Sono passati circa tre giorni dalla conferenza stampa indetta da Walter Mazzarri e a Radio Milan Inter siamo stati invasi da telefonate e messaggi di ascoltatori nerazzurri inviperiti per quanto ha detto. Capisco che non a tutti possa arrivare la stessa dimensione del problema ma continuano ad accadere cose senza precedenti.
Mazzarri, per riassumere, ha detto che:
- Ha fatto una bella stagione in cui è riuscito a portare l'Inter al quinto posto, cosa non affatto scontata. Considerando che l'anno scorso la squadra era arrivata nona e, con la rosa  a disposizione, di più non poteva fare. Perciò, di fatto, lui ha raggiunto gli obbiettivi che la società gli aveva chiesto. 
- Ha poi iniziato a elencare i complimenti arrivati dalla società, da Thohir insistendo nell'autopromozione che va avanti da inizio anno.
- Ha cambiato la storia dei fischi arrivati nell'ultima partita di campionato sostenendo che sono piovuti solo perché non aveva fatto giocare Zanetti dal primo minuto.
- Ha giustificato l'eliminazione dalla coppa Italia dicendo che, mancando pochi giorni alla fine del calciomercato, doveva fare delle valutazioni, in accordo con la società. su alcuni giocatori. Per questo ha messo in campo, in un'eliminazione diretta, una formazione sperimentale.
- Ha promesso che proverà a giocare a 4. 
- Ha poi detto che il suo modello, il sogno per il centrocampo dell'Inter, è praticamente irraggiungibile, impossibile, inarrivabile. Parlava di Messi? Ronaldo? Ribery? 
No. Luiz Gustavo del Wolfsburg. 
È stato uno "spottone" elettorale che Mazzarri ha organizzato per riaffermare dei principi. 
E su qualche interista hanno fatto effetto. Naturalmente non ha detto che rispetto alla scorsa stagione l’Inter ha giocato sedici partite in meno (12 di Europa League e 4 di coppa Italia, quasi mezzo campionato) e che questo è stato un vantaggio che non ha saputo capitalizzare. Ha anche stravolto il senso dei fischi che in realtà erano arrivati per una stagione che si era conclusa di fatto con uno dei peggiori derby della storia. 
In pratica ha detto “guardate io sono bravo, però la squadra era quella che era, l’anno scorso è stato un disastro e io sono riuscito a fare miracoli. Tutti mi stimano, soprattutto il presidente, perciò merito di rimanere”. Posso solo immaginare cos’abbia pensato un giocatore della rosa attuale su di lui dopo questo discorso, ma certo aver visto Kovacic ed Hernanes accodarsi a Jonathan nelle dichiarazioni di plauso a Mazzarri, poche settimane dopo avergli mosso critiche anche importanti, ha fatto capire che il tecnico aveva avuto la conferma ed era meglio cambiare atteggiamento.
Prima di dirvi cosa avrebbe dovuto e potuto dire, lasciate che chiarisca un concetto. 
La scorsa settimana un lettore di FcInterNews accusava "gli interisti come me" di irresponsabilità,  in pratica non si è davvero interisti se si critica ogni allenatore. 
Gli ho risposto che, a parte Ranieri, Mazzarri è l'unico tecnico che ho criticato tanto aspramente. Per giunta motivandolo sempre.
E che forse sono uno dei pochissimi ad aver difeso ad oltranza Stramaccioni. 
Perciò la sua valutazione si annulla a meno che non si promuova il concetto talebano che chi è tifoso deve solo tifare, anche i giornalisti. Militanza cieca, come mi ha scritto un tizio che millantava di parlare a nome della Curva Nord. 
Io sono nerazzurro in un modo che a tratti mi imbarazza e per questo soffro quando qualcuno tratta male la mia squadra o la usa per meri fini personali. 
Perciò ecco cosa poteva dire Walter Mazzarri: 
“Guardate la stagione non è andata come i tifosi speravano ma devono capire che tutti abbiamo avuto delle difficoltà, me per primo.
Ho valutato i giocatori che avevo cercando di farli rendere al meglio e con alcuni di loro questa stagione è servita per crescere e conoscersi. Vorrei dire che a inizio anno non tutti hanno fatto notare che la mia scelta di giocare ad una punta era obbligata, vista l’indisponibilità di Milito e Icardi, ma è solo perché mi auguro che in futuro le critiche tengano conto dei dati oggettivi. Mi rendo conto che l’Inter è una società importante e non può più aspettare un altro anno, accontentandosi di un piazzamento in campionato. Ho diversi giocatori da cui mi aspetto molto la prossima stagione, un grande gruppo e dei campioni che mi hanno aiutato. In questa stagione ho imparato a conoscere meglio questo ambiente e la storia di questa società. E ho preso ad amarla, a viverla e a sentirla mia.

Tempo fa ho detto che sono il dipendente più importante dell’Inter solo perché volevo farvi capire quanto mi senta responsabilizzato da questa maglia. L’anno prossimo insieme alla società cercherò, cercheremo di costruire un gruppo che sappia dare tante soddisfazioni e di pretendere di più da me stesso. Il pubblico se lo merita".

Non un discorso molto diverso ma più sentimentale e meno autoreferenziale, più autocritico e meno scarica barile. 
Perché non tutti gli allenatori sono uguali ma quando sei l’allenatore più pagato della serie A hai il dovere di capire come muoverti e come comportarti a seconda della società in cui sei al centro di un progetto. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 24 maggio 2014 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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