Questa piacevole sensazione di appagamento è forse l'essenza della stagione dell'Inter. Un'Inter che stavolta ha lasciato per strada qualcosa nelle coppe per dedicarsi evidentemente con estrema priorità al campionato.

La classifica della Serie A mette in risalto l'abisso attuale tra i nerazzurri e la concorrenza: una marea di punti che descrive perfettamente quanto visto in campo, ma non solo. A demarcare la distanza tra l'Inter e le altre big c'è pure l'organizzazione globale del club. Un fattore poco reclamizzato, che parte dalla proprietà, passa dalla dirigenza e arriva fino allo staff tecnico. Lo ha detto pochi giorni fa Paolo Maldini, non propriamente un interista doc.

Proprio questa struttura, messa su e modellata negli anni, è la maggior assicurazione in fatto di futuro. In un momento nel quale gli interrogativi si accavallano da altre parti, in viale della Liberazione ci si sente forti grazie a solidissime basi. E pazienza se Zhang passa dal prestito di Oaktree a quello (probabile) di Pimco: l'impalcatura è forte, migliora con gli anni e i risultati sportivi incrementano un flusso positivo che parte da Spalletti e arriva fino a Inzaghi. Non propriamente lo "sculetto" di una stagione, insomma.

L'Inter non è da tempo solo scintilla, ma concreta dinamite, proprio come auspicava a suo tempo Antonio Conte. Ci siamo e non da oggi. Un vantaggio accumulato che non va disperso e che, anzi, va abbellito anche con uno status europeo ormai alla portata. La sensazione è proprio questa: il ciclo Inter non è appena iniziato, però forse non è neanche a metà del percorso. Nonostante questo piacevole appagamento.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 14 maggio 2024 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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