Mentre scrivo questo editoriale sono ancora a Riyadh. Dopo la Supercoppa Italiana tra Inter e Milan mi sono goduto la sfida tra Messi e Cristiano Ronaldo. Insomma devo dire che l’Arabia Saudita mi ha riservato più di una soddisfazione calcistica.

E allora parliamo dei nerazzurri, con cognizione di causa, di chi ha visto dal vivo il derby e non parla dal divano. O meglio, concentriamoci sul gioco dei nerazzurri. All’inizio della scorsa stagione, tra ottobre e novembre, ricordo una squadra che sembrava inarrestabile, con una manovra spumeggiante che non lasciava scampo agli avversari. Ecco, al King Fahd International Stadium ho rivisto quell’Inter. Una squadra dominante, che come affermato da Calhanoglu si è letteralmente mangiata i propri avversari.

La verità è che il 3-0 sta stretto a Lautaro e compagni, autori di una prova esaltante, tanto che a tratti la differenza tra le due compagini sembrava imbarazzante. La Supercoppa però è già il passato, il settimo trofeo messo in bacheca in Viale della Liberazione resterà sicuramente nella storia interista (soprattutto perché per la prima volta è arrivata una vittoria in finale contro il Diavolo), ma ora si deve pensare al quel che sarà. Ossia all’Empoli.

Il campionato è lunghissimo, il Napoli lo sta dominando e meriterebbe a mani basse la vittoria dello Scudetto. Ma con 20 partite da giocare, la Coppa Italia e la Champions League, l’Inter può togliersi ancora tantissime soddisfazioni. Certo, ad eccezione della coppa nazionale, nelle altre competizioni, dati alla mano, i nerazzurri non possono mai essere i favoriti, ma provare a centrare una storica impresa, o quantomeno ad essere lì per giocarsela qualora gli altri dovessero inciampare, è un qualcosa da provare a perseguire a tutti i costi.

D’altra parte per calciatori e tifosi esultare è bellissimo. E se uno ci prende gusto, non vorrebbe smettere mai.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 20 gennaio 2023 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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