Hakan Calhanoglu è il protagonista di una lunga e interessante intervista rilasciata a DAZN, in cui racconta la sua esperienza in nerazzurro, fissando obiettivi e confrontandosi con campioni nel suo ruolo: "Mesi fa ho detto di essere tra i migliori registi e nessuno mi ha creduto. Però io credo sempre in me stesso, conosco le mie qualità e non ho paura di nessuno".
Ora farò il nome di cinque registi, te compreso, e tu dovrai posizionarli. Toni Kroos dove lo piazzi dalla posizione uno alla cinque?
"Tre".
Enzo Fernandez?
"Cinque".
Rodri?
"Due".
Kimmich?
"Quattro".
Calha?
"Uno".
Perché in questo momento ti senti il migliore in quella posizione?
"Perché i gol e quello che faccio non li fanno gli altri. Se controllate, io non segno mai da vicino, ma dai 25-30 metri o su punizione. Sono cose difficili. E se guardate gli altri non fanno come me. Poi tutti sono bravi a gestire, ma fare passaggi a cinque metri non mi piace. Io cerco sempre il passaggio finale, per aumentare la possibilità di segnare. Darla a destra o a sinistra non mi serve".
Però c'è sempre da migliorare.
"Sempre".
Cosa?
"Ora gli avversari cercheranno di marcarmi uomo contro uomo, come nel primo tempo a Roma. Ero in difficoltà. Devo fare più spazio ed essere più intelligente in queste situazioni, ma con Barella e Mkhitaryan che mi aiutano ci riusciamo. Poi in fase difensiva sono cresciuto ma devo migliorare, analizzo i video con lo staff e commetto ancora degli errori".
Alla voce 'migliorare' c'è anche incrementare la bacheca vincendo altri titoli.
"Certo, è l'obiettivo di ogni calciatore".
Come sarebbe vincere lo Scudetto della seconda stella prima del Milan?
"Io non guardo questo dettaglio, ognuno guarda in casa sua e noi lo facciamo. Poi vedremo".
Questa Inter può ripetere o migliorare il percorso in Champions della scorsa stagione?
"Noi lottiamo per tutto, certo che l'Inter ha sempre un obiettivo e noi ci siamo".
La prima volta che Inzaghi ti ha detto di volerti davanti alla difesa, tu hai pensato a quando lo avevi fatto al Milan e non è andata bene?
"Al Milan non ero pronto, qui quando è successo lo ero. Ho detto subito sì, perché volevo mettermi alla prova. Quando hai l'età giusta ti pesa di meno. Per il mio percorso in questi mesi è stato molto importante".
Viene poi mostrato a Calhanoglu il lancio per Dimarco contro la Juventus: "Io cercherò sempre in campo questo tipo di passaggi, non mi piace gestire sempre. Mi piace verticalizzare subito, giocare veloce perché abbiamo giocatori che vanno in profondità. Qui avevo già visto Dimash che correva prima di ricevere il pallone, i miei compagni sanno che questi palloni arrivano. Purtroppo Marcus non ha segnato ma è stata una buona azione".
Ma cos'è che ti piace di più, il modo in cui la colpisci, la 'suolata'?
"Dipende dalla situazione, dalla lunghezza, dalla forza al pallone. Devi decidere in pochi secondi e dipende anche dai miei compagni e da come si muovono".
Tu sapevi già che lì c'era Dimarco, è l'emblema di come giocate. Sapete già in anticipo i movimenti, è tutto codificato.
"Conosciamo le nostre qualità. Ora siamo insieme da tre anni e ogni anno ci conosciamo meglio. Loro conoscono le mie qualità, io conosco le loro e in campo si vede".
La sensazione è che tu ti diverta a fare scivolate e tackle.
"Sì, mi piace ed è meglio se prendo il pallone. Mi piace correre e lavorare, credo che se sono diventato così importante è perché ho fatto tanti sacrifici. Mi diverte fare queste cose".
Non hai ancora citato i rigori. Come li tiri?
"E' un segreto".
C'è la sensazione che si parli poco dei meriti di Inzaghi.
"Io ne parlo sempre bene, lui mi ha chiamato per venire qui dopo l'Europeo. Lo ringrazio. Poi mi ha messo in quel ruolo. Merita, è una persona che non parla tanto ma ha un cuore caldo con i giocatori. Sa come porsi. Se guardiamo la nostra strada dal primo anno abbiamo avuto una grande crescita insieme, lo sappiamo anche noi calciatori".
Ora ti mostro cinque fenomeni nel tuo ruolo e mi dirai cosa ruberesti a ognuno di loro. Partiamo da Veron.
"Grandissimo giocatore, mi piaceva la sua cattiveria, voleva sempre vincere. Poi grandi piedi".
Busquets.
"Grande giocatore, ma onestamente ce ne sono altri che preferisco. Tecnicamente fortissimo, sa gestire il gioco ma per me è stato sempre troppo lento e a me non piacciono i registi lenti".
Modric.
"Tanta roba, un amico che conosco bene. Un esempio, anche per quello che sta facendo ancora alla sua età. A lui prenderei mentalità e professionalità. Poi è una persona molto buona".
Xabi Alonso.
"Di lui mi piace il suo passaggio, ha bei piedi e grande intelligenza".
Pirlo.
"Il mio idolo. Lo conosco bene. Mi piace come sta in campo, la sua serenità. Non sentiva lo stress. Il numero uno. Il mio procuratore mi diceva che mi vedeva come Pirlo, non ci credevo. Dicevo che mi sentivo un numero dieci ma il tempo ha dimostrato che aveva ragione. Pirlo però è Pirlo, ha vinto tanto e non posso essere messo al suo livello".
E' vero che hai ricevuto offerte dall'Arabia e hai rifiutato per rimanere all'Inter?
"Sì, io voglio bene all'Inter. Quando sono arrivato qui Piero (Ausilio, ndr), il mister e i compagni mi hanno dato una grossa mano. Questa è una famiglia enorme. Poi sono arrivato a zero, alla fine decide sempre la società. Io ho già detto che la decisione è la loro ma io voglio rimanere qua. All'Inter mi sento rinato. Ho avuto un periodo difficile, ma qui mi hanno risollevato, sono maturato come uomo. Sono una persona emotiva, vivevo una situazione pesante ma tutti qui mi hanno aiutato. Poi la canzone che mi hanno dedicato i tifosi mi ha trasmesso ancora più energia. Per questo dico che per me l'Inter è diversa, non si può spiegare...".
Se ti dico "Idolo neroblu..."?
"Hakan Calhanoglu (ride, ndr)"
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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