, il tecnico dell'Inter presenta il derby di domani sera dalla sponda Inter. Ecco le parole del mister nerazzurro, alla sua prima stracittadina nelle vesti di allenatore dopo tante battaglie vissute da giocatore:
Il derby è sempre una partita diversa dalle altre, qual è l'aspetto sul quale vuole vedere la squadra concentrata?
"La gara è diversa perché è bella, perché va in mondovisione, per quello che rappresentano le due squadre nel calcio internazionale. Ma alla fine è sempre una partita, bisogna prepararla nel migliore dei modi come tutte. Poi bosgna capire quanto vale per i nostri tifosi, quanto ci tengano ad avere un lunedì sereno senza subire lo sfottò degli amici. Questa è l'importanza, sappiamo cosa vogliamo fare e che il mondo intero ci guarda".
Questo è il momento per dare una piccola spallata al campionato?
"Noi sappiamo qual è la classifica attuale, che è corta. Tre punti sono tre punti, bisogna fare di tutto per prenderli a prescindere all'avversario. Domani sarà un derby, non è una partita normale; non esistono favorite, ma come non esistono in una giornata normale. Si parte da 0-0 e si deve entrare in campo con la determinazione giusta. Bisogna imparare ad approcciare una partita così con il giusto atteggiamento, poi il campionato dura 38 giornate".
Come il Chivu allenatore prepara un derby?
"Essendo nuovo del mestiere, per me sarà la prima. Per fortuna ho avuto modo di viverla dall'altra parte, so come si vive una settimana e una serata del genere, come si vive la giornata stessa che diventa un pelino lunga e l'attesa diventa anche troppa. Bisogna capire la maturità dei nostri campioni, come la vivono, provano sempre a dare il massimo e ottenere i tre punti. Sarà una partita bella, spero sarà divertente perché è un'immagine importante che diamo al calcio italiano nel mondo. Bisogna essere spensierati e avere l'atteggiamento giusto".
Mio figlio fa il Fantacalcio, chi deve schierare?
"Io non lo gioco".
Cosa trasferirai ai ragazzi domani prima del derby?
"Attenzione, determinazione, tutto quello che ho trasmesso sin da quando sono arrivato. Domani dal punto di vista motivazionale la squadra darà qualcosa in più, per loro è normale ma per me no perché vorrei questa determinazione e aggressione anche quando affrontiamo squadre meno blasonate. Il massimo per un allenatore è raggiungere questo, dando continuità ad un cammino per essere competitivi in una stagione. Nel derby non esistono favoriti, si parte da 50 e 50; bisogna essere determinati, capire i momenti, portare gli episodi dalla tua parte, vincere qualche duello o contrasto in più. Così si raggiunge il risultato".
Una partita così richiede qualche mossa diversa da quelle che si possono attendere gli avversari?
"Sappiamo la qualità dei giocatori del Milan, gente letale sullo stretto e negli spazi. Sono forti, possono metterti in difficoltà. Le partite vivono di episodi, a volte il piano gioco viene stravolto perché ci sono anche gli avversari. Bisogna preparare la squadra ad affrontare più momenti e più episodi, parliamo di principi che danno identità e sistemi che danno stabilità, però si deve parlare anche dell'intelligenza dei giocatori nel capire i momenti. Le cose fondamentali sono identità e stabilità".
Cosa bisogna fare per non consegnarsi al piano tattico di Allegri?
"Preparare una partita è semplice, le diee sono quelle. I 95-100 minuti di una gara determinano l'andatura della partita. Max è un vincente, sappiamo cosa sta facendo, ha vinto tanti titoli; se non sbaglio è il tecnico con più titoli in Italia. È un motivatore, sa fare cose semplici ma anche altre cose perché si basa sulla qualità del suo gruppo. Vedo un Milan diverso, ci aspettiamo qualcosa di diverso perché non puoi mai pensare di fare qualcosa senza preparare le contromosse degli avversari. Bisogna essere molto attenti, disposti a fare qualcosa di più dal punto di vista fisico e mentale perché bisogna accettare a volte anche di soffrire se ci sarà bisogno; essere dominanti senza perdere le misure e l'equilibrio, sono cose importanti che ti permettono di portare a casa qualcosa in più. Poi c'è anche la bravura degli avversari, bisogna mettere qualcosa in più, sporcare qualche giocata e fare qualche fallo in più. Sono mille cose che possono stravolgere un piano gioco".
Come sta Lautaro Martinez? E che spettacolo può offrire Inter-Milan per portare più gente a vedere la Serie A?
