Dopo la vittoria in casa della Juventus, l'Inter ha confermato di essere tornata forte e tosta mettendo tre palloni nella porta del Milan in un derby che, oltre a regalare una finale di Coppa Italia, ha dato una grande spinta emotiva e motivazionale in vista del rush finale per lo scudetto. Uno scudetto che per la Beneamata varrebbe doppio, visto che cucirebbe sulle sacre maglie nerazzurre anche la seconda stella. Tutto o niente. O forse qualcosa.

Il mese che manca alla fine di questa stagione, comunque piena di emozioni, deciderà cosa eventualmente potrà arricchire la bacheca del glorioso club di Via della Liberazione. Questa sera l'Inter affronta un ostacolo duro e fastidioso, sia dal punto di vista tecnico che mentale. Al Meazza arriva la Roma del grande ex José Mourinho, una Roma che proprio in questo periodo ha dimostrato di essere squadra difficile da superare proprio per aver assimilato in pieno le virtù di questo leggendario allenatore portoghese che crea gruppo e porta la piazza, questa volta quella giallorossa, a schierarsi senza se e senza ma a sostegno di un'idea. A prescindere dalla bontà del gioco espresso. Sinora il confronto tra l'Inter di Simone Inzaghi e la Roma di Mourinho è stato impietoso per José. In campionato i nerazzurri hanno travolto i giallorossi all'Olimpico con un 3-0 che non ha ammesso repliche e in Coppa Italia l'Inter ha concesso il bis, eliminando ai quarti i giallorossi vincendo con un tranquillo 2-0.

In entrambe le gare è andato a segno un altro grande ex della sfida, alias Edin Dzeko. Dopo la panchina nel derby e l'ingresso nei minuti finali, il trentaseienne attaccante bosniaco oggi dovrebbe partire dall'inizio a fianco dello straripante Lautaro Martinez ammirato nella stracittadina. La coppia, seppur entrambi siano in doppia cifra, finora non ha brillato sul piano dell'intesa e il Correa delle ultime uscite capace di rendere più imprevedibile il modo di attaccare della squadra, giustamente reclama una maglia da titolare. La scelta spetta a Simone Inzaghi, chiamato a non sbagliare nulla in questa fase che deciderà la squadra campione d'Italia, ma il tecnico, anche ieri in conferenza stampa, si è mostrato sereno e anche gasato dal fatto di poter scegliere tra campioni assoluti in grado di metterlo in difficoltà.

Inzaghi, ottimo giovane allenatore, ha la grande occasione per approdare nel ristretto novero dei grandissimi. Lo sa benissimo anche lui, ambizioso il giusto, ma nello stesso tempo sempre tranquillo e sereno nei giudizi. Ma, fiutando il momento, ha deciso di alzare anche l'asticella comunicativa prima della trasferta di Torino con la Juventus. Per i più, quella partita sarebbe stata l'inizio della fine dell'avventura dell'Inter in questo campionato. E i risultati del periodo sembravano dare ragione a chi credeva nella caduta libera. Invece il tecnico nerazzurro, proprio alla vigilia della sfida dell'Allianz Stadium, ha detto in maniera convinta che sarebbe stata la partita ideale per tornare in alto. E così è stato. Così come prima del derby, Inzaghi ha caricato squadra e ambiente convincendo gli astanti che fosse l'Inter la più forte insieme ai settantacinquemila tifosi che avrebbero riempito San Siro. È vero che a inizio stagione, con le sanguinose cessioni di Lukaku e Hakimi e la dolorosa rinuncia a Christian Eriksen, la società abbia fatto capire al tecnico che un piazzamento fra le prime quattro sarebbe stato un traguardo sufficiente per promuovere il suo lavoro.

Ma come detto, Simone Inzaghi, oltre che bravo, è anche ambizioso. E allora da quell'8 luglio, primo giorno di ritiro estivo precampionato, è iniziato un lavoro capace di portare il gruppo nerazzurro a cercare di confermare di essere ancora squadra da scudetto, quello scudetto conquistato dopo lunghi undici anni di attesa grazie allo straordinario apporto di Antonio Conte. Il derby di Coppa Italia, il primo derby stagionale vinto sui quattro disputati, è stato anche il primo a Milano vinto dal tecnico nerazzurro, che per cinque stagioni, sulla sponda bianconceleste, è stato amato protagonista di quelli di Roma, dove una vittoria vale quasi più di uno scudetto. A Milano è diverso, il derby rappresenta si la grande rivalità cittadina, ma il più delle volte è tappa fondamentale per conquistare scudetti e coppe e l'allenatore dell'Inter deve essere bravo a sintonizzarsi mentalmente con questa mission che impone la storia.

Simone Inzaghi è stato bravissimo a calarsi così velocemente in questa nuova realtà e, a prescindere da cosa poi riuscirà a portare a casa a fine stagione, sembra anche trovarsi a proprio agio in un ambiente che chiede sempre il massimo. Come detto, oggi l'Inter se la vedrà con la Roma di José Mourinho che per la seconda volta torna a casa da avversario. Torna a casa perché il Meazza nerazzurro sarà sempre la sua casa, lo hanno scritto su uno striscione i tifosi nerazzurri della Curva Nord nella notte di Coppa Italia. E come in Coppa Italia, anche oggi il padre del Triplete avrà cori e applausi dai settantaquattromila presenti al momento dell'ingresso in campo. E probabilmente, ancora una volta, lo Special One si commuoverà.

È giusto e naturale che tutto questo succeda, perché Mourinho per l'Inter e gli interisti è stato una pagina di storia che non si potrà mai cancellare. Poi, fischio di inizio e ognuno tornerà a curare i propri interessi. E quindi, cori solo per l'Inter e Simone Inzaghi. L'ottimo, giovane allenatore, ad un passo dalla possibilità di entrare nel novero dei grandissimi.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 23 aprile 2022 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
vedi letture
Print