Ci sono emozioni che restano impresse nella memoria per sempre. Ci sono partite che devi vivere per provare certe sensazioni, certe gioie. Ecco, aver vissuto dal vivo Bayern Monaco-Inter è qualcosa di indescrivibile, qualcosa che va oltre il soffrire davanti al televisore. Respirare l'aria di uno stadio "ostile", sfidare i sovrastanti cori avversari sprezzanti del fatto che la propria voce è più bassa, ma non per questo meno forte, vedere la propria squadra lottare e vincere in rimonta, non ha prezzo, come direbbe una pubblicità. E ripaga alla grande i grossi sforzi fatti per seguire la squadra in terra tedesca. Chilometri e chilometri macinati sotto le ruote della propria auto, le ore passate sul proprio seggiolino, gli occhi incollati all'asfalto, i valichi di frontiera, l'arrivo a Monaco. Tutto per veder vincere l'Inter e passare ai quarti, ci abbiamo sempre creduto e sapevamo che la fatica sarebbe valsa la soddisfazione perché ora, poter dire che anche noi eravamo lì, a raccontare la partita ai nostri lettori, essere parte della storia, conta più di qualunque difficoltà. Poco importa se abbiamo percorso più di mille chilometri in due giorni, la fede non si può spiegare, ti spinge oltre l'ostacolo, e sei contento di averlo fatto.

Lungo la nostra strada verso Monaco abbiamo incontrato tanti tifosi, sciarpette al collo e tanta speranza nel cuore; li abbiamo ritrovati tutti in Marienplatz, il centro di Monaco, a bere una birra o mangiare un panino ai würstel (non è banalità, a Monaco è davvero difficile riuscire a trovare altro), magari a testare qualche sfida di sfottò con i tifosi tedeschi presenti in piazza, perché la cosa positiva di questa trasferta è che tifosi nerazzurri e biancorossi si sono incontrati e mescolati continuamente prima e dopo la partita, senza alcuno scontro e senza alcun problema. Sfida proseguita poi in metropolitana, gremita di gente, magari infastidendo i tedeschi incuranti del calcio che semplicemente stavano rientrando a casa dopo una giornata di lavoro e si sono trovati in mezzo a una guerra di slogan e schiacciati ai finestrini. In prossimità dell'Allianz qualcuno è dovuto tornare indietro scuro in viso, pare ci sia stato qualche problema con i biglietti acquistati via internet in siti non sicuri, è il pericolo che si corre in una partita da tutto esaurito.

Una volta nello stadio, un gioiello dell'architettura e della modernità, siamo stati cortesemente accolti dall'ufficio stampa tedesco, accoglienza splendida coronata, manco a dirlo, da un buon bicchiere di birra. Trovare i tifosi nerazzurri in uno stadio letteralmente colorato di rosso, sia all'esterno sia all'interno con le migliaia di maglie bavaresi non era facile, ma è bastato aspettare l'inizio della partita per sentire forte e chiaro, l'urlo nerazzurro, provenire dall'anello più alto dello stadio. La partita è stata al cardiopalma, inutile ripetere ora quella che ogni tifoso conserverà a lungo nel proprio cuore come una delle vittorie più belle e sofferte: la sconforto del primo tempo, la resurrezione della ripresa, i brividi per le incursioni avversarie, la speranza che si riaccende con il gran gol di Sneijder, tifosi, calciatori e addetti ai lavori che si fanno coraggio a vicenda, "dai che siamo ancora vivi! C'è ancora tempo!". E la palla di Pandev, a pochi minuti dalla fine, che si infila esattamente sotto la traversa. Sembrava già scritto, il perfetto happy ending iniziato in una grigia e piovosa mattina milanese e conclusa a notte fonda con Leonardo seduto in conferenza stampa che sorridendo, incredulo, prova a restare lucido, "Ma come si fa ad analizzare una partita così?!" dice ridendo. Invece poteva finire in qualunque modo, stava finendo in altro modo, ma questa squadra ha carattere, voglia, trova sempre al forza di risorgere e per questo ci sta facendo vivere le stesse sensazioni dello scorso anno, anzi forse ancora più forti perché non è tutto facile e in discesa ma al contrario è tutto in salita. E si sa, le vittorie sofferte sono anche le più belle.

L'Inter resta in corsa su tutti i fronti, ma centrare nuovamente il Triplete, per come è iniziata la stagione, renderebbe questa annata senza alcun dubbio in assoluto la più straordinaria di sempre. Ma è presto per sognare, intanto mi godo il momento, aspetto i quarti di Champions, ma soprattutto aspetto il derby... Poi ne riparleremo.
 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 18 marzo 2011 alle 00:44
Autore: Domenico Fabbricini
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