Sicuramente l’inizio della stagione dell’Inter non è stato esaltante. Per una squadra che vuole puntare al titolo aver vinto solo la metà delle partite disputate in campionato e aver perso il derby contro una compagine oggettivamente inferiore, non è certo il massimo. Se poi aggiungiamo il rocambolesco pareggio in Champions League contro il Borussia Mönchengladbach, la situazione oggi non è idilliaca. In un contesto normale, le critiche, giustamente, sarebbero state feroci. In una realtà come quella attuale, con una pandemia mondiale in atto e un terzo della rosa out a causa della positività dei tesserati al coronavirus, i giudizi diventano per forza più malleabili. O quantomeno devono necessariamente tener conto di queste defezioni. Da trattare come normali infortuni, ma che infortuni normali non sono.

Apprezzo che fino ad oggi nessuno della società abbia cercato alibi o scusanti. Ma aggiungo, pur ripetendomi, che i risultati non sono arrivati anche a causa degli atleti indisponibili. Già quando mancano 3-4 giocatori si parla di gruppo in emergenza. Figuriamoci quando un allenatore non può contare su 7-8 dei suoi. Quella rosa lunga tanto osannata prima dell’inizio della stagione, che con i 5 cambi poteva essere l’arma vincente dell’Inter di quest’anno, di fatto al momento non esiste. Ci vogliono calma e pazienza: i frutti del lavoro sicuramente arriveranno.

Credo tuttavia che sia anche giusto analizzare quello che comunque oggettivamente non stia andando. Errori come quelli di Kolarov e Vidal in occasione dei rigori regalati non è accettabile, sono sciocchezze che non devono ripetersi. A mio avviso poi - non solo per quello visto in campo - gli undici titolari schierati da Conte contro Milan e Borussia sono nettamente più forti di quelli dei propri rivali. Quindi è chiaro e normale che al tifoso nerazzurro bruci tantissimo non aver vinto entrambe le gare e che si potesse comunque fare di più. Resto convinto che i campionati si vincano senza subire gli avversari. O che comunque prendendo sempre gol non si vada da nessuna parte. Certo, in questo momento gira tutto storto. Ogni tiro degli avversari gonfia la rete. Mentre all’Inter servono 5-6 occasioni per entrare nel tabellino dei marcatori.

E qui perciò si arriva al punto successivo: la cattiveria sotto porta, l’essere cinici. È sbagliato parlare di difesa e di attacco. Ci si deve riferire alla fase difensiva e a quella offensiva dato che il calcio è uno sport collettivo. E allora che si migliori ovunque. Proprio andando alla ricerca di quell’equilibrio tanto auspicato da Conte. E che il mister dia fiducia a Eriksen, semplicemente perché è più forte degli altri. Può sbagliare ma al danese serve continuità. E avvertire realmente la fiducia di chi comanda. Gioca bene, resta in campo. Disputa uno spezzone un po’ così? Fa niente: lo si lascia dentro perché può sempre pescare un jolly. Diamogli la possibilità di far vedere chi sia. E solo dopo un po’ di partite - giocate bene o male – giudichiamolo.

Non è un caso che Romelu – che in molti, non dimentichiamolo, criticavano – sia fondamentale nell’Inter di oggi. Che lo diventi pure Christian. Per una squadra, che tra difficoltà oggettive e torti clamorosi (nessuno ne parla, ma anche gli arbitri ci stanno mettendo del loro, e in epoca VAR ciò non è ammissibile) può e deve rilanciarsi. In una stagione che può diventare LA stagione…

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 23 ottobre 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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