Una partenza stentata, che in pochi si aspettavano. Anche l'anno scorso Sassuolo e Torino avevano lasciato le briciole ai nerazzurri: 1 punto su 12. Magari sarà solo colpa del calendario. Magari no. E quest'ultima è l'eventualità più probabile. Tralasciando i turbamenti psicologici e i fatti arbitrali di Reggio Emilia, è opportuno concentrarsi su altri aspetti, ossia quelli di campo. Quelli migliorabili e dipendenti direttamente dalle proprie azioni.

Contro il Toro di Mazzarri, l'Inter ha giocato 45 minuti spettacolari, fatti di aggressività, qualità nel possesso palla, pressing corretto, attacco dello spazio, ricerca del "terzo", verticalizzazioni e gol. Due gol. Anche pochi a vedere la produzione offensiva. Spalletti ha scelto il 3-4-2-1, con D'Ambrosio dietro, Vrsaljko-Asamoah laterali e Politano-Perisic più stretti del solito a supporto di Icardi. Avversario annichilito, gara dominata. Poi il black-out, favorito da un'incomprensibile passeggiata di Handanovic, e il 2-2. Sirigu e la stanchezza nel finale hanno poi ostacolato i piani di vittoria. Succede, specie a inizio stagione, con gente tornata da poco dai Mondiali e altri appena integrati in gruppo. Ma alcuni segnali vanno colti.

Innanzitutto, la centralità di Radja Nainggolan. L'idea è quella di un'Inter costruita sull'ardore e sulla forza del belga, che però è mancato in queste prime due uscite. Il risultato è stato quello che tutti hanno visto. Il 4-2-3-1 non è mai esistito, se non sulla carta: con Lautaro a Reggio Emilia era di fatto un 4-4-2, mentre domenica in fase di possesso la palla viaggiava con il 3-4-2-1. Manca un vice dell'ex Roma, è lampante. E qui sale il rammarico per aver lasciato andare Arturo Vidal verso Barcellona. Amen. Sarà il caso che Nainggolan torni già a Bologna e che se ne preservi la salute come accaduto lo scorso anno con Miranda e Skriniar, che erano diventati assolutamente insostituibili.

A proposito dello slovacco, ecco un altro punto focale. Con l'arrivo di De Vrij, l'ex Samp e Zilina si è spostato sul centro-sinistra. In questo modo, tra le altre cose, Skriniar è stato depotenziato in fase di costruzione. Sacrificio necessario? Le prime due partite di campionato lasciano più di un dubbio, forse è il caso di spostarlo di nuovo sul centro-destra e lasciare l'altra piastrella al compagno di turno.

Qualche dubbio lecito anche in relazione all'impiego costante di Vecino, uno dei reduci dal Mondiale. Gagliardini ha svolto l'intera preparazione senza problemi e l'anno scorso aveva dimostrato di essere il partner ideale di Brozovic, incastrandosi alla perfezione con il croato. La sua bravura nel recupero palla, soprattutto, consentiva maggior raggio d'azione al numero 77 e costituiva una cerniera solida per la difesa. Perché l'accantonamento nonostante l'uruguaiano non sia in perfette condizioni?

La sensazione è che stia accadendo l'esatto opposto dell'anno passato. Lì c'erano scelte obbligate, non ci si inventava nulla, si faceva poco, ma lo si faceva alla perfezione, almeno fino a dicembre. Ora che il ventaglio di scelte si è ampliato, sembra quasi che ci si complichi l'esistenza da soli. E allora si riparta dalle conoscenze acquisite e dalle certezze consolidate in un anno di duro lavoro. In campo chi sta meglio, come D'Ambrosio finché Vrsaljko non avrà i 90 minuti, come Asamoah finalmente terzino a sinistra. Si dia tempo a Dalbert di riflettere senza esporlo ai nocivi fischi di San Siro. E si preservi Nainggolan. Che dio (o chi per lui) salvi Nainggolan.

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 28 agosto 2018 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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