Un altro mercato infame? A distanza di un anno, i tifosi dell'Inter si ritrovano al punto di partenza, almeno stando alle indicazioni di questi primi giorni di giugno. L'obbligo di ottenere un attivo di circa 60 milioni dalla sessione estiva sembrerebbe costringere il club a cedere almeno un pezzo da novanta della rosa di Inzaghi, che già l'anno passato dovette rinunciare a Lukaku e Hakimi. Ma, rispetto all'estate 2021, c'è una differenza evidente: nessuno vuole lasciare l'Inter. A turno, i big che ogni giorno radiomercato pone con la valigie sull'uscio di Appiano Gentile – Skriniar, Lautaro, Barella e Bastoni – hanno giurato amore al nerazzurro. E non parliamo di dichiarazioni di circostanza oppure forzate, ma parole sincere, dettate da un vero attaccamento alla squadra e alla sua gente. Senza contare chi vorrebbe tornarci: Lukaku sarebbe disposto a tutto, per dirne una.

La cessione di Hakimi, un anno fa, era diventata obbligata. Poi si erano aggiunti gli addii volontari di Conte, in disaccordo con la proprietà, e proprio di Big Rom, orfano del suo mentore in panchina e voglioso di sposare il progetto dell'allora club neo campione d'Europa. Ma erano tanti coloro i quali, in quell'immediato post-sbornia scudetto, si stavano guardando attorno. Il clima alla Pinetina era tutt'altro che sereno: si ricordano le proteste della Curva Nord, il malcontento dei tifosi in generale e una dirigenza messa a dura prova nei giorni in cui invece sarebbe stato naturale gioire per il tricolore appena conquistato. Stavolta, nonostante l'obiettivo sfumato della seconda stella, paradossalmente la condizione si è capovolta: all'Inter stanno tutti bene e nessuno spinge per abbandonare la nave.

Già, ma come sta questa nave? Suning dovrebbe spiegare una volta per tutte ai tifosi le ragioni che hanno condotto a questo punto. L'Inter è piena di debiti e deve sacrificare almeno un top: perché? Perché non è possibile salvaguardare totalmente lo zoccolo duro (cit. Marotta), ma solo una percentuale di esso? Perché non bastano gli addii dei vari ingaggi pesanti (Vidal, Perisic, Sanchez e Vecino su tutti) per fare un mercato ad altezza Inter? Alla proprietà, i tifosi chiedono solo chiarezza, e non slogan da campagna elettorale o frasi a effetto dal contenuto vacuo. La situazione debitoria parla da sé? Bene. Ma come si è arrivati ad avere questa marea di debiti? Chi ha sbagliato? Dove? E il prestito di Oaktree praticamente intonso?

La schiera dei #SuningOut è corposa, ma francamente non ci pare debba essere questo il punto nevralgico della discussione. L'Inter non è l'Udinese, con tutto il rispetto: l'Inter, per restare competitiva ai vertici, non può limitarsi a sostituire, ma deve aggiungere. Anno dopo anno. Concetti basilari che sicuramente anche ad Appiano Gentile conoscono a memoria. Il problema è che il “miracolo” di quest'anno non era scontato e il grosso merito per una stagione comunque positiva va dato alla dirigenza e, soprattutto, allo staff tecnico di Inzaghi. Bravissimi loro a mettere su una squadra altamente competitiva nonostante le premesse traumatiche di un anno fa. Perché la storia non va cancellata e non bisogna dimenticare ciò che succedeva 12 mesi fa, quando sui nerazzurri nubi e incognite sovrastavano enormemente ottimismo e fiducia. Non può andare bene sempre. Non si può chiedere sempre di superare i propri limiti. Nessuno pretende che uomini d'affari diventino d'incanto tifosi viscerali (e non è detto sia un male restare più distaccati...), però al contempo urgono delucidazioni sulla rotta da parte degli Zhang.

Dunque, nessun processo e nessuno schieramento "anti". Ma esiste il sacrosanto diritto di capire in che direzione sta andando questa Inter: lo si deve a un popolo che ha sempre risposto presente. Siamo certi che a prevalere sarebbe la maturità anche nell'incamerare bad news. Anzi, c'è la convinzione che gli interisti si stringerebbero ancor di più attorno alla squadra nel momento di difficoltà come è già accaduto nel recente passato. Sono loro, i tifosi, il vero carburante che manda avanti la giostra. Non bisogna dimenticarlo mai.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 07 giugno 2022 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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