"Il calcio italiano è sempre affascinante perché è il più difficile da affrontare, è il più preparato dal punto di vista tattico e si fa qualcosa in più per l'attenzione e per portare in campo una squadra compatta che subisca il meno possibile. All'estero c'è meno preoccupazione per quello che fai quando hai la palla, ma ciò non vuol dire che il campionato italiano vale qualcosa in meno. Ciò è dovuto anche alle esigenze che ci sono fuori: si parla spesso di fase difensiva, gol subiti, roba che all'estero si nota meno il dato sui gol subiti o la disorganizzazione in fase difensiva. Però è bello perché è difficile affrontare squadre, rompere la loro organizzazione, portare qualche trama di gioco in più. Lautaro quando è vicino all'area avversaria ha l'esperienza e la cazzimma per capire dove si deve mettere, e quando si difende è il primo che porta pressione con intensità e cattiveria tentando di rubare palla e indirizzare la giocata. Per me è l'attaccante più completo della Serie A e uno dei più completi a livello internazionale, ha fatto tanti gol e può giocare tanti anni. Può migliorare ancora, ma siamo felici di averlo come capitano".
Da dove nasce la decisione di non fare il ritiro?
"Prima di tutto il ritiro non mi garantisce la vittoria, ne ho fatti tanti e non ho mai vinto niente per tanti anni. Non è il ritiro che mi crea dal punto di vista emotivo la serenità e la tranquillità di fare una partita vera. Voglio dare più tempo libero ai giocatori da far passare con le famiglie a casa, abbiamo un calendario affollato e molti di loro vengono dai ritiri con le Nazionali. Io parlo della disponibilità dei ragazzi che a casa riposano come in ritiro. A me basta una giornata intera insieme, perché poi si gioca di sera e questo è un aspetto importante: non potrei mai tenere 24 ore i ragazzi a vivere una giornata così. Questa è una scelta mia, non dico di avere ragione. Di certo non voglio dare comfort alla mia coscienza perché ho fatto di tutto per vincere, la mia coscienza è a posto e io devo creare comfort mentale. Ci saranno giornate dove si andrà in ritiro giocando in casa, ma io ho scelto così".
Cosa non ha funzionato negli ultimi derby non vinti?
"Non apro certe ferite... Sappiamo il nostro percorso, sappiamo dove siamo in questo momento. Abbiamo più certezze sul dove vogliamo arrivare, non mi interessa cosa è stato fatto in passato né mettere cariche motivazionali ricordando che le ultime cinque sfide col Milan non sono state perse. Voglio che abbiano la consapevolezza di dare il massimo, dare qualcosa in più dal punto di vista individuale e collettivo, portare passione, grinta e sorriso perché voglio felicità. Il calcio è un bel gioco e i giocatori non devono dimenticare da dove sono partiti e quanta fatica hanno fatto, però non abbiamo nessuno sopra la testa che dice che dobbiamo vincere tutte le partite e i campionati perché siamo l'Inter. Voglio gente che si diverta e nel divertimento trovi la responsabilità di portare avanti un progetto e le nostre ambizioni, solo così si può crescere".
Da qui a Natale vuoi risposte dalla tua squadra per capire pregi o difetti o hai già capito tutto?
"Il calcio è talmente bastardo che cambia da una domenica all'altra, io prendo una partita alla volta perché posso controllare solo quello. Se penso troppo in là spreco energie, perdo lucidità e non sono sereno, sono triste e non voglio che i ragazzi mi sentano triste".
Come hai visto Thuram?
"Sta bene, non ha più saltato un allenamento a parte forse quello prima col Kairat. Non è andato in Nazionale, non so se devo ringraziare la Francia però gli ha fatto bene. Doveva fare qualche allenamento per ritrovare la condizione che aveva perso".
E quelli rientrati dalla Nazionale?
"Tutti bene a parte Denzel Dumfries, che ha avuto problemi anche in Nazionale. Abbiamo scoperto questo problema alla caviglia che lo terrà fuori domani".
Nel calcio italiano si pensa poco a divertirsi? Ed è paradossale rimarcare la pressione sui gol subiti?
"Il divertimento è responsabile, è apprezzare le cose piccole come il sole oggi dopo la neve di ieri. Dimentichiamo le cose belle che la vita ci offre. Nel calcio l'ansia offre lo scenario peggiore, è bugiarda. Non bisogna mai trasmettere i pensieri negativi e ansiosi, ti succhia energie e non ti fa esprimere il meglio da uomo. Il calcio italiano ha margini di miglioramento ma non bisogna mai dimenticare la nostra identità, da dove siamo partiti e cosa stiamo facendo. Però è meraviglioso, questo è un campionato competitivo. Non guardiamo solo il bicchiere mezzo pieno, il calcio qui è meraviglioso e anche voi giornalisti avete passione, mentre all'estero è solo un lavoro. Questo è il bello, è giusto che anche voi iniziate a sorridere di più e farvi meno problemi davanti ad un gol subito o ad uno 0-0, il calcio rimane la parte più bella di questo Paese".
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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