Scrivere un editoriale di pancia è rischioso. C’è il pericolo di commettere qualche errore stupido e i possibili refusi sono dietro l’angolo. Ma soprattutto non si può analizzare con calma la prestazione della squadra, con tutte le sfaccettature che caratterizzano un match di Serie A. In Hellas Verona-Inter - e più in generale nel momento attuale dei nerazzurri - ci sono tanti temi da analizzare. Quello più evidente è forse delle due (magari anche 3 o 4) partite in una. Non serve un genio per capire che peggior inizio di gara per i nerazzurri non potesse esserci. Non tanto per il gol subito, quanto per l’atteggiamento in campo. Molle, svogliato, fiacco. Con gli scaligeri in lotta su ogni pallone e la tipica fame di chi vuole fare bella figura e provare a vincere la sfida contro un avversario – almeno sulla carta – più forte. E di contro l’Inter a trotterellare sul verde. Senza mordente, né idee. Con una preoccupante involuzione di gioco. E lo schema: “palla lunga su Lukaku e poi vediamo che succede” piuttosto limitativo e limitante. Male, malissimo insomma.

Ma una gara dura 90 minuti. E francamente era difficile fare peggio del primo tempo disputato. Ecco perché nella ripresa – seppur senza giocate straordinarie – Lukaku e compagni hanno reagito come dovevano. E senza entusiasmare si sono portati in vantaggio con quel pizzico di fortuna che di solito aiuta i top team. Ma probabilmente, anzi sicuramente, oggi l’Inter non è un top team. Lo è sulla carta, certo. A livello economico. Ma non in campo. Una grande squadra ammazza le partite. Ed essere rimontata rappresenta l’eccezione, non la regola. Sul banco degli imputati ci metto un po’ tutti. Alcuni tesserati – e non lo si scopre di certo adesso – non sono semplicemente da top club. Va bene avere qualche gregario in squadra, ma se poi in rosa ci sono un bel po’ di atleti di non altissimo livello, ne paghi le conseguenze. Mi spiace però soprattutto notare come il mordente, quella voglia di superare gli ostacoli, sia stato smarrito dalla banda di Conte. E così non si arriva da nessuna parte.

A proposito del mister: io sto con lui, senza se e senza ma. Ma credo che a Verona abbia sbagliato, ritardando i cambi. E dando – come contro il Bologna – la sensazione di pensare di aver già vinto una gara in realtà apertissima. Ci sarà da lavorare. Come sempre. Ma soprattutto e il prima possibile – si dovrà percepire di nuovo la voglia di migliorarsi e di meritarsi l’Inter. Servono – calcoli alla mano – 8 punti per avere la certezza di essere in Champions League. Ma il vero obiettivo dovrà essere il secondo posto. Certo, dirlo oggi che i nerazzurri sono quarti fa sorridere. Ma arrivare quarti, dopo aver pubblicamente ammesso di voler lottare per lo scudetto, sarebbe certamente una delusione cocente.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 10 luglio 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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