Tagliamo subito la testa al toro. Il Milan quest’anno ha meritato di vincere il campionato. Che poi l’abbia vinto perché sia effettivamente più forte delle altre squadre, o che abbia trionfato a causa delle “sventure” nerazzurre è un altro discorso. Ma in ogni caso il team di Massimiliano Allegri si è laureato campione d’Italia. Ovviamente da parte dell’Inter si può recitare il mea culpa, ma certamente si deve applaudire e riconoscere la bravura del Milan soprattutto negli scontri diretti. Detto questo 1-1 e a palla al centro. Anzi 18-18 e palla al centro. Pardon, stando a sentire i rossoneri 17+1 Inter contro i 18 del Milan. E no cari cugini, al massimo, riprendendo il vostro leit motiv dello Scudetto con l’asterisco, siamo 17+1 a 17+1. Una questione di dialettica certo, ma anche di correttezza.

La storia di Calciopoli è un evento più o meno fresco, il campionato del 1906 certamente no. E allora, dopo aver ricordato che solo una squadra aveva chiesto attraverso il suo Presidente lo Scudetto del 2006 (il MILAN), e che questo era stato assegnato dai tre saggi per salvare il calcio italiano all’Inter, che non aveva richiesto ufficialmente nulla, torniamo a più di cent’anni fa per spiegare che sostenere che il Milan abbia vinto 18 Scudetti sul campo è una definizione quantomeno inesatta.
Era infatti il lontano 1906: Genoa, Juventus e Milan si giocavano lo Scudetto. La classifica vede i bianconeri in testa a 5 punti, il Grifone è a 2 ma con solo una partita da giocare, ed infine il Diavolo con 1 punto ma con 2 partite da disputare. Ai quei tempi la vittoria valeva 2 punti, e quindi il solo Milan poteva raggiungere la testa della classifica. Ebbene il Genoa decide di non scendere in campo contro i rossoneri perché è tagliato fuori dalla vittoria finale: dunque vittoria a tavolino per il Milan che si porta a 3 punti. I rossoneri poi giocano alla morte contro la Juve e vincono. Entrambe le squadre hanno dunque 5 punti e si deve per forza disputare la bella, la sfida decisiva fra Juve e Milan. La squadra piemontese, avendo la differenza reti migliori, disputa la partita in casa, ma dopo 120 minuti di fuoco non ci sono né vincitori né vinti. Dato che non esistono i rigori serve un’ulteriore match, la FIF, la Federazione di allora, decide che la partita si disputerà in campo neutro. Ma la sede scelta non è quella di Genova come tutti pensavano, bensì viene indicato il campo dell’US Milanese a Milano, dunque non il campo ufficiale del Milan, ma un piccolo stadio nella stessa città del Diavolo. Così la Juve non ci sta, si rifiuta di giocare, e al Milan viene assegnato il secondo Scudetto.

Quindi così come all’Inter pochi anni fa è stato assegnato il tricolore, lo stesso è successo al Milan un secolo orsono. Anzi, mi correggo. Così come al Milan è stato assegnato lo Scudetto più di 100 anni fa, all’Inter è successo lo stesso nel 2006. Ovviamente si tratta di due casi completamente diversi, ma con il medesimo finale. Che colpa ha avuto l’Inter se pochi anni fa sono state riscontrate delle irregolarità alle squadre che la precedevano? E che colpa ebbe il Milan nel 1906 se Genoa e Juve non scesero in campo? La risposta è semplice: nessuna colpa, in entrambi i casi si è seguito solo il regolamento, sono gli altri ad avere sbagliato, e per questo si tratta di due Scudetti assegnati a tavolino, certamente puliti, certamente da inserire nell’albo storico. Per questo per me siamo 18-18, e certamente dunque non siamo 17 con l’asterisco a 18.

Ma passiamo adesso alla storia recente dei nerazzurri. Ho sentito da parecchi colleghi che si tratta di un anno fallimentare dei nerazzurri e che il ciclo è certamente finito. Beh, vorrei ricordare a questi “Messi(a) del giornalismo”, che in questa stagione in Italia l’Inter è la squadra che ha vinto più competizioni. Due, la Supercoppa Italiana e il Mondiale per Club. In pratica se Zanetti e compagni dovessero perdere contro il Palermo, avrebbero comunque conquistato nella stagione 2010/11 il doppio delle competizioni dei campioni d’Italia ed eventualmente dei rosanero, con tutti gli altri team italiani che comunque certamente rimarranno a bocca asciutta.
E se a Roma invece l’Inter dovesse superare i siciliani nella finale di Tim Cup, ci sarebbe una nuova ulteriore tripletta. Probabilmente meno affascinante di quella di 12 mesi fa con Mourinho, ancora vivissima negli occhi dei tifosi nerazzurri, ma non per questo meno importante, anzi.
Significherebbe infatti che i giocatori “finiti”, l’allenatore che non è un allenatore, e la dirigenza che ha sbagliato tutto in sede di calciomercato, avrebbero portato l’Inter a vincere come minimo, il triplo rispetto alle altre squadre in Italia. Significherebbe aver vinto 3/4 delle competizioni italiane in stagione, senza dimenticare che i campioni del mondo vestono la casacca nerazzurra e giocano nell’F.C. Internazionale di Milano, non altrove.
Essendo l’unico giornalista italiano che segue costantemente il nostro campionato e la Liga spagnola direttamente dalla Penisola Iberica posso dirvi una cosa: all’estero non si sono assolutamente dimenticati dei trionfi nerazzurri, siamo noi in Italia che abbiamo la memoria corta.
Ha ragione Guardiola: quando il vincere diventa la normalità, e il perdere è l’eccezione, significa davvero che si è scritta la storia. E con una nuova tripletta alle porte si possono continuare a scrivere altre pagini indelebili della splendida storia nerazzurra.
 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 19 maggio 2011 alle 00:01
Autore: Simone Togna
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