Siamo all'alba di una nuova era. Tramonta l'Inter di Josè Mourinho, vincente e passionale, sorge l'Inter di Rafa Benitez, ma questa è tutta da scoprire. Sulla panchina nerazzurra siederà un allenatore particolare. Lui è il totale opposto del portoghese: Rafa è l'uomo che parla poco e lavora tanto, è uno che ha il pallone che gli frulla per la mente 24 ore su 24. Il suo destino è indissolubilmente legato al Real Madrid: provò ad entrare, giovanissimo, nelle giovanili del club blanco, ma niente da fare. E' scarso, il ragazzo. E così si prende la sua laurea a pieni voti in Educazione Fisica e intraprende la sua carriera da allenatore. Mai la panchina del Real, quello è vero, soltanto le altre squadre affiliate del Madrid: poi le altre esperienze spagnole fino a quella con il Valencia, l'ultima in terra iberica. Lui, l'uomo che con la sua freddezza, con la sua intelligenza e con la sua cultura si è conquistato tutto, è andato al Liverpool. Sei anni indimenticabili, ad Anfield Road è un vate. E ora, che si aspettava una chiamata del Real, si ritrova all'Inter. Storie di calcio, storie di un allenatore straordinario, prezioso: rendiamocene conto, Moratti ha scelto un altro numero uno.

Benitez, infatti, non è un allenatore comune, e dalle parti di Liverpool lo sanno benissimo. Raccontano dall'Inghilterra che il suo motto, per la verità già dai tempi delle avventure spagnole, fosse: "La fortuna è innamorata del lavoro duro". In questa frase, c'è tutto Rafaèl Benitez Maudes da Madrid. Lui tutto quello che ha avuto se lo è conquistato studiando e lavorando, conoscendo le lingue che parla tutt'ora alla perfezione, consegnando esami su esami uno più brillante dell'altro, sbancando il Politecnico di Madrid, mica roba da ridere. La sua grande dedizione al lavoro lo ha portato ad essere uno dei primi allenatori al mondo: l'impegno lo ha portato a risultati personali, come la conquista delle panchine di grandi club, ma questa cultura del lavoro la ha esportata anche sul terreno di gioco. Tignose, le squadre di Rafa: corsa, avanti e indietro, arcigni dietro e letali avanti, e chi non ha intenzione di dare il massimo ad ogni allenamento, non fa parte del suo progetto. Andrà d'accordissimo con Javier Zanetti: due uomini che rispecchiano la lealtà ed il lavoro sano in ogni loro atteggiamento, uomini con gli attributi. E così, quando c'è un impegno concreto, arriva anche la fortuna. Ha proprio ragione Rafa, convince anche nelle vesti di filosofo.

Ma sempre connessa al suo ideale di lavoro, c'è una parolina che non si stanca mai di ripetere: intensità. Negli spogliatoi di Anfield ormai la conosceranno anche i muri, i suoi giocatori sanno quanto sia importante per Benitez avere un ritmo continuo in ogni attimo. Non fermarsi mai, i giocatori in campo come lui fuori: già, perchè Rafa spende ogni attimo della sua vita pensando al calcio. Lo ha svelato anche Fernando Torres, nella vita di Benitez esiste quella sfera rotondeggiante, nient'altro. Lui pensa al calcio con intensità continua, e pretende che i suoi uomini lo facciano nell'applicare i suoi preziosi dettami: d'altronde, senza intensità non rimonti tre gol in sei minuti in una finale di Champions che ci ricordiamo bene. Calcio, lavoro e intensità fanno rima nel Benitez-pensiero, sono la sua trinità sacra e, pensate, riporta tutto ciò anche nell'ambito della famiglia. Quando sposò Maria de Montserrat nel 1998, le chiese un immenso favore che basta per capire tutto Rafa Benitez: in viaggio di nozze, volle andare a Milanello per assistere agli allenamenti di Arrigo Sacchi ed apprendere il più possibile. Lavoro e calcio, sempre, nella sua testa. La ricompensa alla moglie, però, da quel giorno, narrano sia molto particolare, dunque vale la pena chiudere con questo annedoto: ad ogni vittoria importante, per ringraziare la sua Maria per quel grosso regalo post-matrimonio, le dona un orologio di valore strepitoso. Niente da aggiungere: eleganza, stile e signorilità applicati a calcio, lavoro e intensità. Un mix letale che forma un allenatore stellare. Ladies and gentlemen, this is Rafa.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 giugno 2010 alle 18:00
Autore: Fabrizio Romano
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