Le polemiche dopo un Inter-Juventus, o uno Juventus-Inter che sia, ci sono e ci saranno sempre. Da una parte e dall'altra. È un elemento che non fa più notizia e che “fa parte della tradizione”, per dirla alla Massimo Moratti. Uno che di Derby d’Italia nella sua vita ne ha vissuto tanti, e infuocati. Da protagonista e in prima persona. L’ultimo capitolo dell’accesa rivalità tra Biscione e Signora è arrivato puntuale nell’ultimo turno di campionato, con i bianconeri usciti vittoriosi di ‘corto muso’ grazie al gol di Kostic, macchiato dal tocco di braccio di Rabiot ad inizio azione (che ormai non fa più scalpore, visto il precedente con la Samp di appena una settimana prima) e da quello di Vlahovic nel proseguo della manovra. Un ‘dettaglio’ sapientemente nascosto nelle moviole di diversi giornali e studi televisivi, ma evidenziato con professionalità dall’ex arbitro Graziano Cesari durante il classico intervento sulle reti Mediaset.

Se quanto successo in campo continua a far discutere, lo stesso si può dire per quanto avvenuto (e per quando continua ciclicamente ad avvenire nel mondo Inter) fuori dal campo. Precisamente nella pancia di San Siro e di qualsiasi altro stadio, davanti alle telecamere e con un microfono davanti alla bocca. A parlare di un qualcosa di“inaccettabile” e di “mancanza di rispetto verso l'Inter” è stato Simone Inzaghi. "C'è grandissima amarezza per una sconfitta arrivata così - ha detto a DAZN dopo il triplice fischio del discusso Chiffi -. Dopo Monza ci eravamo promessi di non parlare più perché era successa una cosa gravissima. Oggi ne è successa un'altra: gol inaccettabile, mi dicono che dal VAR non c'erano altre immagini. Questa è una mancanza di rispetto, vogliamo rispetto". Parole che andavano dette, ma magari non da un allenatore che tra le lacune principali ha proprio la comunicazione, mai stata il suo forte a prescindere dal momento della stagione, da quello attraversato dalla sua squadra o dal suo personale in carriera.

Uno come Inzaghi avrebbe dovuto porre l’accento, ad esempio, sulla pessima diagonale difensiva di Dumfries nel gol preso. E sarebbe stato al contempo più corretto che quelle parole, se non altre più incisive e ad effetto, fossero uscite dalla bocca di un altro componente della società. Di chi indossa altre vesti, di chi ha il compito di fare da parafulmine e di farsi sentire in momenti come Inter-Juventus. Ma anche come Monza-Inter, o altre numerose casistiche che ora sarebbe perfino noioso e ridondante andare a ricordare. Perché entità come Steven Zhang e Beppe Marotta, che ricoprono i ruoli di presidente ed amministratore delegato, mancano all’appuntamento davanti ai microfoni quando c’è da alzare la testa e fare la voce grossa? Perché la società in certi casi rifiuta di farsi sentire con un comunicato stampa di spessore? È giusto prendere parola dopo un risultato importante e soddisfacente come un trofeo vinto o come l’accesso ai quarti di Champions League, ma servirebbe farlo anche in altri momenti. L’Inter ha bisogno anche di questo. Non del rumoroso silenzio e dei soliti problemi di comunicazione.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 22 marzo 2023 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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