"Non siamo partiti benissimo ma siamo stati bravi a raddrizzarla e dobbiamo continuare così nel secondo tempo". Detto fatto. Di buono a Cremona c'è stato innanzitutto questo. C'è stata una squadra che dopo il grave tonfo dello scorso lunedì, che ha in parte obnubilato la soddisfazione della Supercoppa, è riuscita ad evitare di incappare negli stessi errori e demoni. "Il gol ci poteva abbattere. La squadra è rimasta concentrata e ha vinto una partita meritata. C’è stata una grande reazione" non a caso ha detto Simone Inzaghi nel post gara, durante il quale sottolinea più volte l'orgoglioso merito ai suoi per la reazione, questa mancata contro i toscani. Al gol di Okereke difatti probabilmente lo stesso piacentino ha temuto un possibile remake di lunedì, che niente è che uno spezzone di film visto e rivisto nel girone d'andata, ma così fortunatamente non è stato e il merito è senza dubbio di coesione e concentrazione mai venuti meno e temperamento fermo, come sottolinea Inzaghi quando alla voce cose positive della serata parla di "concentrazione che abbiamo avuto, il fatto che siamo sempre stati squadra e abbiamo avuto un ottimo carattere", ma anche e soprattutto di una coppia d'attacco che oggi ha fatto rivisitare i piani dei nostalgici della LuLa. 

Se con il ritorno di Lukaku i riflettori erano difatti tutti puntati sui vecchi amici, tanto cari agli interisti, Lukaku-Lautaro, il 'secondo' al belga Edin Dzeko ha scombinato non solo le gerarchie, queste già fatte saltare dalle contingenze, ma anche i piani, i desideri di chi li guarda giocare. La coppia bosniaco-argentino è praticamente impossibile da dividere e quando uno dei due è lasciato a rifiatare gli effetti sono immediatamente tangibili. Automatismo, sintonia, feeling, complementarità... Il nove e il dieci dell'Inter sono ancora e zattera insieme: una alla quale aggrapparsi, l'altra con la quale sfuggire e fuggire. Insieme per la squadra e individualmente l'uno per l'altro, si cercano, si supportano, si trovano e buona parte delle volte riescono a festeggiare, squadra d'accordo. Meglio di così difficilmente riuscirebbero a fare, quando la squadra per l'appunto gira bene, soprattutto mentalmente come questa sera allo Zini dove i milanesi sono arrivati col mordente giusto e lo hanno dimostrato sin dall'inizio con un approccio alla gara dal piglio tanto giusto che non ha tradito la squadra neanche dopo l'improvvisa botta dello svantaggio e del seppur minimo immediato spaesamento. Con testa, grinta e classe arrivano il primo gol, poi il secondo e infine i tre punti. Importantissimi per la classifica quanto fondamentali nella gara con se stessi, più volte persa. 

In attesa di Lukaku... dicevano. Eppure Big Rom non si è ancora mai davvero presentato all'appuntamento della grande prima e in attesa del grande spettacolo della tanto attesa LuLa, la luce la accende la 'prima coppia inzaghiana', inizialmente messa in discussione proprio per il ritorno del belga ma che a quanto pare figurerà come protagonista ancora un po'. Per riavere Romelu "ci vorrà ancora un po'" per citare lo stesso tecnico in conferenza che nel frattempo però non dispera, al contrario attende ma per avere un ottimo ricambio. Sì, perché pensare di panchinare l'intramontabile 'ventiduenne' (cit) oggi sarebbe folle, ma il problema non si pone affatto. Contro l'impavida e dagli sprazzi belli Cremonese, contro la quale i nerazzurri hanno portato a casa una difficle, a tratti sporca, vittoria difatti targata Lautaro agli atti ma con la complicità di un meraviglioso Cigno di Sarajevo che dà sempre modo di lasciarsi ammirare, in tutta la sua classe. L'ex Roma si muove bene, libera gli spazi, aiuta il diez ad inserirsi e ad arrivare su palloni ci cui lui stesso ne architetta le trame. Disegni e geometrie che il neo-campione del Mondo interpreta a meraviglia e con la grinta di chi non sopporta essere domato, dominato e sedato si libera dai tralicci che i padroni di casa provano a creare attorno a lui e compagni porta in salvo una creatura di cui si è preso irrimediabilmente carico. Dello spento Lauti dai tratti scoloriti in quel di Qatar sembra non esserci neppure il ricordo, evidentemente rimpiazzato dal Toro desenfrenado che in una sera ne fa due, uno più bello dell'altro, rischia di calare un tris che Carnesecchi gli nega. Se il primo è tutto appannaggio e virtù dell'eroe di Bahia Blanca, il secondo è classe e garra insieme, fusi in un capolavoro sul quale nulla può 

Solita costruzione da dietro, Darmian apre per Gagliardini che serve un lungo e morbido pallone che l'intelligente Federico Dimarco mette dietro per Dzeko ma il muro grigiorosso fa carambolare la palla in un corner che si rivela inefficace a trovare la porta di casa ma utilissimo a tenere alto il baricentro di una Bneamata che non si intimorisce, non indietreggia e non per caso trova il colpo ferire. Palla al numero 9 che d'interno piede con un accenno di tacco serve un letale Lautaro che mette a sedere lo sfortunato Vazquez prima e per buona parte incolpevole Carnesecchi. Tre punti che rincuorano e rinfrancano in vista della doppia sfida settimanale di Coppa Italia con l'Atalanta prima e di campionato dopo, ancora col Milan tra una settimana. Entrambe 'sollevate' dalla nota strimpellata da Okereke che ha inflitto ai (momentaneamente) secondi in classifica la ventiseiesima rete subita in campionato. Sollievo altresì bilanciato dai due davanti su cui Inzaghi è fortemente aggrappato e che in tempo di mercato DzeLa la LuLa.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 29 gennaio 2023 alle 00:02
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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