Nona Coppa Italia in bacheca, secondo trofeo stagionale dopo la Supercoppa a Riyadh lo scorso gennaio, quarto nelle ultime due stagioni. L'Inter ormai si è abituata ad arricchire la propria bacheca e grande merito di ciò va attribuito al suo allenatore, non a caso etichettato Re di coppe. Dopotutto, se vinci sette delle otto finali che meriti di disputare, un motivo ci sarà. Lautaro Martinez, 101 reti in maglia nerazzurra, è stato el hombre del partido senza ombra di dubbio. La sua doppietta nel primo tempo non ha semplicemente ribaltato il risultato togliendo dal viso dei tifosi viola quel sorriso compiaciuto per il gol repentino di Nico e l'ottima prestazione. Ha riportato l'Inter in partita, dopo un avvio sotto tono, al di là dello svarione che conduce allo svantaggio. E da quel momento la Fiorentina, coriacea e offensivamente incisiva, ha perso gran parte delle sue certezze, diventate con il trascorrere dei minuti assalto disperato all'arma bianca. Ma el Toro è stato decisivo in questa Coppa Italia ben prima della doppietta di ieri sera all'Olimpico.

Lo scorso 10 gennaio, Inter-Parma, un suo destro dal limite dell'area deviato ha permesso ai nerazzurri di pareggiare al minuto 88 una partita stregata in una gelida serata storta, togliendo i campioni in carica dall'enorme imbarazzo di uscire subito per mano di una squadra cadetta. Un destro che battendo Gigi Buffon ha scacciato letteralmente un incubo, con l'opera completata nei supplementari dal furbesco colpo di testa di Acerbi. E chi ha buona memoria, quella sera è sicuramente tornato con la mente all'acrobazia di Andrea Ranocchia contro l'Empoli, sempre al Meazza un anno prima, all'ultimo minuto di gioco: rete pesantissima che ha portato le squadre all'extra time e, grazie al destro secco di Stefano Sensi, ha dato il la al percorso vincente dell'Inter conclusosi a Roma, contro la Juventus, quattro mesi dopo.

Similitudini che, unite all'inspiegabile capacità di Simone Inzaghi nel preparare le gare secche, avrebbe dovuto tranquillizzare i tifosi interisti anche prima del fischio d'inizio della finale di ieri. Certi segnali vanno colti, dopotutto sono giorni che se ne cercano in vista dell'altra finale, quella di Istanbul. Ebbene, in un certo senso quella contro i viola è stata una prova generale di quanto accadrà verosimilmente contro il Manchester City, con le dovute e rispettose proporzioni. L'Inter sarà probabilmente costretta a difendere, a chiudere i varchi, a stringere i denti di fronte al quasi esasperato e avvolgente palleggio dei Citizens, un po' come accaduto per gran parte della ripresa contro la Fiorentina. Servirà un approccio migliore alla gara, perché non si può sempre sperare nelle giocate del Toro. E soprattutto guai ad abbassarsi troppo come avvenuto ieri sera all'Olimpico, quando i viola hanno sfiorato in più occasioni il pareggio. Prendere nota e lasciare il block notes nel cassetto, perché prima c'è da preparare la gara casalinga di sabato contro l'Atalanta e aver evitato i supplementari è un'altra buona notizia.

Intanto, in attesa di conoscere il nuovo main sponsor, c'è già una certezza per quanto riguarda la maglia dell'Inter della prossima stagione: sulla destra, ad altezza petto, sopra il baffo della Nike, ci sarà ancora quella coccarda circolare verde, bianca e rossa. E se per assurdo fosse necessario aggiungere un'altra patch, sicuramente il posto lo si troverebbe. Mica sono questi i problemi...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 maggio 2023 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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