Secondo posto lasciato all'Atalanta e match poi ti concesso stasera alla Juventus per aggiudicarsi lo scudetto anche con l'ok della matematica. Nel complesso la serata dell'Inter è stata deludente, perché alle comprensibili difficoltà prodotte dall'organizzazione difensiva viola e dalla stanchezza, si è aggiunto l'enorme rammarico di aver trovato di fronte un Terracciano imbattibile, ben coadiuvato dai legni della sua porta. Ne è emerso uno 0-0 insipido, dal retrogusto amaro per le conseguenze sopra citate ma che alla fine della fiera cambia comunque ben poco nella stagione dei nerazzurri. Inutile ribadire che con la Champions League ormai in tasca (salvo congiunzioni astrali che portino Roma e Napoli a sollevare trofei europei a pochi giorni di distanza) e il discorso scudetto in archivio le motivazioni siano andate a farsi legittimamente benedire e oggi siano meno persino dell'energia. Probabile che la testa vada ad agosto, a quella Europa League che rappresenta l'ultima chance di dare un sapore dolce a questa stagione anomala. E che in questo periodo Conte cerchi di dare spazio a chi deve ancora dimostrare molto per questi colori. Si sperimenta, sperando di vincere.
L'approccio alla gara da parte dell'Inter è quello giusto, manovra avvolgente, tanto movimento e costante possesso del pallone con Barella e Gagliardini incaricati di recuperare subito il possesso una volta perso. Anche negli ultimi 20 metri la squadra produce situazioni interessanti, ma il palo di Lukaku e un super Terracciano murano la rete ospite negando un vantaggio meritato ai padroni di casa. I quali perdono, dopo 20 minuti, il pilastro De Vrij per una distorsione al ginocchio che si spera non lo costringa ai box troppo a lungo. Inutile infatti sottolineare quanto l'olandese sia fondamentale per gli equilibri del tridente difensivo, non è un caso infatti se Conte lo costringa agli straordinari alternando i centrali che gli giocano accanto.
Nella ripresa l'atteggiamento non cambia, però al di là del palo di Sanchez di occasioni limpide l'Inter ne crea poche e tutto frutto quasi della casualità. Al contrario, prima Handanovic poi il piede di Ranocchia evitano una beffa che francamente avrebbe avuto poco senso nella logica di questa gara, perché la Fiorentina si copre sì bene (dopo un avvio di maglie larghe) ma davanti punge poco, affidandosi a rapide ripartenza o lanci lunghi. Però tanto basta per portare a casa un punto che fa morale per un gruppo salvo matematicamente dallo scorso weekend e che è andato al Meazza con la testa sgombra. Una condizione mentale che anche i nerazzurri potrebbero garantirsi, per quanto ci sia ancora la possibilità di arrivare secondi rispettando le aspettative della società di inizio stagione (non condivise da Conte, pare, che sperava nel bersaglio grosso).
Note positive? Qualcuna, per andare a dormire più serenamente. Innanzitutto, l'impatto a gara in corso di Ranocchia che si conferma un elemento affidabile; in secondo luogo, la tenuta difensiva troppo spesso venuta meno nel post-lockdown; infine, la crescita atletica di Barella, confermatosi fondamentale per gli equilibri dell'Inter che ha bisogno di trovare la quadra per sostenere il peso di Eriksen. Il quale, dopo un primo tempo stimolante con diverse intuizioni da fine dicitore, si è un po' nascosto nelle pieghe della partita faticando a emergere. Il danese è destinatario di un corposo lavoro di inserimento da parte di Conte, che sta cercando di trovare gli equilibri in vista della prossima stagione. Interessante notare che con la presenza contemporanea di Sanchez che riempiva anche là trequarti e Brozovic in panchina, l'ex Tottenham abbia spesso agito da play basso per avviare l'azione. Magari è un po' sprecato lontano dalla porta, ma le idee non gli mancano e questo esperimento stuzzica. Lavori in corso in questi ultimi scampoli di un campionato che ormai non ha più molto da dire.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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