Goran Pandev è stato il terzo calciatore macedone della storia a vincere la Champions League, il massimo trofeo europeo. Prima di lui, c'erano riusciti Darko Pancev, vecchia conoscenza nerazzurra, e Ilija Najdoski, che nel 1991 vinsero a Bari la finale contro l'Olympique Marsiglia con la maglia della Stella Rossa di Belgrado. Anche per questo motivo uefa.com ha voluto celebrare l'ascesa del numero 27 nerazzurro, andando a cercare le tracce dei suoi inizi di carriera nella terra natale di Strumica, nell'est della Macedonia.

Risto Pandev, il padre di Goran, racconta emozionato: “Già da piccolo si capiva che Goran sarebbe diventato un grande calciatore. Si allenava molto e alcuni movimenti sorprendevano tutti. In cuor mio lo sapevo, ma non ne ho mai parlavo. Tutti noi intuivamo cosa sarebbe diventato, ma non lo abbiamo detto fino al momento giusto. Ripensando alla notte di Madrid ho ancora la pelle d'oca: per uno sportivo, la finale di Champions League è il massimo traguardo e corona una carriera intera. Lui è ancora giovane, ma l'ha già vinta”.

Visibilmente orgoglioso del fratello è Sasko Pandev, anche lui calciatore da giovane e per un breve periodo compagno di squadra di Goran: “Da piccoli ammiravamo i grandi campioni come Ronaldo e ci allenavamo sempre, anche in strada. Facevamo pratica con i numeri che avremmo usato poi in allenamento e in partita. Tra me e lui ci sono 4 anni di differenza e Goran ha cominciato a giocare a 7 anni, io a 8. Andavamo ad allenarci dopo la scuola, ma in realtà giocavamo tutto il tempo, perché amavamo il pallone e il nostro obiettivo era farlo il più possibile: prima di scuola, dopo la scuola e negli allenamenti. Eravamo sempre in giro e abbiamo iniziato dalle categorie più giovani dell'FK Belasica. La vittoria in Champions è stata una sensazione fantastica, non saprei descriverla. Ho parlato con lui prima della finale e gli ho detto che qui c'erano tante persone che si riunivano per vederlo giocare. Al bar dei nostri genitori di solito si riuniscono tante persone per guardare le partite. Lui mi disse che avrei dovuto vedere lo stadio e che avrebbe giocato titolare”.

Andon Vasilev, invece, è stato uno dei primi allenatori di Goran: “Lui era una spanna sopra i compagni. C'erano buoni giocatori come suo fratello, ma lui si distingueva per impegno, dedizione e talento. Posso dire che ha sempre dato il massimo e trovato il modo di farsi notare dai tecnici e dalla prima squadra. Questo gli ha permesso di farsi conoscere velocemente all'estero e di vincere grazie al suo gioco e al suo comportamento. Aveva 10 o 11 anni: era un pioniere e l'ho allenato per un anno e mezzo. Era simpatico, lavorava molto e aveva le potenzialità per diventare un grande giocatore. Non è una sorpresa che sia diventato un grande campione. Tutto il paese gli è grato. Se ripenso alla finale di Champions mi viene da piangere: eravamo tutti coinvolti in quella che sarebbe stata la vittoria sua e dell'Inter”.

Poche ma significative le parole di Gorgijen Trajče, il presidente del Belasica: “Qui in città è un eroe per il nostro sport e per tutta la Macedonia. Spero che tutti i bambini seguano il suo esempio”.

Sezione: FOCUS / Data: Gio 24 marzo 2011 alle 20:03
Autore: Alessandro Cavasinni
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